(CorSera) La Chiesa ribadisce: ”maschio e femmina li creò”

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Nella lettera del cardinale Ratzinger che sarà resa pubblica domani il no al femminismo radicale


L’altolà della Chiesa: «La donna non è una copia dell’uomo»

di LUIGI ACCATTOLI

CITTÀ DEL VATICANO – No al femminismo radicale, che tende ad «assimilare in tutto» la donna all’uomo. No alla donna «copia dell’uomo»: perché la pari dignità non vuol dire negazione della diversità di ruolo. No infine alla «ideologia di gender » (genere), che si va affermando nella cultura nord-americana e secondo la quale ogni individuo ha il diritto di scegliere il proprio genere, quale che sia il proprio sesso. Sono i contenuti centrali di una «Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo», a firma del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che verrà pubblicata domani.
Un documento di 37 pagine, diviso in quattro capitoli, che conferma la dottrina cattolica sui rapporti tra uomo e donna, fondata sul versetto del Libro della Genesi che dice: «Maschio e femmina li creò». Espressione che Giovanni Paolo II cita di continuo nella sua predicazione, per affermare insieme la pari dignità e il diverso ruolo dell’uomo e della donna.
Partendo da questo nodo profondo, il documento aggiornerà gli insegnamenti tradizionali sulla partecipazione della donna alla vita pubblica, da considerare un «segno dei tempi», ma che non deve ledere la sua «vocazione» alla maternità; sul sacerdozio da mantenere riservato agli uomini, ma da accompagnare con un ruolo crescente della donna nella vita della Chiesa; sulla vita familiare e la necessità che la famiglia sia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.
Sono argomenti sui quali Giovanni Paolo II è intervenuto a più riprese, nei 25 anni e più del suo Pontificato. Ne ha trattato fin dagli inizi e per quattro anni, nelle catechesi del mercoledì. Ha poi completato il suo «insegnamento» con la lettera apostolica Mulieris dignitatem del 1988 e con la Lettera alle donne del 1995.
Nel primo di questi documenti il Papa aveva lodato l’impegno del movimento femminista per la liberazione della donna, ma negli anni successivi aveva criticato le correnti radicali di quel movimento. Ad esse alludeva per esempio in un discorso del 1995, nel quale è contenuto questo passaggio: «In tempi recenti alcune correnti del movimento femminista, nell’intento di favorire l’emancipazione della donna, hanno mirato ad assimilarla in tutto all’uomo. Ma l’intenzione divina manifestata nella creazione, pur volendo la donna uguale all’uomo per dignità e valore, ne afferma nel contempo con chiarezza la diversità e la specificità. L’identità della donna non può consistere nell’essere una copia dell’uomo, essendo dotata di qualità e prerogative proprie, che le conferiscono una sua autonoma personalità, sempre da promuovere e incoraggiare».
Più recentemente – nel novembre del 2001 – il Papa indicò nell’«ideologia di genere ( gender )» un nuovo avversario della concezione cattolica sulla coppia umana: «Desta preoccupazione la crescente divulgazione nei fori internazionali di fuorvianti concezioni della sessualità e della dignità e missione della donna, soggiacenti a determinate ideologie sul genere ( gender )».
Se le indiscrezioni raccolte ieri sono esatte, il nuovo documento avrebbe proprio il compito di dare espressione completa alla «preoccupazione» per quell’ideologia, che il Vaticano ha più volte indicato come implicita in documenti dell’Onu sulla donna e sulla famiglia.
Il Lexicon del Pontificio consiglio per la famiglia, pubblicato l’anno scorso (per l’Italia dalla Edb), alla voce Genere (gender) afferma che secondo quell’ideologia, propria del femminismo radicale statunitense (viene citata come autrice portabandiera Judith Butler), «la mascolinità e la femminilità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura».
Ne verrebbe una «rivoluzione culturale» che viene così descritta: «Quale che sia il suo sesso, l’uomo potrebbe scegliere il suo genere: potrebbe optare per l’eterosessualità, l’omosessualità, il lesbismo. Potrebbe persino optare per la transessualità, cambiare di sesso».
Ne verrebbero anche – sempre secondo il Lexicon – una pluralità di «generi», ben oltre il maschio e la femmina della Genesi: «eterosessuale maschile, eterosessuale femminile, omosessuale, lesbica, bisessuale e indifferenziato».


Luigi Accattoli


CorSera 30-7-2004