da Avvenire Primo aprile 2003
Chiesa ed ebrei:la verità su Pio XII
Antonio Gaspari
L¹Apertura degli Archivio Segreto, la lettera di Edith Stein al Pontefice Pio XI, il rapporto del padre gesuita Friedrich Muckermann riferito al cardinale Gasparri, un nuovo libro di Daniel Goldhagen. Fatti e storie diverse ma che sono state presentate nella maggior parte dei casi con un chiave di lettura unica: i silenzi della Chiesa nei confronti del nazismo e delle persecuzioni degli ebrei.
Ma è veramente così?
Avvenire lo ha chiesto a Padre Peter Gumpel:
Sono stupito di come sono stati utilizzati pregiudizialmente e strumentalmente certi documenti appena emersi dagli archivi.
La lettera di Edith Stein per esempio, si tratta di un documento interessante ma che non aggiunge nulla alla vicenda storica e non cambia una virgola nella valutazione nel comportamento del Pontefice Pio XI e del suo segretario di Stato Eugenio Pacelli.
La Stein scrive una lettera il cui giudizi sono condivisi, ma i primi ad aver capito cosa fosse il nazismo, quali pericoli rappresentava per il mondo, per i cattolici e per gli ebrei era stata propria la Santa Sede.
La Stein scrive la lettera il 12 di aprile del 1933, ma non sapeva che già il 4 aprile del 1933, il Segretario di Stato Eugenio Pacelli su indicazione di papa Pio XI aveva dato istruzioni precise al Nunzio in Germania Cesare Orsenigo, affinché mettesse in guardia il governo nazionalsocialista di non perseguitare gli ebrei.
³Alte notabilità israelite – è scritto nella missiva- si sono rivolte al Santo Padre per invocare il suo intervento contro il pericolo di eccessi antisemitici in Germania, e poiché è nelle tradizioni della Santa Sede svolgere la sua universale missione di pace e di carità verso tutti gli uomini, a qualsiasi condizioni sociale o religiosa appartengano, interponendo anche se necessario i suoi caritatevoli uffici, il Santo Padre incarica l¹Eccellentissima Vostra Reverendissima di vedere se e come sia possibile interessarsi nel senso desiderato².
Papa Pio XI, e Pacelli conoscevano benissimo le minacce rappresentate dal nazismo.
Una lettera emersa dagli archivi, di cui non si è colta l¹importanza , è quella dell¹allora Nunzio in Baviera Pacelli, il quale già il 14 novembre 1923 subito dopo il putsch a Monaco tentato dai nazisti scrisse all¹allora Segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri: «I particolari della sommossa nazionalista, che ha turbato nei giorni scorsi la città di Monaco (cfr.cifrati NN. 443, 444 e 445), sono ormai noti all’Eminenza Vostra Reverendissima dalla stampa italiana; non ho quindi bisogno di ripeterli in questo rispettoso Rapporto. Sopra un punto tuttavia, cui allusi già nel cifrato N.444, credo opportuno di comunicare all’Eminenza Vostra, qualche ulteriore dettaglio, vale a dire sulle manifestazioni di carattere anticattolico, le quali hanno accompagnato la sommossa stessa, ma che non hanno sorpreso chi aveva seguito le pubblicazioni degli organi dei radicali di destra, come il Volkischer Beobachter e l’Heimatland.
Tale carattere si è rivelato soprattutto nelle sistematiche eccitazioni contro il clero cattolico, con cui i seguaci di Hitler e di Ludendorff, massime nei discorsi nelle pubbliche strade, aizzavano la popolazione, esponendo così gli ecclesiastici ad insulti e dileggi. I loro attacchi avevano tuttavia in modo speciale di mira questo dotto e zelante Cardinale Arcivescovo, in quale, in una predica da lui pronunciata nel Duomo il 4 corrente e nella sua lettera al sig. Cancelliere del Reich pubblicata dall’Agenzia Wolff il giorno 7 s.m. aveva riprovato le persecuzioni contro gli ebrei²»
E cosa mi dice del rapporto di Friedrich Muckermann, pubblicato con grande risalto da un quotidiano italiano e ripreso da diversi giornali nel mondo…
Che si tratta di una vera e propria manipolazione dei fatti.
Il padre gesuita viene presentato dal servizio de la Repubblica come l¹animatore di un movimento di resistenza chiamato ³Der deutsche Weg²: tale movimento non è mai esistito; ³Der deutsche Weg² non era nient¹altro che una piccola rivista pubblicata dal Muckermann dopo che egli aveva lasciato la Germania. Secondo l¹autore del servizio, Muckermann sarebbe stato raggiunto dalla Gestapo e mandato in campo di concentramento a Dachau, dove sarebbe morto. In realtà Muckermann non fu mai arrestato, né fu mai inviato a Dachau e tanto meno morì a Dachau: egli terminò la sua vita terrena il 2 aprile 1946 a Montreux (Svizzera). Quella che viene riportata come una lettera di Muckermann al cardinale Pacelli è in realtà un resoconto utilizzato da mons. Mons. Giovanni Panico, che era allora Visitatore Apostolico nella regione della Saar
Ma cosa più grave il resoconto scritto da Muckermann è stato alterato nelle parole e nei contenuti.
Contrariamente ad ogni metodologia scientifica infatti, l¹articolo de la Repubblica omette di indicare nel suo testo quali parti del testo originale sono state omesse. Inoltre sono state travisate frasi e parole.
Nella traduzione italiana pubblicata ne La Repubblica è scritto “Il rimprovero che si fa ai vescovi viene giustamente esteso a Roma», mentre nell¹originale tedesco è scritto “Il rimprovero che viene fatto ai vescovi tedeschi viene spesso ingiustamente esteso a Roma».
Così mentre Muckermann usava il termine ingiustamente, la Repubblica ha pensato bene di invertire il senso di questa parola in ³giustamente².
E del libro di Daniel Goldhagen che uscirà a giorni anche nelle librerie italiane qual è il suo commento?
Che si tratta di un libro molto screditato. Contiene una infinità di errori in merito a nomi, date, personaggi. Si tratta inoltre di una lettura monotematica dei testi che criticano la Chiesa ed il Papato. Non c¹è uno storico di livello nel mondo che non abbia criticato questo libro, diverse riviste specializzate si sono rifiutate di recensirlo. Anche l¹autorevole storico ebreo sir Martin Gilbert ha duramente criticato il libro di Goldhagen.
Ed anche dal punto d vista commerciale è stato finora un fallimento».