Rapporto sulla Libertà religiosa: in Asia le violazioni più gravi
ROMA, domenica, 27 giugno 2004 (ZENIT.org).- E’ stato presentato a
Roma il 25 giugno, il “Rapporto sulla Libertà Religiosa 2004”,
redatto e pubblicato dall’Opera di diritto Pontificio, “Aiuto alla
Chiesa che soffre” (ACS). Il Rapporto, giunto alla quinta edizione, è
composto da 450 pagine e riguarda i casi di violazioni della libertà
religiosa e dei diritti umani avvenuti nel 2003 in 190 Paesi di tutto
il mondo.
A “Fides”, Attilio Tamburini, direttore di ACS-Italia , ha detto che
il Rapporto è unico nel suo genere perchè redatto da “un’Associazione
cattolica che si preoccupa della situazione dei credenti anche di
altre confessioni religiose, in quanto il diritto alla libertà
religiosa è un diritto naturale”.
“Il Rapporto va inserito nel quadro complessivo delle attività
dell’Opera che annualmente realizza, in tutto il mondo, circa 6.000
progetti in favore delle Chiese esso ha lo scopo, quindi, di fornire
una corretta descrizione del territorio nel quale ACS interviene”, ha
precisato Tamburrini.
Nel 2003 sono stati 135 i Paesi che hanno beneficiato dei 55 milioni
di euro messi a disposizione da ACS, dagli aiuti per l’edilizia ai
mezzi di comunicazione alla formazione teologica.
Per quanto riguarda la situazione della libertà religiosa nel mondo
il 2003 è stato un anno molto turbolento, con esplosioni di violenza
e gravi violazioni dei diritti umani e della libertà religiosa
soprattutto nel continente asiatico, in Africa ed in America Latina.
Il rapporto sottolinea che sono asiatici i primi tre paesi per
violazione della libertà religiosa e cioè: Arabia Saudita, Corea del
Nord e Laos. L’Arabia Saudita è l’ultimo paese per il rispetto della
libertà religiosa nell’apposita classifica di “Open Doors”, un ente
americano in difesa dei cristiani perseguitati.
In Corea del Nord dove vige una feroce dittatura, è stato calcolato
che dal 1953, anno in cui si è instaurato il regime comunista, circa
300 mila i cristiani ad essere scomparsi.
In Laos la costituzione difende la libertà religiosa, ma il governo
ha detto di voler cancellare la religione cristiana.
In Cina, continuano gli arresti e forme di controllo repressive per
cristiani e falun gong. In India i fondamentalisti indù creano
problemi ai crisitiani in diverse regioni.
In Africa, Burundi, Sudan e Nigeria, si registrano gravi violazioni
della libertà religiosa e conflitti anche a carattere etnico-
religioso. In Burundi è in corso una guerra civile da almeno 10 anni
nonostante gli accordi di pace firmati nel 2000.
In Sudan nel 2002 si è raggiunto un accordo per il cessate il fuoco,
ma i cristiani del Sud del paese continuano ad essere perseguitati.
In Nigeria la legge islamica introdotta in 12 stati nel 1989,
continua a creare enormi problemi di convivenza civile, con
esplosioni di violenza e centinaia di vittime.
In America Latina, al positivo mutamento nei rapporti tra chiesa e
stato in Messico si contrappone la tragica situazione in Colombia che
con quasi tre milioni di sfollati pari al 10 % del totale mondiale si
colloca al terzo posto dopo il Sudan e la Repubblica Democratica del
Congo. In Paraguay si moltiplicano le minacce di sequestro rivolte ai
vescovi locali.
In Europa, mentre nei Paesi dell’Est crescono (con l’eccezione della
Bielorussia) gli spazi concessi dalle autorità eredi dell’ateismo
comunista di Stato alle comunità religiose, nell’Europa occidentale
si approfondisce il confronto tra le religioni tradizionali e le
religioni praticate dagli immigrati, soprattutto islamici, e si
riaccende il dibattito circa l’equilibrio tra anima laica dello Stato
e rispetto dei principi religiosi.
Tratto da www.zenit.org – 27 giugno 2004