VERSO IL CONCISTORO
Il Papa ha annunciato domenica all’Angelus la nomina di 31 porporati. Tra loro anche gli arcivescovi di Khartoum (Sudan) e di Hochiminh City (Vietnam)
Da Roma Salvatore Mazza Dopo giorni di “indiscrezioni” e “rivelazioni”, l’atteso annuncio del nuovo Concistoro, il nono di Giovanni Paolo II, per la creazione di cardinali è arrivato domenica. Sono 30 i prescelti ai quali il Papa, il prossimo 21 ottobre, imporrà la porpora, riservandosene in pectore un trentunesimo. E ridisegnando un collegio cardinalizio arrivato alla cifra record di 194 elementi, 135 dei quali “elettori”, ossia quelli con meno di ottanta anni abilitati a entrare in un eventuale Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Nell’elenco, letto da un Papa Wojtyla dalla voce affaticata prima dell’Angelus, di fronte a una folla numerosa nonostante il black-out e il tempo inclemente, figurano sette arcivescovi di Curia, diciannove titolari di diocesi e quattro ecclesiastici europei ultraottantenni «particolarmente meritevoli». Sei gli italiani: tre di Curia, Renato Martino, Francesco Marchisano e Attilio Nicora, e tre residenziali, Angelo Scola (Venezia), Ennio Antonelli (Firenze) e Tarcisio Bertone (Genova). Complessivamente, tra gli elettori, 12 sono europei, 3 africani, 3 latinoamericani, 3 asiatici, 2 nordamericani, 1 dell’Oceania. Nessuna particolare “sorpresa” nella lista dei neocardinali. Nessuna, almeno, nella direzione indicata dalle già ricordate indiscrezioni che si sono rincorse nelle settimane passate. A colpire, casomai, è la porpora attribuita a monsignor Gabriel Zubier Wako, classe 1941, che sarà il primo cardinale del Sudan, nazione dove i cattolici stanno subendo da anni le conseguenze di una dura guerra (con lo stesso neo cardinale giunto qualche anno fa davvero a un passo dalla morte nel corso di queste persecuzioni). Un gesto con il quale Papa Wojtyla ha probabilmente inteso onorare una Chiesa sofferente e coraggiosa. Dello stesso segno anche la nomina del presule vietnamita Jean-Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Hochimin Ville, anch’egli esponente di una Chiesa alle prese con difficoltà di ogni tipo anche se, va detto, la situazione pur molto lentamente sembra sulla via di una normalizzazione. Tra le porpore di Curia spicca quella del francese Jean-Louis Tauran, attuale “ministro degli esteri” vaticano; in quanto cardinale adesso dovrà lasciare il suo ufficio, e la cosa prelude a un rimpasto ai vertici della Segreteria di Stato, che dovrebbe avvenire a ridosso del 21 ottobre. Sempre dalla Curia provengono lo spagnolo Juliàn Herranz, il messicano Javier Lozano Barragan e il giapponese Sthephen Fumio Hamao. Quanto agli ultraottantenni, tra essi spicca il nome del teologo della Casa pontificia George Cottier, svizzero. Gli altri sono Gustaaf Joos, belga, teologo della diocesi di Gand ed ex compagno di studi di Giovanni Paolo II, il gesuita Tomas Spidlík e il dehoniano polacco Stanislas Nagy. Se con queste nomine aumenta la componente “internazionale” del Sacro Collegio (oltre al Sudan, anche Ghana, Croazia e Guatemala, prima senza rappresentanti, ne avranno adesso uno), nel complesso è significativo l’aumento della componente occidentale, e in particolare quella europea e, segnatamente, italiana. Su base percentuale il vecchio continente, che prima dell’annuncio di ieri rappresentava il 47,7 per cento degli elettori nel collegio cardinalizio, passa adesso al 48,8%; mentre l’Italia dal 15,6% ora sale al 17%. In diminuzione l’America, sia quella del Nord (dall’11% al 10,4%) che centro-meridionale (dal 19,3 al 17,8%), mentre resta immutata la percentuale per Asia, Africa (9,2%) e Oceania (3,7%). Come detto, il numero dei cardinali elettori sale adesso a 135, 130 dei quali nominati da Papa Wojtyla (su un totale di 232 creati nei 25 anni di pontificato, 176 dei quali ancora viventi), in deroga al limite di 120 fissato a suo tempo da Paolo VI. C’è tuttavia da sottolineare che già tra sei mesi altri 10 cardinali compiranno gli ottant’anni, uscendo così dal computo degli elettori. Il primo di questi, il 25 ottobre, sarà l’italiano Achille Silvestrini. Quanto infine al«benemerito pres ule» la cui nomina Giovanni Paolo II s’è riservato in pectore, sulla sua identità non c’è, ovviamente, alcuna certezza. Potrebbe trattarsi, come già accaduto in passato, dell’esponente di una Chiesa in difficoltà (Cina?) o di un nome che per ragioni politiche o ecumeniche non è opportuno pubblicare ora (Russia?).