La moltiplicazione dei pani ha un nome nuovo: OGM
Con un occhio alle popolazioni povere, il Vaticano è sempre più a favore degli organismi geneticamente modificati. E gli Stati Uniti applaudono. Lo scrive l’ambasciatore Nicholson in un suo libro
di Sandro Magister
ROMA – Anche i libri possono diventare strumento di diplomazia. L’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Jim Nicholson, ha ripubblicato il suo volumetto di un anno e mezzo fa “Usa e Santa Sede: la lunga strada”, dopo averlo arricchito di una quarantina di pagine e di due prefazioni.Le due nuove prefazioni sono firmate la prima dal segretario di stato americano Colin Powell, e la seconda dall’ex ministro degli esteri vaticano, cardinale Jean-Louis Tauran. Quest’ultimo ha anche preso parte alla presentazione ufficiale del libro, mercoledì 31 marzo, alla Pontificia Università del Laterano.
Il precedente volume – pubblicato come il successivo in lingua italiana, per lettori in primo luogo vaticani – si fermava al 2002. Questo invece aggiorna il racconto a tutto il 2003.
Descrive quindi l’intera vicenda della guerra in Iraq, con le divergenze tra Vaticano e Casa Bianca e gli sforzi dell’amministrazione americana di convincere delle sue ragioni – politiche e ideali – i vertici della Chiesa cattolica. C’è un capitolo del libro, ad esempio, che ha come titolo: “La guerra giusta. Il ruolo centrale di sant’Agostino”, e riferisce della missione a Roma del politologo e teologo cattolico Michael Novak.
Il volume si chiude però evidenziando un riavvicinamento di posizioni tra gli Stati Uniti e il Vaticano, e non solo per quanto riguarda la gestione del dopoguerra in Iraq.
A conferma di questo rafforzato consenso cita il caso degli OGM, organismi geneticamente modificati.
L’ambasciatore Nicholson lamenta la vicenda dello Zambia nell’autunno del 2002, quando gesuiti e vescovi bloccarono l’invio in quel paese poverissimo di aiuti alimentari americani solo perché “contenenti una piccola percentuale di cibo biotecnologico”.
Ricorda le pressioni esercitate dall’amministrazione Bush sul Vaticano perché “scoraggiasse la propagazione, a opera di elementi di spicco della Chiesa o di gruppi a essa vicini, di informazioni errate”.
E apprezza l’apertura e l’equilibrio mostrati dalla Santa Sede nell’organizzare nel novembre 2003, tramite la Pontificia Commissione della Giustizia e della Pace, una conferenza internazionale in materia.
In effetti molti furono sorpresi dall’orientamento pro OGM di quella conferenza – i cui atti saranno presto pubblicati a cura del Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” dei Legionari di Cristo.
La conferenza uscì senza un documento conclusivo. Ma i discorsi del cardinale Renato Martino – personaggio facile alla polemica antiamericana e terzomondista – colpirono per l’interesse dato più ai benefici che ai rischi delle nuove coltivazioni biotecnologiche.
E ancor più orientati a fornire elementi di speranza, invece che di minaccia, furono i discorsi della maggior parte degli esperti, nei due giorni della conferenza.
In precedenza, sia la Pontifica Accademia per la Vita nel 1999, sia la Pontificia Accademia delle Scienze nel 2000 avevano dedicato agli OGM due studi collettivi, entrambi con giudizi fondamentalmente favorevoli. Ma questi documenti erano rimasti in ombra.
Molto più rumore avevano fatto invece le frequenti dichiarazioni di cardinali, vescovi, missionari fieramente avversi alle trasformazioni biotecnologiche, bollate come nemiche della natura e dell’uomo, col puntuale corredo di invettive contro i profitti delle multinazionali agricole.
Il cardinale Martino ha annunciato la preparazione di un documento col quale la Santa Sede “vestirà l’abito della Mater et Magistra” e si pronuncerà sul tema dal punto di vista suo proprio: religioso, etico-culturale e pastorale.
La pubblicazione di questo documento si prevede piuttosto lontana. Ma un giudizio sostanzialmente favorevole agli OGM è ormai consolidato, in Vaticano. Lo si è capito anche dalla cronaca della conferenza del novembre 2003 pubblicata da “La Civiltà Cattolica” nel suo quaderno del 20 marzo 2004.
La cronaca dà molto più spazio agli argomenti favorevoli agli OGM che a quelli contrari. La Santa Sede – scrive la rivista – spera fermamente che “gli OGM possano essere un’opportunità di bene e di sviluppo sociale soprattutto per i poveri del pianeta, per i quali, sull’esempio di Gesù Cristo, la Chiesa nutre un amore preferenziale”.
I due esperti che “La Civiltà Cattolica” cita con maggiore ampiezza sono, per la parte teologico-pastorale padre Gonzalo Miranda, decano della facoltà di bioetica del “Regina Apostolorum”, e per la parte d’ingegneria genetica il professor Giuseppe Bertoni, direttore dell’istituto di zootecnica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: quest’ultimo, in particolare, sostenitore agguerrito della bontà degli OGM.
