Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici)

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\"\"Roberto Marchesini, Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici), Fede & Cultura 2007, pp. 64, euro 8,00, Isbn: 978-88-89913-53-6

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Come scegliere il proprio orientamento sessuale…
La questione è decisamente attuale. E piuttosto recente, se si considera che, fino a qualche anno fa, l\’orientamento sessuale di uomini e donne era un argomento talmente confinato ad elitari circoli accademici da potersi paragonare al celebre sesso degli angeli; ora, invece, non passa giorno senza che, dai quotidiani e dai salotti televisivi e non, chiunque senta il dovere di farci partecipi del suo “pensiero” sull\’argomento.
E la questione è a seguente: cos’è l’orientamento sessuale? E\’ una cosa che si sceglie o si subisce? Riguarda la natura (e cosa si intende per natura?) o la cultura? Esiste un orientamento sessuale predefinito, o è a discrezione del fruitore? Infine. Perché questo argomento diventato così importate nel dibattito culturale italiano?

[…]

… o essere felici
Esiste una alternativa ai due modi [secondo l\’ideologia gay e secondo l\’ideologia sessuale] di vedere l’orientamento sessuale descritti in precedenza? Esiste. Si tratta di una visione che parla dell’orientamento sessuale in termini di realizzazione personale e di felicità, largamente diffusa e condivisa fino al cosiddetto “sessantotto”, epoca nella quale il fenomeno rivoluzionario si è spostato dall’arena economica a quella personale rifiutando e criticando ogni verità antropologica fino ad allora acquisita. Questa lettura dell’orientamento sessuale fa riferimento al filone di pensiero che viene definito “senso comune”. Il senso comune
Cosa si intende con la locuzione “senso comune”? “Si può definire […] il senso comune come ciò che tutti spontaneamente sanno e pensano riguardo a ciò che tutti hanno in comune come persone umane, sia al livello della situazione ontologica (essere-nel-mondo), sia al livello degli imperativi etici e dei valori (dover-essere, dover-agire, dover-scegliere); e ciò che tutti “sentono” come vero, buono, giusto, anche se non se ne rendono conto formalmente, oppure, rendendosene conto, non sanno giustificarlo razionalmente (questo è compito della scienza) o sono essi stessi indotti a negarlo talvolta quando vi ritornano sopra con la riflessione o l’analisi” (1). La filosofia del senso comune è fondamentalmente realista: “La filosofia del senso comune […] fa un tutt’uno con il realismo. E’ infatti, dimostrare che le premesse naturali, universali e necessarie della filosofia e di ogni scienza comprendono la certezza del mondo delle cose (res sunt), equivale a dimostrare che il mondo delle cose non è dimostrabile: esso è piuttosto la materia prima di ogni dimostrazione, il punto di partenza di ogni interpretazione, la pietra di paragone della verità di ogni asserzione” (2). Le radici della filosofia del senso comune affondano nel pensiero metafisico di Aristotele (3) e san Tommaso d’Aquino (4).
Secondo i due filosofi, la meccanica del divenire può essere illustrato tramite i due principi, coesistenti ma distinti, di “potenza” ed “atto”; il divenire consiste nel passaggio da uno stato potenziale (la potenza) ad uno stato compiuto (l’atto). Il seme, ad esempio, è un albero “in potenza”, nel senso che potenzialmente può diventare un albero; allo stesso modo, un pulcino è una gallina “in potenza”. L’albero è “attualizzazione” – ossia realizzazione, compimento – del seme.
Il principio che guida il percorso di attuazione (cioè dalla potenza all’atto) è intrinseco alla cosa e viene chiamato “natura”. La natura, cioè, è quel principio che fa sì che il pulcino diventi una gallina, e non un coccodrillo; è “naturale” dunque, per il seme, diventare un albero e non un elefante.
Naturale significa determinato? Ciò che è in potenza si attualizza sempre e comunque? Ovviamente no. Il seme diventa un albero – cioè si attualizza, si realizza, trova il suo compimento – solamente se nulla ostacola la sua natura: se cade sulla terra, se la terra è fertile, se riceve luce, acqua e calore…
La stessa cosa si può dire delle persone: esse hanno una natura, cioè un progetto da realizzare. Lo scopo dell’esistenza delle persone, dunque, consiste nel proprio compimento, nella piena realizzazione di sè, nel permettere a tutto il nostro potenziale di esprimersi; in poche parole: diventare ciò che (in potenza) siamo. Santa Caterina da Siena ha espresso magistralmente questo concetto con le seguenti parole: "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (5). La felicità umana consiste esattamente in questa realizzazione del proprio potenziale.

