Biografie del Beato Giovanni Paolo II

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Ormai ci siamo, la beatificazione di Giovanni Paolo II è avvenuta! Per chi volesse approfondire le proprie conoscenze sulla vita del novello beato, segnaliamo solo alcuni titoli abbastanza noti.

Il primo, imprescindibile e d’immenso valore perché redatto dal pontefice stesso è l’autobiografico Dono e mistero, (Città del Vaticano, 1996, consultabile: http://www.vatican.va/archive/books/gift_mystery/documents/archive_gift-mystery_book_1996_it.html ) incentrato soprattutto sulla vocazione al sacerdozio del giovane Lolek; al susseguirsi delle esperienze giovanili, dall’iscrizione alla facoltà di lettere e filosofia di Cracovia passando per la morte del padre e l’esperienza teatrale fino alla consacrazione e al dottorato in teologia, il Santo Padre aggiunge alcune profonde meditazioni sul profondo valore del ministero sacerdotale. Delle numerose citiamo una sola, molto profonda e d’attualità: "Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale, sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere «fuori tempo», perché l’«oggi» umano di ogni sacerdote è inserito nell’«oggi» del Cristo Redentore".

Molto celebre e anche molto voluminoso è il libro di George Weigel Testimone della speranza, (Mondadori, 1999) densissima e approfondita biografia del beato Wojtyla scritta quasi come una sorta di "apologia" del Santo Padre, giustamente presentato come un uomo intensamente innamorato di Cristo e alieno da ogni ideologia o etichettatura politica, innovatore ma sempre nel secolo della Tradizione, coraggioso nel confrontarsi sia contro il comunismo sia contro le "democrazie totalitarie" occidentali.
Weigel, che è teologo rigoroso e preciso ma per nulla noioso, ricorre a fonti di primissima mano (tra le quali oltre ai suoi amici di gioventù e i vari cardinali di Curia, figura il papa stesso) ci presenta in modo particolare il contributo dato dal Papa per una "nuova" teologia morale basata sulla centralità della persona, immagine di Dio, da opporre quindi a tutti i tentativi (tanto socialistici quanto liberalistici) di degradare l’umano dalla sua "innata grandezza" di figlio di Dio.

Più scorrevole e meno propenso a digressioni teologiche è Bernard Lecomte con il suo Giovanni Paolo II. La biografia (Baldini Castaldi Dalai Editore, Milano, 2004). Pur avendo un taglio più divulgativo e attento agli aneddoti rispetto a Weigel, Lecomte si mostra in grado di saper cogliere le peculiari caratteristiche del papa polacco come uomo né di destra né di sinistra, ma non per questo incolore, innovatore ma saldamente ancorato alle verità della Chiesa.

Su questo punto si innesta l’ultimo libro che presentiamo, di Antonio Socci, I segreti di Karol Wojtyla (Rizzoli, 2009) che legge la vita e il pontificato del Santo Padre alla luce delle sua vita di intensa preghiera e delle sue poco conosciute esperienze mistiche, dando particolarmente il giusto risalto alla centralità della devozione mariana del Pontefice che, lungi dall’essere un "abbellimento" accessorio, costituiva la fonte stessa del suo straordinario coraggio e del suo zelo apostolico (in tal senso l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato del 13 maggio 1982 viene letto come un segno provvidenziale alla luce dei successivi eventi mondiali).

G.L.

INTERVISTA.
Parla il biografo Weigel: ha mostrato la strada della speranza, senza fragili ottimismi.

UN PENSIERO PER L’OCCIDENTE
Avvenire, Agorà, 4 aprile 2005

Seduto nello studio del Papa a conversare sulla storia del Novecento. Ma anche di episodi solo apparentemente banali. Come scampagnate in montagna di giovane prete con un gruppo di ragazzi che presto sarebbe diventata una comitiva di famiglie È probabilmente un’esperienza unica quella di George Weigel perché Testimone della speranza, la più celebre delle biografie di Karol Wojtyla, fu il frutto di una ventina di incontri di questo tipo.