Al contrario, la rivista cita solo in una nota a piè di pagina un altro relatore della conferenza, di tendenza opposta: il gesuita Roland Lesseps del “Kasisi Agricultural Training Center” di Lusaka, ispiratore, assieme al confratello teologo Peter Henriot, del rifiuto dello Zambia di ricevere aiuti alimentari OGM, nell’autunno del 2002.
Ogni articolo della “Civiltà Cattolica” è esaminato e approvato dalla segreteria di stato vaticana, prima d’andare alle stampe. Quindi riflette il pensiero dei vertici vaticani.
Un altro indizio di questo orientamento è stato, su “La Civiltà Cattolica” del 21 febbraio 2004, l’articolo di ben undici pagine col quale padre GianPaolo Salvini, direttore della rivista, ha recensito favorevolmente il più massiccio e documentato “j’accuse” di questi ultimi anni contro l’ecologismo apocalittico: il volume di Bjorn Lomborg “L’ambientalista scettico. Non è vero che la terra è in pericolo”, edito in Italia da Mondadori.
Ma ecco, qui di seguito, il capitolo del libro dell’ambasciatore Nicholson dedicato ai contatti tra Vaticano e Stati Uniti in materia di OGM:
La questione morale del cibo biotecnologico
[Da J. NICHOLSON, “Usa e Santa Sede: la lunga strada”, Roma, 2004, pp. 108-111]
Durante tutto il tempo dedicato all’Iraq, continuavo ad avere dialoghi diversi e fruttuosi con la Santa Sede su una questione morale, un tema vitale caro al mio cuore – quello relativo al nutrimento degli affamati.
Dal momento in cui ho conosciuto il potenziale rappresentato dal cibo biotecnologico per alleviare la malnutrizione e la fame, decisi di lavorare con la Santa Sede per cercare di far sentire la sua forte voce morale su questo tema, così come è stato fatto di recente a proposito del traffico degli esseri umani, nella conferenza del maggio 2002 su questo tema, organizzata dalla mia ambasciata con il sostegno del Vaticano.
La questione del cibo biotecnologico si mostrò in tutta la sua gravità nell’autunno del 2002, quando l’aiuto alimentare americano offerto tramite il World Food Program fu respinto dal governo dello Zambia in quanto poteva contenere una piccola percentuale di cibo biotecnologico. Un sacerdote gesuita si era adoperato in Zambia per incoraggiare il governo ad assumere questa posizione, e aveva influenzato via via i vescovi dello Zambia, così contribuendo alla confusione che metteva a rischio milioni di zambiani.
Il Summit mondiale sul cibo, tenutosi a Roma nel giugno del 2002, ha comunicato che 800 milioni di persone nel mondo sono denutrite e che ogni cinque secondi un bambino muore di fame. Il cibo, quando è necessario per sostenere la vita, diventa chiaramente una questione morale e perciò, pur riconoscendo che ogni stato ha il diritto sovrano di accettare o rifiutare l’assistenza di beni di prima necessità, gli Stati Uniti sostengono che ogni stato ha anche il dovere di assicurare che i suoi cittadini abbiano da mangiare a sufficienza.
In breve, riteniamo che il cibo sostenga la vita, che la vita sia preziosa, e che pertanto questa sia una questione morale, specialmente per chi invoca la “cultura della vita” come il Vaticano.
Alla luce del positivo giudizio espresso dalla Pontificia Accademia delle Scienze sul cibo biotecnologico, incoraggiai gli esponenti a condividerne le conclusioni con i vescovi e i nunzi nella maniera più ampia, per aiutare a superare la disinformazione che aveva paralizzato gli sforzi del World Food Program in Zambia.
Il segretario Powell ripropose la questione in un appello all’arcivescovo Tauran e, come risultato, la Santa Sede acconsentì a condividere più diffusamente e in modo completo le informazioni con le autorità religiose nei paesi interessati.
Dati i benefici che la biotecnologia può offrire al mondo in via di sviluppo, riteniamo che la voce morale della Santa Sede sulla sicurezza nel consumo dei cibi e sulla potenzialità di tali cibi per sconfiggere fame e malnutrizione possa aiutare a fugare le leggende sul cibo biotecnologico in tutto il mondo sottosviluppato.
La Santa Sede può inoltre scoraggiare la propagazione, a opera di elementi di spicco della Chiesa o di gruppi a essa vicini, di informazioni errate che mettono in pericolo le vite delle persone. Nel mondo ci sono troppe persone che soffrono la fame, i cui destini non dovrebbero essere tenuti ostaggio di grettezze politiche da parte di gente ben nutrita nei paesi sviluppati.