Tutto ciò riguarda anche l’orientamento sessuale.
Secondo Aristotele, l\’uomo è un animale sociale (6); significa che, secondo il filosofo, è nella natura (cioè nel progetto) dell’uomo il vivere insieme agli altri. San Tommaso concorda con questa definizione, l’evidenza della quale si evince anche semplicemente osservando la realtà umana: “[…] l’uomo di sua natura è un animale sociale e politico fatto per vivere insieme agli altri anche più di qualsiasi altro animale; e questo risulta in modo evidente dalla sua necessità di ordine naturale. Infatti agli altri animali la natura fornisce cibo, rivestimenti di peli, armi di difesa come denti, corna, unghie o, almeno, la velocità per fuggire. La natura dell’uomo invece è tale da non avere nessuna di queste cose: al loro posto gli è data la ragione, per mezzo della quale può procurarsele tutte con l’opera delle sue mani. Ma a far questo un uomo solo non basta. Infatti un uomo non potrebbe vivere da solo, senza che gli venga a mancare qualcosa di necessario. Dunque l’uomo per natura vive in società con gli altri” (7).
Fa parte della natura dell’uomo, dunque, vivere in relazione – in comunione – con gli altri. Essendo l’uomo una realtà corporea, la comunione più profonda non può prescindere dalla corporeità, e quindi dalla sessualità.
In realtà l’uomo e la donna sono immagine di Dio soprattutto in quanto persone, chiamate alla comunione. Siccome l’uomo e la donna sono esseri incarnati in cui è il corpo a esprimere la persona, la comunione delle persone include anche la dimensione della comunione dei corpi mediante al sessualità. […] In questa mutua rivelazione, che si dilata nella loro fecondità, essi esprimono il loro essere di persona, realizzano la comunione delle loro persone e sono l’immagine vivente, incarnata delle Persone divine, anche nella comunione dei corpi” (8).
Questo significa che la sessualità non è un attributo accidentale della persona, ma è assolutamente essenziale e lo strumento per la sua più piena realizzazione .
L’orientamento sessuale, quindi, non è qualcosa di irrilevante o di estraneo alla nostra realtà corporea sessuata, ma indica la direzione attraverso la quale il nostro corpo – e quindi la nostra intera persona – può donarsi all’altro, e quindi trovare la sua piena realizzazione (9).
Esiste, quindi, un orientamento sessuale naturale, ed è quello conforme alla nostra natura sessuata. Tuttavia, come abbiamo detto esponendo i concetti aristotelici di natura ed atto, non è detto che la natura trovi sempre e comunque le condizioni che le permettono di realizzarsi e quindi anche l’orientamento sessuale può indirizzarsi in una direzione non conforme a quella richiesta dalla nostra natura.
Questo dato antropologico è confermato dalla ricerca scientifica.
Nel 1962 lo psicoanalista Irving Bieber (10) presentò in un volume (11) una estesa ricerca, durata nove anni, con la quale Bieber e i suoi collaboratori analizzarono in profondità le relazioni familiari dei pazienti con tendenze omosessuali e, dopo un’analisi statistica psicometrica, giunsero alla seguente conclusione: “Siamo convinti che l’eterosessualità sia la norma biologica, e che tutti sono eterosessuali, a meno che non subiscano qualche tipo di interferenza” (12).

NOTE
1) ANTONIO LIVI, Filosofia del senso comune. Logica della scienza & della fede, Ares, Milano, 1990, p. 29.
2) Ibidem, p. 214.
3) Aristotele (384-322), filosofo greco.
4) Tommaso d\’Aquino (1225-1274), teologo, filosofo, santo e dottore della Chiesa.
5) Santa Caterina da Siena, Lett. 368. Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Omelia del Santo Padre, Santa Messa di chiusura della XV Giornata Mondiale della Gioventù, Tor Vergata, domenica 20 agosto 2000.
6) ARISTOTELE, La politica, libro I, 2, 1253a.
7) s. TOMMASO D’AQUINO, La politica dei principi cristiani (De Regimine Principum), Edizioni Cantagalli, Siena 1997, pp. 14–15.
8) YVES SEMEN, La sessualità secondo Giovanni Paolo II, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005, p. 86.
9) “Il sesso, con tutto ciò che significa, non è dunque, ripetiamo, un attributo accidentale della persona. […] qui la differenza sessuale è costitutiva della persona e la definisce in maniera essenziale” (ibidem, pp. 87-88).
10) Irving Bieber (1908-1991), neurologo, psichiatra e psicoanalista statunitense.
11) Trad. it. IRVING BIEBER E COLL., Omosessualità. Uno studio psicoanalitico, Il pensiero Scientifico, Roma 1977.
12) I. BIEBER, Omosessualità, op. cit., p. 345.