A 20 anni dalla "Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo"
Cresce la rivolta contro la Sede Apostolica
Dopo il lungo e glorioso Pontificato del Beato Giovanni Paolo II e l’attuale Pontificato di Benedetto XVI, vi è chi – inguaribilmente affetto da ottimismo – ritiene che la crisi del cosiddetto postconcilio (si legga: http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=594) sia finito. Come si vedrà, la realtà, purtroppo, smentisce quella prospettiva.
Se in Italia la brace cova sotto la cenere, in altri paesi di antica cristianità, i venti di rivolta si fanno via via più forti e manifesti.
Due notizie di una gravità inaudita sono state sminuite dai mass media cattolici: eppure i dati quantitativi da esse riportate è impressionante.
Ve le riproponiamo senza commenti.
Germania: attacco a Ratzinger
A 20 anni dalla lettera di Giovanni Paolo II ai vescovi tedeschi (si legga: http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1168) si scopre che il cancro si è ulteriormente diffuso.
Un terzo dei professori di teologia in Germania, Austria e Svizzera hanno firmato una dichiarazione chiedendo l’ordinazione delle donne al sacerdozio e lamentandosi del "tradizionalismo" della liturgia. I 144 firmatari rilevano che l’anno scorso ha registrato una "crisi senza precedenti" … Nel loro messaggio la parola "libertà" appare dieci volte, includendo fra queste la "libertà del messaggio evangelico", "il biblico messaggio di libertà", e la "libertà di coscienza", i firmatari propongono che il sacerdozio venga dato agli uomini sposati, l’ordinazione femminile e la partecipazione dei laici alla scelta dei vescovi e dei preti. I teologi chiedono anche alla Chiesa di "non escludere" quelli che si sono risposati e quelli che vivono unioni omosessuali …
Non c’è stata una rivolta di teologi paragonabile a questa sin dal 1989, quando 200 teologi firmarono la "Dichiarazione di Colonia" in cui protestavano contro quello che definivano "lo stile autoritario" nel governo di Giovanni Paolo II.
Marco Tosatti (http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=1217&ID_sezione=396 )
Successivamente, un’agenzia di stampa catto-comunista ci ha informato che:
Non fa che crescere il numero di adesioni al drammatico appello dei teologi di lingua tedesca affinché la Chiesa, e in particolare quella tedesca (…) compia una svolta radicale per riacquistare la credibilità perduta, di fronte a se stessa e al mondo: i teologi firmatari, che erano inizialmente 143, sono diventati, al 15 febbraio, ben 250 (…)
Diversi i nomi noti tra le firme del "Memorandum" (…) tra cui quella di Dietmar Mieth, dell’Università di Erfurt e Tübingen, che nel gennaio 1989 fu, insieme a Norbert Greinacher, promotore della cosiddetta Dichiarazione di Colonia (…), firmata da 162 docenti di teologia cattolica di lingua tedesca (che diventarono nel giro di qualche mese più di 220): la Dichiarazione un tale seguito che, rapidamente, ne furono promosse di analoghe in Belgio, Francia, Spagna, Italia, Brasile e Stati Uniti; nella Repubblica Federale Tedesca fu sottoscritta da 16mila tra parroci e laici e in Olanda da 17mila.
Ma non ricompare solo Mieth, oggi, tra i firmatari del memorandum: a 22 anni di distanza, a esprimere la loro protesta ci sono anche Hans Küng, Johannes Brosseder, Ottmar Fuchs, Friedhelm Hengsbach, Peter Hünermann, Norbert Mette, Jürgen Werbick, Peter Eicher.
Era dal 1995, l’anno in cui sono state raccolte un milione e mezzo di firme per la petizione "Noi siamo Chiesa", che non si verificavano contestazioni massicce. Quella attuale, dunque, si presenta come una nuova occasione per ricompattare il mondo teologico accademico intorno ai temi ecclesiali più urgenti.