Professor Weigel, perché «speranza» è la parola chiave per comprendere il Pontificato di Giovanni Paolo II?

«È stato lui stesso a descriversi come un "testimone della speranza" nel suo storico discorso del 1995 all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Difendendo l’universalità dei diritti umani ha invitato i popoli, alla fine di un secolo dominato dalla paura, a vedere nelle lotte del XX secolo i semi di un nuovo futuro che rispetti e abbia cura della dignità della persona umana. Era questa la speranza che cercava di portare al mondo: non un ottimismo fragile, ma la speranza cristiana, che lo Spirito di Dio sia ancora all’opera nel mondo, facendo nascere il bene dal male».

Mentre lavorava al libro lei ha incontrato molte volte Giovanni Paolo II. Che cosa ricorda di quegli incontri?
«Ho conosciuto Giovanni Paolo II come una persona eccezionalmente semplice, per niente condizionato dal suo ministero, intensamente curioso rispetto a tutto e con uno spiccato senso dell’umorismo (che era capace anche di rivolgere su di sé). Si poteva parlare di grandi questioni o di cose ordinarie, ma avevi sempre l’impressione di essere ascoltato con grande attenzione».

Il suo libro è stato pubblicato nel 1999. Quali altre pagine avrebbe aggiunto pensando a questi ultimi sei anni di Pontificato?

«Il Grande Giubileo del 2000 ha riassunto, in un certo senso, l’intero Pontificato di Giovanni Paolo II. E poi bisognerebbe certamente parlare della speranza che il Papa ha offerto attraverso la sua sofferenza. Qui si ritrova un Papa che, percorrendo la sua Via Crucis e invitando la Chiesa e il mondo a camminare con lui, ha condiviso la sua fede nel trionfo della Pasqua sulle tenebre del Venerdì Santo. Ho parlato con alcuni amici in Polonia la sera di Pasqua. Mi dicevano: il mondo sta cominciando solo ora a comprendere davvero Giovanni Paolo II proprio attraverso l’esempio della sua Quaresima di sofferenza».

Lei ha raccolto le testimonianze su Karol Wojtyla di vecchi amici, confratelli sacerdoti, cardinali. Che cosa l’ha colpita di più?
«Dopo che è stato pubblicato "Testimone della speranza", mi è stato chiesto spesso quali aspetti nuovi abbia scoperto nei quindici anni durante i quali ho scritto del Papa. Il primo è stato l’impatto della Seconda Guerra mondiale sulla sua vita. È stato un crocevia, il periodo che ha trasformato Karol Wojtyla nel tipo di cristiano che avrebbe poi mutato il corso della storia in una direzione più umana. Un altro aspetto è stato ripercorrere l’amicizia del giovane sacerdote Karol Wojtyla con un gruppo di studenti che seguì come assistente tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 e che sono rimasti tra le persone a lui più care sino alla fine. Mi ha infine colpito molto la continuità tra i metodi e le priorità del cardinale Wojtyla come arcivescovo di Cracovia e il programma e lo stile di Giovanni Paolo II».

Che cosa è stato per Karol Wojtyla il Concilio Vaticano II?
«Per il giovane vescovo Wojtyla il Concilio è stata una scuola di perfezionamento in teologia e un’opportunità di sperimentare l’universalità della Chiesa. Per l’arcivescovo di Cracovia e per Papa Giovanni Paolo II è stato il programma. Wojtyla non ha mai dimenticato il doppio volto del Concilio: ha sfidato la Chiesa ad aprire le sue finestre al mondo moderno; ma ha anche sfidato la modernità ad aprire le sue finestre al mondo della verità trascendente, alla proposta cristiana. È in questo modo che Wojtyla ha "sposato" la Lumen Gentium, la costituzione sulla Chiesa, con la Gaudium et Spes, quella sulla Chiesa e il mondo contemporaneo. Era anche convinto che il Vaticano II non intendesse aprire una controversia lunga quarant’anni sul potere e l’autorità nella Chiesa; intendeva rinnovarla come movimento evangelico nella storia, doveva essere la nuova Pentecoste per il XXI secolo. Questa intenzione è stato il cuore del Pontificato di Giovanni Paolo II e certamente del Grande Giubileo del2000».

