(l’Espresso) L’alleanza con l’America necessaria e naturale

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Promemoria per il Vaticano: dall’alleanza con l’America non si scappa
Un libro dell’esperto di fiducia del cardinale Ruini dà una lezione d’atlantismo ai politici del Vecchio Continente. E anche a quelli della Santa Sede

di Sandro Magister

ROMA – Con puntuale tempismo, pochi giorni dopo che Stati Uniti ed Europa si sono riavvicinati votando assieme all’Onu la risoluzione 1515, è uscito in Italia un libro che nel titolo e nella tesi suona proprio così: “L’alleanza inevitabile. Europa e Stati Uniti oltre l’Iraq”.

L’autore è Vittorio Emanuele Parsi. Insegna geopolitica all’Università Cattolica di Milano e all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Ha pubblicato testi universitari assieme al collega americano G. John Ikenberry e organizza periodici seminari, a Firenze, con gli studiosi della Georgetown University – dei gesuiti – e di altre università degli Stati Uniti.

Ma in più fa parte del think tank del cardinale Camillo Ruini, presidente della conferenza episcopale italiana. È editorialista del quotidiano della Cei “Avvenire”. E sul dopo 11 settembre, sulla guerra in Iraq, sulla politica dell’amministrazione Bush, sul ruolo di Francia e Germania, su Israele, ha spesso sostenuto tesi non conformi a quelle in uso in Vaticano e tra le gerarchie della Chiesa.

Anche questo suo nuovo libro è fuori linea. Se uno lo confronta con i pronunciamenti dei vertici vaticani nell’ultimo anno – le parole dei cardinali Angelo Sodano, Jean-Louis Tauran, Renato Martino, Roger Etchegaray, Pio Laghi – trova davvero pochissimi elementi comuni, che non siano i generali aneliti a pace, libertà e giustizia.

Parsi è un deciso assertore della fine del sistema di relazioni internazionali che ha regolato il mondo da Westfalia alla guerra fredda, per più di tre secoli. Siamo entrati, scrive, in una “età dell’incertezza”. Dove ogni sottosistema ha regole proprie, e l’Asia assomiglia all’Europa dell’Ottocento, e il Medio Oriente risponde a una logica precedente alla stessa Westfalia con guerre che sono ancora di religione, e la nuova minaccia del terrorismo globale non s’identifica né in uno Stato, né in un territorio ma in qualche modo riprivatizza la guerra.

Se però gli Stati Uniti, a giudizio di Parsi, sono all’avanguardia nella percezione del nuovo disordine mondiale, per quanto discutibili siano le risposte adottate, non altrettanto lo è l’Europa. Parsi dice di sottoscrivere “solo a metà” quanto Robert Kagan ha sostenuto su ciò che divide Stati Uniti ed Europa, come Marte da Venere. Ma ha già di suo forti argomenti per sottoporre a critica serrata la “vecchia” visione che ancora prevale in Europa, in particolare in Francia e in Germania.

E il Vaticano ricade di fatto sotto questa stessa critica: prigioniero com’è della “contrapposizione manichea tra diritto della forza e forza del diritto” (slogan caro a Tauran), del tabù che la democrazia non si possa esportare, della Realpolitik secondo cui la stabilità internazionale deve prevalere sulla liberazione degli oppressi, dell’inviolabilità dei confini degli Stati nonostante la saltuaria approvazione di guerre “umanitarie”, della consacrazione dell’Onu come sola istanza di legittimazione degli interventi armati.

Parsi non concentra direttamente le sue critiche sul Vaticano. Ma nelle pagine corrosive che dedica al movimento pacifista, anche cattolico, non si trattiene dall’associarvi quei “prelati che inclini a subire il fascino delle folle in marcia si lanciano in improbabili anatemi, così rischiando di offuscare la limpidezza della posizione papale”.

Non nel pacifismo incapace di pensare una reale alternativa alla guerra, ma piuttosto nella scelta “eticamente responsabile” di un Tony Blair “che privilegia la lotta alla resa” Parsi riconosce l’impronta di un forte senso morale.

E dà ragione alla cattolica Polonia che, alla vigilia della guerra in Iraq, “messa di fronte al dilemma tra Vaticano e Stati Uniti, cioé le due potenze alle quali maggiormente doveva la sua raggiunta libertà, ha scelto l’America”.

Parsi nulla concede all’antiamericanismo largamente diffuso nella Chiesa. Critica gli eccessi unilaterali, “nella sostanza e nella forma”, dell’amministrazione Bush, ma rovescia la tesi di chi li riconduce a una sorta di malattia genetica della nazione americana. Le pagine sulla nascita degli Stati Uniti e il raffronto con la parallela vicenda europea sono tra le più affascinanti del libro. Non l’isolazionismo, ma “la fede nell’eccezionalità dell’America è la vera costante della politica estera americana in tutte le epoche”.

Nati in opposizione al Vecchio Continente in nome della propria libertà e della democrazia, gli Stati Uniti si riavvicinano all’Europa quando anche qui, nel Novecento, le democrazie si affermano. Ma oggi a sua volta l’Europa è percorsa dalla tentazione di isolarsi e sottrarsi agli Stati Uniti, di cui non sopporta l’egemonia.

E invece no. La tesi di Parsi è che tra le due sponde dell’Atlantico “l’alleanza è inevitabile”. Se l’Europa ha la fortuna di vivere nel suo “paradiso kantiano regolato dalle norme e non dalla forza” è perché “qualcun altro fa il lavoro sporco del mantenimento della sicurezza”. L’Europa non può illudersi di estendere nel mondo le regole d’una convivenza pacifica rinunciando all’uso della forza: perché “per promuovere e difendere il bene è necessario resistere al male, anche combattendo”.

Scrive Parsi: “Se ciò che ci preme non è un ordine mondiale qualsiasi ma un ordine giusto, quello tra Europa e Stati Uniti rappresenta il solo multilateralismo possibile, fondato su quei principi di libertà che non possono essere soggetti a trattativa. A mano a mano che altri stati accedono alla piena adesione a questi valori, l’allargamento del multilateralismo diventerà moralmente obbligatorio. Ma alla condivisione dei valori deve affiancarsi la volontà e la capacità di condividere la sicurezza complessiva del sistema internazionale. E qui spetta soprattutto all’Europa farsi avanti. Questa è la sola alternativa sia a un esasperato unilateralismo americano, sia all’ormai insostenibile finzione legalistica dell’eguaglianza di tutti gli stati”.

Notazione, quest’ultima, riferita anche all’Organizzazione delle nazioni unite, alla quale Parsi riserva pagine molto critiche. Ancora una volta distanziandosi dal Vaticano.

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Il libro:

Vittorio Emanuele Parsi, “L’alleanza inevitabile. Europa e Stati Uniti oltre l’Iraq”, > Università Bocconi Editore, Milano, 2003, pagine 198, euro 14,00.