Cristiani perseguitati in Asia. Anche i buddisti stanno col nemico
In sei stati dell’Asia in cui sono maggioranza, i buddisti collaborano a reprimere le altre religioni. Lo documenta il Rapporto 2004 dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre
di Sandro Magister
ROMA – In Occidente il buddismo è sinonimo di pace, compassione, saggezza, fratellanza ecumenica. Così come avviene per la sua figura più nota, il Dalai Lama.In più il buddismo ha fama di religione perseguitata, e il Tibet ne è l’emblema.
Ma a leggere l’ultimo Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo reso pubblico a Roma il 25 giugno 2004 dall’Aiuto alla Chiesa che Soffre, balza evidente un dato di segno opposto.
In quasi tutti gli stati dell’Asia dove il buddismo è maggioranza, infierisce la repressione religiosa. E questa colpisce tutte le religioni che non siano il buddismo.
Il caso più clamoroso è forse quello del Myanmar, lo stato che in passato aveva nome Birmania. Sul numero di giugno del mensile americano “Crisis” è uscito un reportage di Benedict Rogers che dà conto dell’implacabile persecuzione delle minoranze cristiane e musulmane, con tanto di conversioni forzate al buddismo.
Dal dipartimento di stato americano il Myanmar è classificato tra i sei peggiori oppressori al mondo della libertà religiosa. In un’altra classifica sulle persecuzioni dei cristiani, curata da Open Doors, figura al terzo posto un altro stato a dominante buddista, il Laos.
Ecco qui di seguito una rassegna in ordine alfabetico degli stati dell’Asia nei quali il buddismo è religione prevalente. Con cenni sulla situazione religiosa di ciascuno, ripresi dal Rapporto 2004 dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre.
BUTHAN
Culto pubblico, evangelizzazione e proselitismo religioso sono illegali se compiuti da non buddisti. Nelle due versioni Ningmapa e Kagyupa il buddismo modella la politica e per un buddista è illegale convertirsi al cristianesimo. Nel paese possono essere introdotti soltanto testi religiosi buddisti. Nessun insegnamento religioso diverso è consentito nelle scuole. Quindicimila induisti sono stati espulsi dal sud del paese nella confinante India e il governo ha attuato nella regione un programma di insediamento forzato di butanesi buddisti.
CAMBOGIA
Il primo ministro Hun Sen dichiara d’apprezzare il lavoro dei missionari stranieri. Tuttavia una recente ripresa del nazionalismo – strettamente connesso con il buddismo che è la religione di stato – ha reso più difficile la vita di cristiani e musulmani, presenti soprattutto in aree rurali. Nel luglio 2003 un centinaio di buddisti hanno attaccato una chiesa a Kok Pring, nel sud-est del paese, durante la funzione domenicale, incolpando i cristiani di una siccità che durava da tre anni. Particolarmente critica è la situazione per i cristiani Montagnard fuggiti in Cambogia dal Vietnam. Il governo cambogiano dà loro la caccia e li riconsegna alla polizia vietnamita, che li mette in prigione.
LAOS
Il governo comunista, al potere dal 1975, ha dichiarato espressamente di voler eliminare i cristiani, perché considera il cristianesimo una violazione dei costumi laotiani e una “religione straniera imperialista” appoggiata da interessi politici occidentali e americani. I cristiani sono quindi considerati sovversivi e nemici dello stato. La persecuzione colpisce in particolare i cristiani dell’etnia Hmong, convertiti da missionari protestanti americani. Il buddismo theravada è l’organizzazione religiosa più importante del paese e dà l’impronta alla vita pubblica, soprattutto delle aree rurali. Non è religione di stato, ma il governo lo favorisce come elemento caratterizzante della nazione e sempre più di frequente inserisce rituali buddisti nelle manifestazioni statali. Il proselitismo ad opera di altre religioni è fortemente ostacolato. Si registrano casi di forzata abiura dalla fede cristiana, con la prigione per chi rifiuta.
MONGOLIA
La costituzione garantisce la libertà religiosa e il governo generalmente la rispetta, ma vi sono ostacoli al proselitismo e difficoltà per la registrazione e l’ottenimento dei permessi per lo svolgimento dell’attività religiosa. Il buddismo – di tipo lamaista tibetano – non è religione di stato, ma viene considerato parte integrante della vita della nazione e ha acquisito supremazia e vantaggi rispetto alle altre religioni.