Qual è stato il contributo del filosofo Wojtyla alla cultura del XX secolo?
«Ha offerto ai cattolici una strada per vivere la propria fede ed essere moderni, senza cadere nella trappola del solipsismo – pensare a qualcosa a cui pensare, piuttosto che pensare alla verità – o dello scetticismo. Lui insisteva sul fatto che gli esseri umani possono ancora conoscere la verità, il bene, la bellezza, anche se mai fino in fondo. In questo senso è stato un europeo speciale, dal momento che strati cosi ampi della cultura europea moderna hanno abbandonato l’idea di afferrare la verità delle cose, o essere afferrati dalla verità. Penso che Wojtyla abbia visto nello scetticismo e nel relativismo dell’Europa la fonte del suo disagio».

Che cosa ha rappresentato Giovanni Paolo II per la Chiesa degli Stati Uniti?
«La vitalità della Chiesa negli Stati Uniti ha molte fonti, ma sicuramente una delle principali è stata proprio l’ispirazione di Giovanni Paolo II. Andate nelle parrocchie più vive: vi troverete gente ispirata dal Papa. Guardate all’impatto della Chiesa sulla vita pubblica e nel dibattito mediatico: vi troverete la dottrina sociale di Giovanni Paolo II. Specialmente sui temi legati alla vita, dove persino un presidente americano ha adottato il linguaggio di Giovanni Paolo II sulla cultura della vita. Andate nei seminari e troverete giovani che vi diranno che una delle ragioni per cui hanno scelto di donare la propria vita a Cristo e alla Chiesa è l’esempio di Giovanni Paolo II. Si può avvertire la sua mano anche in quei vescovi americani che si sono liberati da uno stile "manageriale" per diventare davvero maestri e pastori. Per noi Giovanni Paolo II è stato anche questo».

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George WEIGEL.
Così è diventato l’autore della «Biografia»

Dagli Stati Uniti all’Italia, dal Portogallo alla Russia e, prossimamente, la Cina: in tutto il mondo «Testimone della speranza» di George Weigel è considerata la biografia per eccellenza di Giovanni Paolo II. Un libro fortemente voluto dallo stesso Pontefice, che era rimasto molto colpito da un precedente saggio di Weigel, «L’ultima rivoluzione» (pubblicato in Italia da Mondadori), che prendeva in esame il ruolo della Chiesa cattolica nel processo culminato nella caduta dei regimi comunisti in Europa. Per la stesura della Biografia con la B maiuscola, Weigel ha potuto dunque contare su un collaboratore d’eccezione, lo stesso Karol Wojtyla. Oltre a intervistare lungamente i più stretti collaboratori del Papa, lo studioso ha infatti avuto accesso a molta documentazione inedita messagli a disposizione dal Pontefice: di particolare interesse il carteggio con l’ultimo presidente dell’Unione sovietica, Mikhail Gorbaciov, al quale Weigel ha attinto con ampiezza per il volume. Imponente nelle sue quasi 1.300 pagine, «Testimone della speranza» (apparso nel 1999, in catalogo da Mondadori) fornisce una ricostruzione dettagliata dell’intero percorso biografico di Wojtyla, dall’infanzia a Wadowice fino alla vita quotidiana in Vaticano, alternando ampie analisi geopolitiche a note di colore, sempre utili alla comprensione della figura di un Pontefice che, fin dal sottotitolo, l’autore definisce «protagonista del secolo».