(Avvenire) La rinascita dei pellegrinaggi

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Avvenire 12 dicembre 2008
Pellegrini
Via Francigena e Cammino di Santiago nuova stagione di antiche strade

C’è una realtà che sta crescendo in questa nostra Europa giorno dopo giorno. Ha cominciato in modo dimesso, in punta di piedi, verso la fine degli anni 70 del secolo scorso. È una storia che ritorna, è un’occasione che si ripropone dopo secoli di nascondimento. È la dimensione del pellegrinaggio, quel pellegrinaggio antico fatto di cammino a passo d’uomo. Quel movimento di uomini a cui Goethe attribuisce addirittura la nascita della coscienza europea.

Pellegrinaggi e processioni locali non sono mai venuti meno, questo si sa. In Italia abbiamo esempi con grande seguito popolare nel cammino notturno al santuario Divino Amore a Roma, in quello che raggiunge il santuario di Pompei, nella Macerata-Loreto che si svolge ogni anno in giugno dal 1978, come in altre mille splendide devozioni locali che riprendono antiche tradizioni o che nascono per iniziativa di gruppi locali. Tutti testimoniano la nuova primavera di una modalità antica: il viaggio a piedi verso una meta in cui trovi compimento l’inesausta ricerca di significato e di risposta alle grandi domande sull’esistenza che abitano nel cuore di ogni uomo.

Indiscutibilmente il Cammino di Santiago ha dato la nota iniziale. Verso il sepolcro dell’apostolo Giacomo si muovono migliaia di persone riproponendo il movimento che aveva costruito nel Medioevo la fama del Cammino. Dalle poche decine di pellegrini arrivati "Ad Limina Sancti Jacobi" negli anni 70, si passa ai 2900 del 1987 e, senza citare le impennate in corrispondenza degli Anni Santi Compostellani, si superano oggi i 100.000 arrivi annuali a piedi al Santuario.

E dopo il Cammino, come in virtù di uno straordinario "effetto domino", tanti altri itinerari si sono riaperti. Riaperti senza clamori e con mezzi poveri, come fu il Cammino negli anni 70, grazie al transito dei primi pellegrini che, motivati dal desiderio tenace di arrivare alla meta e assecondando l’innato spirito ad andare per ager, hanno ritrovato antichi tragitti sterrati, solcato tratturi e calpestato sentieri ridisegnando i percorsi per arrivare alla meta a piedi. Questo adesso sta succedendo per tanti cammini in Europa e succede anche a casa nostra, sulla Via Francigena, sulla strada per arrivare a Roma, Ad Limina Sancti Petri.

I primi a muoversi da lontano, a piedi, alla volta dell’Urbe sono stati, dalla metà dello scorso decennio, in prevalenza pellegrini stranieri. Molti avevano già all’attivo il Cammino di Santiago. Il loro era un viaggio complicato e anche avventuroso, dato che non c’era nulla di paragonabile alla rete di appoggio che già costellava il percorso spagnolo, in grado di accogliere i pellegrini in strutture molto economiche e di farli camminare su tracciati recuperati con intelligenza.

Vi erano però già delle comunità, in particolare alcune parrocchie, che da tempo si dedicavano all’accoglienza dei pellegrini. Molti pellegrini sono partiti da lontano, dalle Alpi, o da casa loro, oltre confine. Altri sono partiti da tappe intermedie, dalla Lombardia o dalla Toscana. Tanti hanno camminato settimane, altri solo una settimana. Molti di loro hanno varcato il passo del Gran San Bernardo percorrendo a ritroso il medesimo itinerario che nell’anno 990 seguì l’arcivescovo di Canterbury Sigerico, di ritorno da Roma.

Tanti altri hanno percorso, tagliando il sud della Francia, l’antica strada che unisce il Cammino di Santiago alla Via Francigena, passando per Arles e il Monginevro. Roma dista da lì 900 km, percorribili a piedi in 38 tappe. L’ospitalità è offerta spesso, anche oggi, in parrocchie che fanno da stabili punti di riferimento insieme ai loro parroci. Quasi in ogni tappa c’è una di queste ospitalità autenticamente cristiane, gestite a titolo volontario: S. Ambrogio Torinese, Castiglione Torinese, Vercelli, S. Albino di Mortara, S. Cristina, Aulla, Monteriggioni, Ponte d’Arbia, S. Quirico, Radicofani, Acquapendente, Campagnano Romano, per citarne solo alcune.
Anche la segnalazione della strada, da anni, è stata promossa e curata da volontari. Non esiste a tutt’oggi una segnaletica ufficiale continua, come non esiste un percorso "ufficiale" per pellegrini di "lungo raggio", ma da tempo circolano guide curate da pellegrini che hanno cercato e trovato per gli altri la strada. E ormai in migliaia camminano grazie a questo sforzo silente.

La Via Francigena è però appena rinata. Anche se si stanno rapidamente moltiplicando i passi che la percorrono appoggiandosi al bordone del pellegrino, la sua fisionomia è ancora fragile. A differenza del Cammino di Santiago, che sebbene sottoposto a una forte pressione turistica può contare tuttavia su una consolidata tradizione pellegrina, la Via Francigena si trova lanciata nei circuiti turistici senza aver avuto il tempo di crescere. I contributi finanziari appena arrivati dalla Ue hanno prodotto un improvviso interesse da parte di enti locali, consorzi turistici, operatori economici, e la Via è diventata famosa in un battibaleno. Tutto ciò rischia di soffocare gli sforzi di chi ha cercato, in tanti anni di servizio, come la Confraternita di San Jacopo, di promuovere la riscoperta e la valorizzazione del carattere religioso e spirituale della strada. I pellegrini sono appena tornati. Facciamo in modo che non trovino ad accoglierli un "pacchetto" turistico zeppo di eventi. Molti di loro cercano l’incontro con l’Evento.

Monica D’Atti