(Avvenire) Il comunismo cinese è un gigante corrotto

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Il Partito, la casta cinese

Tra
lustrini e censura domani al via il Congresso dei comunisti: cresce la
protesta per i privilegi e l’impunitconcessi ai funzionari

DI
BERNARDO CERVELLERA

  •  33mila i casi accertati di corruzione (2006)
  •  300 i funzionari condannati al carcere
  •  70 miliardi di dollari il giro d’affari delle tangenti (2004)
  •  350 milioni i poveri in Cina
  •  87mila le manifestazioni di protesta (2005)

Avvenire 14-10-2007
Oltre alla nuova moquette (rigorosamente rossa), stesa di fresco nella
Grande sala del popolo in piazza Tiananmen, il XVII Congresso del
Partito comunista cinese (Pcc), che si apre domani, porterpochi
cambiamenti. Si parla di un completa trasformazione del Politburo, di
elezioni almeno parziali dei candidati al Comitato centrale,
dell’’unzione’ del 52enne Li Keqiang (Liaoning) a successore di Hu
Jintao, di una resa dei conti fra la fazione di quest’ultimo, attuale
segretario e capo dello Stato, e quella della ‘cricca di Shanghai’,
legata all’ex segretario Jiang Zemin. Alla fine, i due gruppi
stringeranno in un’alleanza per mantenere il dominio, senza
danneggiarsi a vicenda. Forse ci sarun’impennata anti-corruzione: Chen
Liangyu, segretario di Shanghai, sotto accusa per una serie di scandali
finanziari, verrespulso e processato; sarvarata una nuova Commissione,
ma nessuno crede che il malaffare possa sparire. La corruzionediventata
il cancro del Partito, contro cui tutta la popolazione si scaglia
impotente. Il giro d’affari di tangenti, furti, manipolazioni, uso
illecito di denaro pubblico si aggira sui 70 miliardi di euro (circa il
4% del Prodotto interno lordo; dati del 2004) ed­un fenomeno in
crescita. Di fronte a ci, la leadership continua a predicare­servizio e
altruismo, e intanto protegge i furfanti. Nel 2006, su 33mila casi di
corruzione ufficialmente denunciati, sono stati arrestati solo 1600
funzionari; pidell’80% dei condannati­riuscito ad evitare la pena.
Molti giudici hanno confessato che le sentenze­devono seguire le
direttive del Pcc. Il motivo per cui si entra nel Partito sta proprio
nel fatto che ai membri viene concesso un pacchetto di
benefit
da cui­escluso il resto della popolazione: un lavoro stabile, pensione
assicurata, possibilitdi viaggiare, un appartamento confortevole e,
soprattutto, protezione se per caso si hanno guai con la giustizia.
Ormai il Pcc, da avanguardia sociale,­
divenuto oppressore; i suoi membri sono un’oligarchia che sfrutta
l’economia per mantenere il dominio politico e usa quest’ultimo per
accrescere i suoi benefici economici. Da questo circolo ‘vizioso’ – ma
economicamente remunerativo – resta esclusa la maggioranza della
popolazione: almeno 600 milioni di contadini ricevono un decimo dei
salari cittadini, non hanno pensione, nassistenza sanitaria; nelle
privatizzazioni delle industrie statali, comprate a prezzi stracciati
da membri del Partito, pensionati e disoccupati rimangono senza alcun
aiuto; oltre 350 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di
povert. Quanto il Partito sia incurante della popolazione emerge anche
dai dati sugli investimenti sociali. Per istruzione, sanit, previdenza,
sostegno ai bisognosi il governo cinese spende meno del 12% del
Prodotto interno lordo, mentre molti Paesi sviluppati arrivano al
30-40%. Il risultato­ che nelle campagne, a causa dei costi della
scuola, viun abbandono dell’80%; nelle citt, i genitori arrivano a
vendere i loro organi per pagare ai figli l’universit. Alle piaghe
sociali vanno aggiunte quelle ambientali.

L’industrializzazione selvaggia e la violazione delle normative hanno
reso l’aria della Cina la piinquinata al mondo. A metdella popolazione
manca l’acqua potabile; il 75% dei fiumi e laghi­inquinato; una coltre
di smog copre perennemente le citt, provocando malattie respiratorie a
decine di migliaia di persone e morti premature in numero altissime. La
risposta di fronte alle ingiustizie continua a essere quella della
rivolta. Nel 2005 sono avvenute in Cina oltre 87mila proteste
pubbliche. Nel 2006 le proteste sono diminuite, ma hanno assunto un
carattere piviolento, e spesso la polizia ha sparato contro i
manifestanti, su indicazione dei membri del Partito. Per coprire
l’abisso fra il paradiso del Pcc e l’inferno della societ, Hu Jintao ha
coniato gli slogan (velleitari) del­costruire la societarmoniosae
dello­sviluppo scientifico, in cui dovrebbero integrarsi industrie e
agricoltura e la ricchezza raggiunga tutti. La spietata campagna di
arresti lanciata dalla leadership contro attivisti per i diritti umani,
avvocati difensori di contadini, capi religiosi, gruppi di proteste,
risponde all’urgenza di eliminare gli elementi didisarmoniaa favore di
unambiente gioioso e armonico. Anche i media sono obbligati a non
parlare di­situazioni di emergenza, cioesplosioni nelle miniere,
disastri ambientali, pericoli per la salute pubblica, conflitti
religiosi e scontri tra contadini e polizia. A questo va aggiunto il
controllo sul Web, i blog, le censure preventive sui provider
internazionali e gli oscuramenti di molti siti Internet che parlano di
democrazia, diritti umani, libertreligiosa, Taiwan… Si comprende
perchi media di Pechino, in occasione di questo Congresso, definito­il
piaperto nella storia del Partito, non facciano altro che osannare i
grandi risultati ottenuti in questi 58 anni di dominio incontrastato
del Pcc. Per evitare possibili sfide a questa­repressione armonica, Hu
Jintao siassicurato l’appoggio dell’esercito.

Dal 2004, ha aumentato il budget per le spese militari, potenziato le
ricerche spaziali e promosso decine di ufficiali al rango di generale.
Il risultato­che l’esercito­aderisce alla leadership assoluta del Pcce
rimane­uno strumento nelle mani del Partito. Non vinemmeno timore che
larepressione armonicasia scossa da pressioni esterne. Poche settimane
fa, il presidente ha messo in chiaro che qualunque cambiamento nel
Politburo non farmutare la politica delle­porte aperteagli investimenti
e agli accordi commerciali con gli imprenditori internazionali.
Ha
quindi promesso una maggiore­integrazione nella globalizzazione
mondiale. Naturalmente, una globalizzazione economica, non dei diritti
umani.

La
corruzione­la prima emergenza. Ai dirigenti benefit materiali (dalla
casa alla pensione alla possibilitdi viaggiare), status sociale e
spesso un occhio di riguardo da parte dei giudici

l
presidente Hu Jintao impegnato in una danza popolare cinese.
L’immagineesposta in una mostra a Pechino