Il cardinale Silvestrini: l’umanesimo cristiano continuerà a unire l’Europa
Corriere della Sera 21-4-2004
«Più che di radici – ha spiegato il cardinale Silvestrini – possiamo parlare di profezia cristiana che il mondo contiene e che, in particolare, l’Europa custodisce».
La lezione del cardinale ha toccato i pensatori e i grandi storici dell’idea di Europa, da Jacques Le Goff a Lucien Febvre, da Henry Pirenne a Marc Bloch a Fernand Braudel a Johan Huizinga. Passando per i padri dell’Europa come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schumann. Citando Ferruccio Parri («Nulla ci è rimasto intatto se non il Vangelo») fino ad arrivare a Paolo VI e all’attuale pontefice, Giovanni Paolo II.
Particolare rilievo è stato dato all’umanesimo e al pensiero di Marsilio Ficino e di Niccolò Cusano. «Valorizzare la laicità senza dimenticare il Cristianesimo – ha continuato Silvestrini – è l’insegnamento degli umanisti. E distinguere al fine di unire. Il Concilio Vaticano II è debitore dell’ottimismo umanistico: invita i cattolici a modificare le loro opinioni sulle varie religioni». Ancora: l’umanesimo che si propone di liberare dalla paura, come il «non temere» che ricorre nel Vangelo.
E un altro salto nella storia. Ricordano il filosofo Henry Bergson e Gotthold Ephraim Lessing. «Tutti con un unico sogno», ha commentato il cardinale. «Quello di un’umanità buona. Con il paradosso del logos che si afferma anche quando è negato».
Questo il rapporto del messaggio evangelico con la storia. Con i principi cristiani che riemergono anche quando messi a tacere (torna, ancora una volta, l’immagine del fiume carsico). E un continuo confronto con le forze critiche, siano esse l’illuminismo o il pensiero filosofico contemporaneo. Un dialogo con l’altra parte. E una grandissima armonia tra ragione e fede, sempre. «Da qui – ha ricordato Silvestrini – nasce l’appello a non dimenticare le radici cristiane dell’Europa. Che non è una pretesa di primogenitura, ma un atto di fiducia in quello che l’uomo può fare».