Urgente il ritorno al Catechismo della Chiesa Cattolica (S. Giovanni Paolo II) e del relativo Compendio (Benedetto XVI).
Scongliare l’uso di altri catechismi, fossero anche della CEI.
Il nuovo Direttorio per la Catechesi è un testo confuso che, benché non privo di verità, è ricco di luoghi comuni del politicamente corretto.
In definitiva, un testo da sconsigliare e che, fortunamente, non è ancora disponibile online.
Bene la condanna dell’ideologia gender, ma falso che sia propria di “una prospettiva di fede”: la lotta all’ideologia omosessualista nasce da una prospettiva di ragione e di natura.
Molto male l’apertura all’islam, nemico millenario e inconciliabile del cattolicesimo.
Scegliere ciò che è prioritario: in Italia 76.318 aborti procurati nel 2018 pari a 210 al giorno: un numero incomparabilmente superiore a quello dei clandestini.
I “poveri” e gli “utimi” non sono quelli che hanno pochi euro, ma sono i poveri spirituali, che in Italia sono milioni.
Chi più povero dell’ateo o dell’agnostico?
Indispensabile tornare al proselitismo e alla missione!
Senza dimenticare che la povertà corrente è conseguenza dell’azione del Governo di orientamento socialista e welfarista:
Importanza degli emarginati, ma i veri emarginati sono i cattolici, per giunta perseguitati, prima ancora di tutti gli altri.
Assurdo il rilievo dati ai temi ecologici, quando in Italia si sta per approvare una legge che vieterà ai cattolici di parlare.
Pertanto, dalla sintesi sottostante sono state tolte le parti più equivoche e scandalose.
Dopo il “Direttorio catechistico generale” del 1971 e il “Direttorio generale per la catechesi” del 1997, viene pubblicato oggi il nuovo “Direttorio per la catechesi”, redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione.
Il documento è stato approvato da Papa Francesco il 23 marzo 2020, memoria liturgica di San Turibio di Mogrovejo che, nel XVI secolo, diede forte impulso all’evangelizzazione e alla catechesi
di Isabella Piro – Città del Vaticano
È lo stretto legame tra evangelizzazione e catechesi la peculiarità del nuovo Direttorio che sottolinea l’unione tra primo annuncio e maturazione della fede, alla luce della cultura dell’incontro.
Tale peculiarità – si spiega – è quanto mai necessaria di fronte a due sfide per la Chiesa, in epoca contemporanea: la cultura digitale e la globalizzazione della cultura.
In oltre 300 pagine, suddivise in 3 parti e 12 capitoli, il testo ricorda che ogni battezzato è discepolo missionario e che urgono impegno e responsabilità per trovare nuovi linguaggi con cui comunicare la fede. […]
La formazione dei catechisti
Nella sua prima parte, intitolata “La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa”, il testo si sofferma in particolare sulla formazione dei catechisti: affinché siano testimoni credibili della fede, essi dovranno “essere catechisti prima di fare i catechisti” e quindi dovranno operare con gratuità, dedizione, coerenza, secondo una spiritualità missionaria che li tenga lontani dallo “sterile affanno pastorale” e dall’individualismo. Maestri, educatori, testimoni, i catechisti dovranno accompagnare con umiltà e rispetto la libertà altrui. Al contempo, bisognerà “vigilare con determinazione perché sia garantita ad ogni persona, specialmente ai minori e alle persone vulnerabili, la protezione assoluta da qualsiasi forma di abuso”. I catechisti sono inoltre invitati ad adottare uno “stile di comunione” e ad essere creativi nell’uso di strumenti e linguaggi.
Il linguaggio della catechesi: narrazione, arte, musica
La sfida del linguaggio è presente, in particolare, nella seconda parte del Direttorio, intitolata “Il processo della catechesi”. Numerose le modalità espressive citate, a partire dalla narrazione, definita “un modello comunicativo profondo ed efficace” perché in grado di intrecciare, in modo fecondo, la storia di Gesù, la fede e la vita degli uomini. Importante poi l’arte, che, tramite la contemplazione della bellezza, permette di fare esperienza dell’incontro con Dio, mentre la musica, soprattutto quella sacra, instilla nello spirito umano il desiderio di infinito.
La catechesi nella vita delle persone: l’importanza della famiglia
Ma è quando la catechesi si cala nel concreto della vita delle persone che emerge con nitidezza l’importanza della famiglia: soggetto attivo di evangelizzazione e luogo naturale per vivere la fede in modo semplice e spontaneo, essa offre infatti un’educazione cristiana “più testimoniata che insegnata”, attraverso uno stile umile e compassionevole.
Di fronte, poi, alle situazioni irregolari e ai nuovi scenari familiari presenti nella società contemporanea, in cui si riscontra uno svuotamento del significato trascendente della famiglia, la Chiesa chiama ad accompagnare nella fede con prossimità, ascolto e comprensione, in un’ottica di premura, rispetto e sollecitudine, per ridonare a tutti fiducia e speranza e vincere solitudini e discriminazioni.
