(Avvenire) Aperto l’accesso alla tomba del Papa

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OMAGGIO AL PAPA
la memoria. Fin dalle quattro di ieri mattina in tanti hanno atteso l’apertura delle Grotte vaticane alle 7.Per tutto il giorno è proseguita la processione dei pellegrini alla tomba di Giovanni Paolo II

Il popolo di Karol si rimette in fila


Migliaia in coda tra affetti e ricordi. In mezzo ai fedeli anche alcuni gruppi musicali polacchi che avrebbero dovuto suonare all’udienza del mercoledì


Da Roma Pino Ciociola


La ragazza cammina aiutata dalla mamma. Ha ventisei o ventisette anni. Il papà le è subito dietro, tiene lui la borsa della moglie. Passano davanti al sepolcro, si fermano qualche istante, poi devono andare, come gli altri. Due, tre passi. La ragazza, distrofica, scoppia a piangere. Singhiozza, e non perché non aveva potuto restare ancora. La madre l’abbraccia, anche un gendarme vaticano s’avvicina e la coccola. Tre suorine pregano un più a sinistra e una di loro si era faticosamente trascinata, di là dalla fila, aggrappata alle sue stampelle. Due donne anziane sono inginocchiate, corona del Rosario fra le dita, mentre passano due fidanzati tenendosi per mano, facendo il segno della Croce, e un gruppo di spagnoli. Si poteva scendere quaggiù, nelle Grotte vaticane, dalle sette di stamattina: c’erano, a quell’ora, un migliaio di persone che aspettavano, qualcuna dalle quattro e mezza, qualcun’altra dopo aver dormito nel sacco a pelo a due metri dalle transenne. E sfila senza fretta, oggi, l’umanità. Da quella dolente della sofferenza a quella rumorosamente tenera delle scolaresche di bimbi. Giovani e anziani. Romani, italiani e stranieri. Una sfilata silenziosa, dolce, senza più maree, eppure ininterrotta. C’è il sole e il caldo e il ponentino fresco. I volontari che aiutano ad attraversare la strada, il “Posto di rianimazione” della Croce Rossa, gli uomini delle forze dell’ordine che sorvegliano discretamente. Non è un “solito” mercoledì. Sebbene i titoli ai lanci delle agenzie di stampa siano fin troppo facili: Davanti la tomba “udienza generale” del popolo di Giovanni Paolo II, per dirne uno. Sebbene in qualche modo sia anche verità, perché qui ci sono cinquanta pellegrini sassaresi che avrebbero dovuto essere ricevuti dal Papa. Un appuntamento che avevano anche due orchestre polacche, arrivate lo stesso da Lodz e da Zambrow con le loro uniformi colorate e i loro strumenti, che ravvivano la piazza: «È per lui che suoniamo, è per lui che preghiamo – spiega un music ista – per noi è come se l’udienza non fosse stata annullata, per noi è un grande onore esibirci oggi qui». Non sono gli unici a farlo. Tocca anche alla Flaming academy of performing arts, un’orchestra composta solo di giovanissimi, bambini in frac e bambine in abito lungo, partita da Springfield (nello Stato Usa dell’Illinois) e che da tempo era stata invitata dal Vaticano per suonare nell’udienza del mercoledì. In piazza San Pietro c’è molta gente. Una scuola elementare di Gela e tutti i suoi alunni con un cappellino blu. Nuovamente le bandiere bianche e rosse. Verso le undici dall’uscita delle Grotte sbuca un altro gruppo “colorato”: sono settanta montanari polacchi delle montagne di Zakopane. Hanno appena cantato, accompagnati da violino e violoncello, sul sepolcro una canzone il cui ritornello fa «il nome di Giovanni Paolo II non svanirà mai né nelle montagne, né nelle valli». La fila è veloce, nulla a che vedere con la scorsa settimana: con mezz’ora si è dove sta riposando Karol, Johannes Paulus II com’è scritto sulla lastra di marmo bianco ai piedi della quale ci sono tre piccoli mazzi di fiori. E due cestini così semplici che potresti trovarli uguali in qualunque casa. Con dentro banconote e monete, immagini sacre e già un paio di fotografie che chiedono una grazia, un’intercessione. Passata l’ora di pranzo in cielo si disegna qualche schizzo di nuvole. Grazia ed Enrico sono qui con la figlia quattordicenne Emi, partiti ieri sera da Sarzana (La Spezia), sono arrivati alle cinque meno un quarto di stamattina e hanno aspettato l’apertura delle Grotte. «Abbiamo finito di lavorare e ci siamo messi in viaggio – spiega la donna – ripartiremo nel pomeriggio. È il minimo che potevamo fare per un Papa come Giovanni Paolo II». Alle diciassette le Grotte chiudono, perché in Basilica c’è da celebrare il sesto giorno dei Novendiali in suffragio del Papa. Fuori, abbracciati dal colonnato, anche i turisti sembrano più discreti. La tomba riaprirà stamattina, alle sette. Ma non c’è fretta: Karol è qui. Di tutti.


Avvenire 14-4-2005