Significativamente, nel novembre 2003, la Santa Sede ha organizzato una conferenza internazionale, “Organismi geneticamente modificati, minaccia o speranza?”, manifestando sia un forte interesse ad essere meglio informata su questa insopprimibile questione morale, sia la volontà di studiare la potenzialità di tali cibi per alleviare la fame e la malnutrizione tra la gente più bisognosa al mondo.
Questo è solo un esempio di come gli Stati Uniti e la Santa Sede continuino a collaborare da vicino per migliorare il tenore di vita nel mondo. Proteggendo la santità della vita, promuovendo la dignità umana, sostenendo la causa della libertà, anche religiosa, suscitando l’attenzione sul traffico degli esseri umani o nutrendo chi nel mondo è affamato, la relazione, solida nelle sue fondamenta, tra gli Stati Uniti e la Santa Sede assicura che questi obiettivi comuni, che forgiano le nostre rispettive politiche estere, continueranno ad avere il primo posto tra le cose da fare a favore della dignità umana in tutto il mondo.
Gli Stati Uniti e la Santa Sede continueranno a condividere il palcoscenico internazionale negli anni a venire. Allo stesso modo le loro voci continueranno a regolare l’agenda internazionale. Anche se avremo quasi certamente delle differenze sul modo migliore di raggiungere alcune delle finalità che abbiamo in comune, il primato della dignità umana illuminerà la lunga strada di fronte a noi.
Mentre celebriamo il ventesimo anniversario delle nostre relazioni diplomatiche formali, sono fiducioso che il nostro dialogo meditato continuerà a migliorare la dignità del genere umano e continuerà ad alimentare il desiderio comune che ogni persona, a prescindere dalla razza, dal colore o dal credo, possa vivere in pace in una società libera e possa far fruttare i talenti che Dio gli ha donato.
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Il libro:
Jim Nicholson, “USA e Santa sede: la lunga strada”, Edizioni 30 Giorni, Roma, 2004, pp. 128.
Il libro è fuori commercio. Per averlo, la richiesta va indirizzata alla rivista che ne ha curato la pubblicazione:
> “30 Giorni”
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Sulla precedente edizione dello stesso libro:
> L’ambasciatore Usa in Vaticano: “Dopo l’11 settembre il papa mi disse…” (13.11.2002)
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Gli interventi, in italiano e in francese, del cardinale Renato Martino al seminario di studio sugli OGM organizzato in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace il 10-11 novembre 2003:
> “OGM: minaccia o speranza?”
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Quanto al documento sugli OGM della Pontificia Accademia delle Scienze, esso è stato prodotto nel quadro della sua sessione plenaria del 10-13 novembre 2000. Trovi il file del documento, in inglese, al n. 099 della lista delle pubblicazioni dell’Accademia, sotto il titolo generale “Science and the Future of Mankind. Science for Man and Man for Science”. Lo studio è alla pagina 516 del dossier:
> “Study-Document on the Use of ‘Genetically Modified Food Plants’ to Combat Hunger in the World”
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Gli articoli della “Civiltà Cattolica” sopra citati:
Giovanni Marchesi S.I., “Gli OGM: minaccia o speranza per l’umanità?”, n. 3690, 20 marzo 2004, pp. 586-595;
GianPaolo Salvini S.I., “Il mondo è in pericolo?”, n. 3688, 21 febbraio 2004, pp. 394-404.
Il link alla rivista:
> “La Civiltà Cattolica”
Un passaggio dell’articolo di padre Marchesi:
“Interrogandosi sulla opportunità e sul rapporto costi/benefici degli organismi transgenici, [il professor Giuseppe Bertoni] ha indicato alcune delle loro numerose potenzialità, di grande portata per il bene dell’uomo e anche – ‘contrariamente a quanto pensano i detrattori’ – per l’ecosistema: minor ricorso ai pesticidi, possibilità di sfruttare aree povere e secche, riduzione delle aree necessarie per le coltivazioni, adeguamento dei prodotti a esigenze nutrizionali dell’uomo. Di qui il monito: ‘Guai a chi si assume la responsabilità di far perdere opportunità tanto importanti per la promozione umana’. […] Questa sembra essere la prospettiva indicata da un documento di studio della Pontificia Accademia delle Scienze (2001) sull’uso delle piante transgeniche per combattere la fame nel mondo: ‘Fare l’uso migliore di queste nuove tecnologie e realizzare le opportunità di nuova gestione agricola che esse creano è una sfida morale per gli scienziati e i governi in tutto il mondo’”.
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Gli atti, in inglese, della conferenza organizzata dall’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, col sostegno del Vaticano, sul traffico umano “schiavitù del XXI secolo”, tenuta nel 2002 alla Pontificia Università Gregoriana di Roma:
“Stop Trafficking in Human Beings: Together Is Possible. Proceedings of the International Conference ‘21st Century Slavery – The Human Rights Dimension to Trafficking in Human Beings’, May 15-16, 2002”, > Franco Angeli, Milano, 2003, pp. 354, euro 24,50.