(AsiaNews) In India cresce l’intolleranza verso i cristiani

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8 Marzo 2004


INDIA


Vescovo e fedeli da giorni ostaggi di fondamentalisti indù


Bhopal (AsiaNews/UCAN) – Un gruppo di indù fanatici tiene da giorni in ostaggio, con minacce un vescovo e alcuni fedeli nello stato del Madya Pradesh accusandoli di aver ucciso una ragazza di 13 anni.


Il referto dell’autopsia dice che la ragazza si è suicidata, ma i militanti indù hanno organizzano ogni giorno manifestazioni di protesta contro “l’assassinio”.


Il corpo della ragazza è stato trovato il 3 marzo all’interno dell’ostello di proprietà della Chiesa cattolica a Devsar, nel distretto di Siddhi, a circa 950 km a sud-est di New Delhi.


La ragazza, Gita Devi Saket era ospite dell’ostello. Una delle inservienti ha trovato la ragazza impiccata con una corda, appesa alla porta del bagno. I gruppi fanatici dicono invece che la ragazza è stata violentata e ammazzata da persone di chiesa.


Mons. Mathew Vaniakizhakkel, vescovo di Satna, si è recato il giorno dopo a Devsar per aiutare i cristiani del luogo a risolvere la controversia. Il prelato ha detto che l’autopsia ha confermato il suicidio della ragazza e che non vi sono altre tracce di violenza sul suo corpo.


“Siamo minacciati e tormentati senza ragione”, ha detto mons. Vaniakizhakkel. È davvero triste che i missionari siano presi come capro espiatorio e accusati di ciò che non hanno compiuto”.


Mayank Jain, l’ufficiale locale di polizia ha confermato anche lui che “l’autopsia porta evidenze indiscutibili sul fatto che la ragazza ha commesso suicidio e che non vi è stata violenza carnale, come suggerito da certi settori della popolazione”. Ma Rajendra Dwivedi, il capo della protesta indù, ha escluso la possibilità del suicidio: “I preti… sono responsabili dello stupro e dell’assassinio della ragazza”. Egli ha anche detto che non crede ai risultati dell’autopsia.


La polizia ha già reso pubblici i risultati dell’autopsia ai gruppi di protesta. Ma i capi delle folle hanno ormai “assunto loro la funzione di polizia”, cercando di “sovvertire il funzionamento dell’amministrazione pubblica”. L’ufficiale Jain ha anche detto di aver seguito una traccia [di omicidio passionale], fermando e interrogando un muratore che ha lavorato nell’ostello e che sembra abbia avuto rapporti con la ragazza.


Il vescovo lamenta “l’atmosfera piena di terrore”, quando i gruppi si raccolgono davanti alla missione gridando slogan. “Dal 4 marzo non possiamo muoverci di qui e nessuno ha avuto il permesso di entrare, dopo il completamento dell’autopsia”. L’amministrazione del distretto ha “consigliato” ai missionari di non lasciare l’ostello mentre dura la tensione. Essa ha anche provveduto a misure di sicurezza a tutte le chiese della regione.


La missione di Devsar comprende una chiesa, un ostello per le ragazze e il convento delle Figlie di San Tommaso, una congregazione religiosa locale.


La ragazza morta faceva la scuola media e veniva da una famiglia povera. Aveva vissuto nell’ostello per 7 anni. Il parroco, p. Joseph Vandakathil, dice che non è chiaro il motivo che l’ha spinta a suicidarsi.


Il sacerdote ha anche detto che il 5 marzo, una folla di almeno 2 mila persone hanno manifestato davanti alla chiesa dove era tenuto il corpo della ragazza. “Per tutto il giorno, egli ha aggiunto, la folla ha continuato a gridare slogan contro i cristiani e alla fine hanno distrutto il muro di protezione della chiesa e del convento, lungo almeno 30 metri”.


Il giorno prima, alcuni membri del Bajrang Dal (il Partito “della resistenza dei forti”), un gruppo radicale indù, ha assaltato alcuni preti, fra cui p. Thomas Thelakkatt, mentre essi trasportavano il corpo per l’autopsia. P. Thelakkatt è ora ricoverato all’ospedale. Nel suo racconto egli dice che qualcuno è arrivato ad un certo punto e  lo ha minacciato dicendogli che “avrebbe mostrato la forza della loro organizzazione”. “Alcuni minuti dopo il loro capo viene verso di me e mi schiaffeggia sul volto. Non ricordo più quante volte sono stato colpito. Tutto quello che so è che alla fine la mia camicia e il fazzoletto erano tutti imbevuti di sangue che mi usciva dal naso e dalla bocca”. Gli altri sacerdoti sono riusciti a fuggire indenni.


Il 5 marzo il corpo della ragazza è stato trasportato nel suo paese natale a Odgady,a 20 km di distanza. Anche lì una folla ha manifestato vicino alla chiesa, mentre il corpo della ragazza veniva cremato.


Il vescovo afferma che alcuni gruppi legati a partiti radicali indù hanno minacciato di bruciare e distruggere la chiesa e le altre istituzioni cristiane di Devsar.