Sembrano essersene resi conto anche all’estero: sono cominciate ad arrivare al sito dell’iniziativa (…) le prime adesioni extra-mondo germanofono: tra le altre, quelle di Xavier Alegre, della Facoltà di Teologia di Catalogna e e dell’Università Centramericana di San Salvador; Jesus Asurmendi, dell’Institut Catholique di Parigi; Gregory Baum, della McGill University, Montreal; Alberto Bondolf, dell’Università di Ginevra; Anthony T. Padovano, dell’Immaculate Conception Seminary New Jersey; Walter Lesch, dell’Université catholique de Louvain; Paulo Suess, São Paulo; Marie-Jo Thiel, dell’Università di Strasbourg; Giuseppe Ruggieri, dello Studio Teologico S. Paolo di Catania.
Anche in Austria la ribellione infra ecclesiale del clero è tornata allo scoperto:
Austria: la rivolta dei dialoganti non si era spenta
Nel 1999 la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva condannato e confutato le tesi di un numeroso gruppo di presbiteri denominatosi "Il dialogo per l’Austria" (si legga: http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=99).
Nel luglio 2011, un’agenzia di stampa catto-comunista ha segnalato quanto segue:
Tira nuovamente aria di tempesta nella Chiesa austriaca, dove i più di 300 parroci, aderenti alla Pfarrer-Initiative – movimento nato a St. Pölten nel 2006 che chiede riforme e cambiamenti nella Chiesa e che ha programmato a Linz per il 6 novembre prossimo una grande convention – hanno lanciato, il 19 giugno scorso, festa della Trinità, un «appello alla disobbedienza»
[…] nel corso di ogni funzione liturgica verrà recitata una preghiera pubblica per la riforma ecclesiale; non verrà rifiutata l’amministrazione della comunione a cristiani di buona volontà, quand’anche fossero divorziati risposati, membri di altre Chiese o persone che abbiano lasciato la Chiesa; non vi saranno più "parroci volanti", costretti a celebrare più messe in centri diversi a causa della carenza di preti, ma verrà permesso ai fedeli stessi di celebrare; da ora in poi il cosiddetto servizio della Parola con distribuzione della santa comunione sarà chiamato "celebrazione eucaristica senza prete" e sarà valida anche per le celebrazioni domenicali; si ignorerà la proibizione di far pronunciare l’omelia a laici competenti, tra cui donne che insegnano religione; faranno sì che ogni parrocchia abbia un presidente laico: uomo o donna, sposato o no, allo scopo di contrastare la fusione di più parrocchie fomentando una nuova immagine sacerdotale; infine, si approfitterà di ogni opportunità per promuovere pubblicamente l’ammissione delle donne e degli uomini sposati al sacerdozio
[…] Resta da vedere se ci saranno conseguenze di tipo disciplinare per i promotori dell’iniziativa. Il 5 luglio, il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale, ha infatti convocato il portavoce del movimento, mons. Helmut Schuller, che è stato suo vicario generale dal 1995 al 1999.
[…] Eppure nemmeno l’episcopato è unanime su questi temi, come aveva dimostrato, l’anno scorso, un’intervista al vescovo emerito di Eisenstadt mons. Paul Iby, in cui questi aveva messo in discussione il celibato obbligatorio e sottolineato la necessità di riparlare del sacerdozio femminile (Die Presse, 11/5/2010). Certo è che il clero austriaco non ha mai nascosto il proprio scontento: lo scorso anno, un sondaggio commissionato all’istituto di ricerca Gfk Austria dal programma della emittente televisiva Orf 2 Kreuz und Quer, poi pubblicato dal quotidiano austriaco Die Presse (28/6/2010), aveva evidenziato che l’82% del campione di 500 preti interpellato era favorevole all’ordinazione di uomini sposati, e che quasi due terzi (il 62%) propendevano per l’abolizione del celibato obbligatorio; il 40% riteneva poi che avere un figlio potrebbe rappresentare un’esperienza positiva per un prete […]
Preghiamo e facciamo fioretti alla Madonna per una sempre maggiore fermezza di Benedetto XVI.
In Gesù, per Maria
Totustuus.it