Avvenire 16 Giugno 2009
L’autorizzazione a recarsi in volo a Venezia era stata firmata dal responsabile del Comando supremo della Wehrmacht, generale Wilhelm Keitel, impiccato a Norimberga il 16 ottobre ´46. A bordo dell’Heinkel He 111 della Luftwaffe atterrato nel pomeriggio del 29 luglio ´43 nella laguna si trovavano il capo dell’Ausland/ Abwehr (controspionaggio) ammiraglio Wilhelm Canaris e due colonnelli della sezione II (sabotaggio), Erwin von Lahousen e Wessel Freytag von Loringhoven. Canaris aveva avanzato un’ottima motivazione per la ‘gita’ nella città lagunare: saggiare la fedeltà degli italiani al Patto d’Acciaio dopo l’arresto di Mussolini avvenuto 4 giorni prima. Ma non solo. A Venezia Canaris e i suoi due accompagnatori avrebbero incontrato il capo del Sim (Servizio informazioni militari) generale Cesare Amé. Tra Amé e Canaris esisteva da tempo un rapporto di reciproca stima. S’erano già incontrati sempre a Venezia all’hotel Danieli. Canaris arrivava in volo da Berlino e Amé in auto da Roma.
Ambedue nutrivano ben poca simpatia per i rispettivi regimi anche se si vedevano costretti a collaborare. Nel diario di servizio del colonnello von Lahousen si legge: «29.07.43: partenza in volo per Venezia con il Capo del Servizio (Canaris) e il colonnello Freytag per un incontro con il gen. Amé, capo del controspionaggio italiano». Ed ancora: «31.07.43: Ritorno dal viaggio di servizio a Venezia». Sia Canaris che von Loringhoven e von Lahousen avevano raccolto presso il Reichssicherheitsamt, sede della Gestapo a Berlino, voci concrete sulla volontà del Führer di vendicarsi degli italiani che avevano arrestato Mussolini colpendo il Re e il Papa. Deportazione o morte erano le parole che i tre esponenti del controspionaggio avevano sentito pronunciare. In una deposizione al processo di Norimberga il 1° febbraio del ’46 Lahousen ha fornito anche dei particolari riportati a verbale sotto il titolo Warnreise. Testimony 13301430. Lahousen ha riferito sempre a Norimberga anche la reazione di Freytag von Loringhoven: «Èuna vera vigliaccheria! Bisognerebbe avvertire gli italiani!». Infatti, sempre secondo Lahousen, lo scopo prioritario del volo a Venezia consisteva soprattutto in questo. Far sapere agli italiani i progetti di Hitler verso il re e papa Pacelli. L’incontro avvenne come sempre in una sala riservata dell’hotel Danieli. I due parlarono a lungo ma nulla è trapelato dei loro scambi d’opinione. Nel pomeriggio del 30 luglio Amé e i due colonnelli passeggiarono a lungo al Lido e qui l’avvertimento dei progetti nazisti nei confronti di Pio XII fu l’argomento centrale dei colloqui.
Quello stesso giorno Mussolini era già prigioniero a Ventotene ma la sua eventuale liberazione, tanto anelata da Hitler, non sembrava interessare nessuno dei tre. E infatti Amé non ne parlò. Sarebbe rimasto in carica solo ancora per una paio di settimane (fino al 18 agosto ´43) per essere quindi sostituito dal generale Giacomo Carboni. Siamo nel mezzo dei famosi 45 giorni di incertezza e ambiguità (25 luglio – 8 sett. ´43). Amé rientrato a Roma fece spargere la voce sui nefasti progetti di Hitler verso il re e Pio XII. Voci che giunsero ben presto anche all’ambasciatore del Reich presso la Santa Sede Ernst von Weisäcker, che si precipitò a chiedere informazioni a 360 gradi. Come riferisce nel suo libro Erinnerungen (Ricordi) del 1950, iniziò con il feldmaresciallo Kesserling, quindi con Kappler a Roma, con Wolf a Milano, a Berlino presso l’ufficio di Martin Bormann, capo della segreteria di Hitler, ed infine chiese spiegazioni allo stesso Canaris. Probabilmente il capo del controspionaggio tedesco non poté non sorridere a tale richiesta. Tutti si dissero all’oscuro di tali piani ma ormai le voci erano pubbliche e i progetti segreti per colpire il re ed il Santo Padre ormai di dominio pubblico e quindi da abbandonare. Tutto finì lì. Dei tre passeggeri atterrati a Venezia il 29 luglio ´43, solo von Lahousen è sopravvissuto al terrore nazista.
Trasferito sul fronte orientale al rientro da Venezia, il 1° agosto del ’43, riuscì a sfuggire alle retate contro i congiurati del 20 luglio ´44 (attentato fallito di von Stauffenberg contro Hitler) e fu fatto prigioniero dagli americani. Il servizio segreto inglese lo interrogò per alcuni mesi e quindi fu liberato. Canaris fu arrestato 3 giorni dopo l’attentato di von Stauffenberg e impiccato nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile ´45. Il terzo passeggero, il barone Wessel Freytag von Loringhoven, il 26 luglio ´44, avvertito che la Gestapo stava venendo ad arrestarlo e ben conoscendo i metodi di interrogatorio a cui sarebbe andato incontro, preferì suicidarsi con la pistola d’ordinanza. Aveva 45 anni a lasciava quattro figli in giovane età. A fianco, una foto dell’incontro di Venezia: Cesare Amé (a destra) assieme a Wessel Freytag von Loringhoven. Le foto furono scattate da Erwin von Lahousen (in alto al centro) con la sua Leica, ma sviluppate solo molti anni più tardi. In alto a destra in divisa ancora von Loringhoven all’epoca dei fatti di Venezia, sulla sinistra invece Wilhelm Canaris, capo del servizio di controspionaggio tedesco.