LA NUOVA UNIONE
Radici cristiane, no dell’Europarlamento
Battuto l’emendamento del Ppe. «I numeri sono questi ma dovevamo mostrare la bandiera» I deputati chiedono che la bozza della Costituzione non sia modificata rispetto alla stesura della Convenzione, anche se fanno propria la preoccupazione di Prodi sulla Commissione a 15
Da Strasburgo Franco Serra
Il Parlamento europeo non chiede che un riferimento esplicito alle origini giudaico-cristiane della civiltà europea figuri nella futura Costituzione della Ue. Questa scelta è stata fatta ieri, respingendo con 283 voti contrari, 211 a favore e 15 astensioni un emendamento del Ppe al documento in cui l’assemblea di Strasburgo ha precisato la propria posizione in vista dei lavori in cui la Cig, la conferenza intergovernativa che si aprirà il 4 ottobre a Roma, scriverà il Trattato costituzionale dell’Unione. Senza proporre una formula specifica da inserire nella Costituzione, il Ppe chiedeva che un «riferimento particolare» fosse fatto alle «radici giudaico-cristiane» dell’Europa. La medesima sorte è toccata a un emendamento in cui il gruppo Ued ( in cui è rappresentata An) chiedeva che l’assemblea prendesse posizione per un «esplicito riconoscimento del lascito del cristianesimo iscritto nella matrice storica e nell’identità culturale dell’Europa». Respinti i due emendamenti, l’assemblea ha invece approvato con 335 sì, 106 no e 53 astensioni un Parere nel quale raccomanda alla Cig di non modificare in modo sostanziale il progetto di Costituzione varato in luglio dalla Convenzione presieduta da Valéry Giscard d’Estaing. L’Europarlamento ritiene che il progetto uscito dalla Convenzione «nonostante taluni limiti e contraddizioni, debba essere approvato in quanto rappresenta uno storico passo verso un’Unione europea più democratica, efficiente e trasparente». E l’Assemblea di Strasburgo spera che nelle trattative fra i governi non venga aperto il Vaso di Pandora di rivendicazioni e puntigli nazionali che rischierebbero di sfociare in compromessi istituzionali al ribasso, verso una Costituzione ambigua e inefficiente. Nondimeno, gli eurodeputati si sono pronunciati per una Commissione europea in cui ciascun Paese abbia un commissario, come chiede Romano Prodi in nome della rappresentatività politica, e non formata da 15 membri come in nome dell’efficienza di funzionamento ha proposto la Convenzione. I due emendamenti che sono stati respinti sono stati votati dal Ppe (ma non dai conservatori britannici che fanno parte del gruppo parlamentare Ppe-De) e dall’eurodestra dell’Ued. Contro si sono espressi la sinistra e il grosso del gruppo liberale. Si è quindi confermata una situazione nella quale la più forte formazione dell’Europarlamento, il Ppe appunto, non è in grado di formare una maggioranza sul riferimento al cristianesimo nella Costituzione. «Non vi sono state defezioni, abbiamo votato compatti, il fatto è che anche se sapevamo che i numeri erano questi non sarebbe stato giusto per noi esimerci dal presentare con forza la nostra posizione, in cui crediamo fermamente: insomma dovevamo pure mostrare la bandiera», ha detto la portavoce del Ppe Katrin Ruhrmann riferendosi alla componente democristiana del gruppo parlamentare. E il presidente del gruppo Ppe, il cristiano-democratico tedesco Hans-Gert Pöttering, ha «deplorato» la bocciatura del suo emendamento. Nel medesimo tempo ha osservato che nella bozza presentata dalla Convenzione già figurano «importanti riferimenti al patrimonio cristiano dell’Europa» là dove ad esempio il Preambolo della bozza cita le tradizioni religiose, oltre al fatto che la Carta dei diritti fondamentali si ispira a una concezione cristiana dell’umanità, concezione che – ha insistito Pöttering – è stata fondamentale nello schema della Costituzione. «Inoltre – ha constatato – all’articolo 51 il progetto della Convenzione riconosce in modo specifico lo statuto delle Chiese e delle comunità che condividono una fede comune». «La bozza di Costituzione contiene quindi elementi chiave del patrimonio religioso europeo», ha detto ancora Pöettering, e il gruppo Ppe lavorerà per accentuarli nel corso dei lavori della Cig alla quale l’europarlamento è stato associato. La parola passa ora alla Conferenza. «Se lo vorranno – ha commentato Katrin Ruhrmann – i governi hanno ogni possibilità di modificare la bozza di Costi tuzione nel senso che noi auspichiamo».