MYANMAR
È governato dal 1962 da un regime militare comunista, incurante della vittoria elettorale nel 1990 del partito democratico d’opposizione guidato da Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace. Il buddismo theravada praticato dalla maggioranza della popolazione non è religione di stato, ma il governo lo controlla e favorisce, mentre perseguita le minoranze cristiana e musulmana. Le scuole cattoliche sono state confiscate dallo stato e i cristiani non possono accedere a ruoli dirigenti. I cristiani appartengono in prevalenza alle popolazioni Chin, Kachin e Karen, tra le quali sono attivi movimenti indipendentisti. Molti sono fuggiti in Thailandia e in India, dove vivono in campi profughi. Nella regione dei Chin le croci sulle montagne, espressive della loro fede, sono state tutte abbattute, spesso sostituite da pagode. I cristiani sono obbligati a versare una tassa annuale per sostenere la religione buddista e, se si convertono, ottengono privilegi: tra l’altro l’esenzione dai lavori forzati a servizio dell’esercito, ai quali sono costretti periodicamente. Le Bibbie sono vietate e così le riunioni all’infuori delle liturgie domenicali, che a loro volta sono spesso disturbate o interrotte. Molti bambini cristiani sono portati lontano dalle famiglie e internati in monasteri buddisti.
SRI LANKA
Nello Sri Lanka dove i buddisti sono quasi il 70 per cento – scrive il rapporto 2004 dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre – “il cristianesimo è percepito come un’imposizione coloniale e la condizione dei cristiani si sta rapidamente deteriorando”. L’ingresso nel paese di nuovi pastori e sacerdoti – soprattutto gesuiti, banditi da più di trent’anni – è fortemente ostacolato. La reazione anticristiana si esprime anche in forme violente e prende di mira soprattutto le comunità evangelical e pentecostali. I monaci buddisti, specie nelle zone rurali, guidano gli assalti a chiese, scuole, pastori e fedeli, con distruzioni e massacri, e sfilano in cortei di protesta contro “la diabolica cospirazione delle forze cristiane per convertire e corrompere la nazione”. Nell’agosto del 2003 la corte suprema ha stabilito che la costituzione vieta il proselitismo. In settembre, il governo ha ordinato di chiudere tutte le scuole cattoliche di formazione superiore.
THAILANDIA
I buddisti sono l’85 per cento della popolazione e il buddismo theravada è di fatto la religione di stato. Ma la libertà per tutte le religioni è garantita dalla legge e la sua pratica rispettata. Buoni progressi si sono registrati anche nei confronti della minoranza musulmana, specie dopo la nomina nel 2002 del musulmano Wan Nor Muhamad Matha a ministro degli interni.
VIETNAM
Sono sei le religioni autorizzate: buddismo, cattolicesimo, protestantesimo, islam, Hoa-hao e Cao-dai. Ma su ciascuna il controllo governativo è fortissimo, spesso accompagnato da vere e proprie persecuzioni, con arresti di fedeli e distruzione di chiese e templi. La consistente minoranza cristiana, più dell’8 per cento della popolazione, è particolarmente vessata, per motivi religiosi ed etnici (è il caso delle popolazioni Montagnard e Hmong). Ma anche il buddismo, che è la religione più diffusa, seguita dal 50 per cento dei vietnamiti, subisce pesanti restrizioni. Il suo leader più autorevole, Thic Huyen Quang, è agli arresti domiciliari dal 1982.
Da questo inventario si ricava che su otto stati dell’Asia a maggioranza buddista uno solo – la Thailandia – assicura una sostanziale libertà religiosa a tutte le fedi e un altro – il Vietnam – le perseguita tutte, buddismo compreso.
Negli altri sei stati il buddismo è parte più o meno integrante di regimi che reprimono le altre religioni.
Questo è il link all’Aiuto alla Chiesa che Soffre, l’organismo cattolico internazionale fondato nel 1947 dal monaco premostratense belga Werenfried van Straaten, la cui sezione italiana pubblica a Roma ogni anno un Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, stato per stato:
> Aiuto alla Chiesa che Soffre
E questo è il reportage di Benedict Rogers sulla persecuzione religiosa in Myanmar, uscito sul numero di giugno 2004 del mensile degli Stati Uniti “Crisis”, diretto da Deal Hudson:
> Faith Unbroken: Persecuted Christians In Burma
Rogers lavora per il Christian Solidarity Worldwide, un’associazione per i diritti civili con base a Londra. Il suo ultimo libro è “Land Without Evil: Stopping the Genocide of Burma’s Karen People”, Monarch Books, 2004.
Per informazioni aggiornate sulla situazione religiosa nei paesi dell’Asia sopra menzionati, vedi l’agenzia “AsiaNews” diretta da padre Bernardo Cervellera, con vari lanci quotidiani in italiano, inglese e cinese:
> AsiaNews
Vedi pure l’agenzia norvegese “Forum 18” specializzata nel documentare le libertà religiose violate:
> Forum 18
Gli annuali rapporti sulla libertà religiosa nel mondo pubblicati dal dipartimento di stato degli Stati Uniti:
> U.S. Department of State. International Religious Freedom