La catechesi andrà, inoltre, pensata a seconda delle fasce d’età dei suoi destinatari: bambini, giovani, adulti, anziani. Ma, pur diversificata nei linguaggi, essa dovrà avere un unico stile: quello dell’accompagnamento, che rende i catechisti testimoni credibili, convinti e coinvolgenti, discreti ma presenti, in grado di valorizzare le qualità di ciascun fedele e di farlo sentire accolto e riconosciuto all’interno della comunità cristiana.
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Parrocchie, associazioni e scuole cattoliche
Nella terza parte, dedicata a “La catechesi nelle Chiese particolari”, emerge soprattutto il ruolo delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, e delle scuole cattoliche.
Delle prime, definite “esempio di apostolato comunitario”, si sottolinea la “plasticità” che le rende capaci di una catechesi creativa, “in ascolto” e “in uscita” verso le esperienze delle persone.
Di associazioni e movimenti, invece, si ricorda la “grande capacità evangelizzatrice” che li rende una “ricchezza della Chiesa”, purché curino la formazione e la comunione ecclesiale.
Quanto alle scuole cattoliche, vengono esortate a passare da scuole-istituzioni a scuole-comunità, ovvero comunità di fede con un progetto educativo basato sui valori del Vangelo.
Insegnamento della religione e catechesi: distinti, ma complementari
In questo ambito, un paragrafo a parte è dedicato all’insegnamento della religione che – si sottolinea – è distinto, ma complementare alla catechesi, e si caratterizza per due aspetti: l’entrare in relazione con altri saperi e il saper trasformare la conoscenza in sapienza di vita. “Il fattore religioso è una dimensione dell’esistenza e non va trascurato”, afferma il Direttorio; pertanto, “è un diritto dei genitori e degli studenti” ricevere una formazione integrale che tenga conto anche dell’insegnamento della religione. L’importante è che ciò avvenga sempre attraverso un dialogo aperto e rispettoso, scevro da scontri ideologici.
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Il mondo digitale: luci e ombre
La riflessione del Direttorio si sposta, poi, sul tema del digitale: in primo luogo, si ribadisce l’importanza di garantire, nella “rete”, una presenza che testimoni i valori del Vangelo. Quindi, si esortano i catechisti ad educare le persone al buon uso del digitale: in particolare i giovani dovranno essere accompagnati, poiché il mondo virtuale può avere ripercussioni profonde sulla gestione delle emozioni e la costruzione dell’identità.
Oggi, la cultura digitale – prosegue il documento – è percepita come “naturale”, tanto da aver modificato linguaggio e gerarchie di valori su scala globale.
Ricco di aspetti positivi (ad esempio, arricchisce le capacità cognitive e favorisce l’informazione indipendente a tutela delle persone più vulnerabili), al contempo il mondo digitale ha anche un “lato oscuro”: può portare solitudine, manipolazioni, violenze, cyberbullismo, pregiudizi, odio. Non solo: la narrazione digitale risulta emotiva, intuitiva e coinvolgente, ma è priva di analisi critica, finendo per rendere i destinatari semplici fruitori, piuttosto che decodificatori di un messaggio. Senza dimenticare l’atteggiamento quasi “fideistico” che si può avere nei confronti, ad esempio, di un motore di ricerca.
Contrastare la cultura dell’istantaneo
Cosa può fare dunque la catechesi in questo settore? Educare, in primo luogo, a contrastare la “cultura dell’istantaneo”, priva di gerarchie valoriali e di prospettive, debole nella memoria e incapace di distinguere verità e qualità. I giovani, soprattutto, andranno accompagnati nella ricerca di una libertà interiore che li aiuti a differenziarsi dal “gregge social”.
“La sfida dell’evangelizzazione comporta quella dell’inculturazione nel continente digitale”, afferma il Direttorio, ribadendo l’importanza di offrire spazi di esperienza di fede autentica, capaci di fornire chiavi interpretative per temi forti, come la corporeità, l’affettività, la giustizia e la pace.
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Bioetica: non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente ammissibile
Una riflessione a parte, invece, va fatta per la bioetica, partendo dal presupposto che “non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente ammissibile”.
Bisognerà, quindi, distinguere tra interventi terapeutici e manipolazioni, e fare attenzione all’eugenetica e alle discriminazioni che essa comporta.
Sulla denominazione di “gender”, si ricorda che la Chiesa accompagna “sempre e in qualsiasi situazione”, senza giudicare, le persone che vivono situazioni complesse e a volte conflittuali.
Tuttavia, “in una prospettiva di fede, la sessualità non è solo un dato fisico, ma è una realtà personale, un valore affidato alla responsabilità della persona”, “una risposta alla chiamata originaria di Dio”.
In ambito bioetico, quindi, servirà per i catechisti una formazione specifica che parta dal principio della sacralità e dell’inviolabilità della vita umana e contrasti la cultura della morte.
A tal proposito, il Direttorio condanna la pena di morte, definita “misura disumana che umilia la dignità della persona”.
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fonte: http://www.pcpne.va/content/pcpne/it/news/2020-06-25.html con omissione di temi non prioritari o poco rilevanti