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Da Monte Cassino a Bruxelles. La guerra santa di Giovanni Paolo II
Per papa Wojtyla, il sangue versato nel 1944 dai soldati polacchi cristiani ed ebrei deve segnare la nuova costituzione d’Europa. L’identità religiosa del continente va anche oggi difesa “a costo della vita”

di Sandro Magister

 ROMA – Martedì 18 maggio Giovanni Paolo II ha dato udienza al presidente della Polonia, Aleksander Kwasniewski. E gli ha rivolto un breve ma sconvolgente discorso: di quelli pensati e scritti personalmente da lui.

Nel discorso, il papa ha preso spunto dal sessantesimo anniversario della battaglia di Monte Cassino, nell’Italia centrale attorno alla storica abbazia benedettina: battaglia combattuta e vinta nel 1944, contro l’armata tedesca, dalle truppe alleate, tra le quali c’erano molti soldati polacchi (vedi foto).

Da questo avvenimento, Giovanni Paolo II ha tratto due lezioni: sulla guerra e sull’Europa.

SULLA GUERRA

La prima lezione che il papa ha tratto dalla battaglia di Monte Cassino è un capitolo di teologia della storia applicata a un fatto di guerra concreto. Che Giovanni Paolo II non sia mai stato un “pacifista” si sa, l’ha ribadito lui stesso più volte. Per lui c’è guerra e guerra. A una guerra che giudica sbagliata egli è capace di opporsi con estremo vigore: e l’ha fatto, nel 2003, contro la guerra in Iraq. Ma a una guerra che ritiene giusta egli non esita a dichiarare il suo appoggio e a dirne le ragioni. E l’ha fatto a proposito della battaglia di Monte Cassino, nel discorso al presidente Kwasniewski.

Queste le testuali parole del papa:

“Ogni polacco ricorda con orgoglio quel combattimento che, grazie all’eroismo dell’esercito comandato dal generale Anders, aprì agli alleati la strada per la liberazione dell’Italia e per la sconfitta degli invasori nazisti. Al cimitero militare di Monte Cassino si trovano tombe sulle quali furono poste croci latine e greche, e anche lapidi con la stella di Davide. Lì riposano gli eroi caduti, uniti dall’ideale di lottare per ‘la nostra e la vostra libertà’, che comprende in sé l’amore per la propria patria, ma anche la sollecitudine per l’indipendenza politica e spirituale di altre nazioni. Tutti sentirono il dovere di opporsi ad ogni costo non soltanto alla sopraffazione dei singoli e delle nazioni, ma anche al tentativo di annientare le loro culture e la loro identità spirituale”.

L’indomani, mercoledì 19 maggio, nella settimanale udienza pubblica, Giovanni Paolo II ha ridetto e sviluppato gli stessi pensieri salutando i pellegrini polacchi presenti.

SULL’EUROPA

Ma ancor più folgorante è stata la seconda parte del discorso del papa al presidente Kwasniewski. Dal sangue versato a Monte Cassino Giovanni Paolo II ha tratto una lezione per l’Europa di ieri e di oggi:

“Parlo di questo per ricordare che, nell’arco di secoli, il patrimonio culturale e spirituale dell’Europa fu formato e difeso perfino a costo della vita da coloro che confessarono Cristo e da coloro che nel loro credo religioso si richiamano ad Abramo. Sembra che il ricordo di ciò sia necessario nel contesto delle fondamenta costituzionali dell’Unione Europea, nella quale recentemente è stata inserita anche la Polonia. Il sangue dei nostri connazionali versato a Monte Cassino è oggi un forte argomento nella discussione su quale forma spirituale dare all’Europa. La Polonia non può dimenticarlo e non può far a meno di ricordare ciò a coloro che, nel nome della laicità delle società democratiche, sembrano dimenticare il contributo del cristianesimo nell’edificazione della loro propria identità”.

Da queste parole del papa si ricava che:

– l’identità spirituale dell’Europa va anche oggi difesa “perfino a costo della vita”;

– questa identità è insieme ebraica e cristiana, così come cristiani ed ebrei sono coloro che nella storia l’hanno formata e difesa, anche con le armi;

– e questa identità va riaffermata con forza di fronte a chi la vorrebbe oggi cancellare “nel nome della laicità delle società democratiche”.

Il papa non lo dice con parole esplicite, ma l’allusione alle discussioni in corso sulla nuova costituzione d’Europa è trasparente.

Dal 1 maggio, da quando la Polonia e altri paesi dell’est sono entrati a far parte dell’Unione Europea, il Vaticano ha intensificato le sue pressioni sui governi perché nel preambolo della nuova costituzione entri un richiamo esplicito all’identità ebraico-cristiana del continente.

Fino a marzo i paesi sui quali il Vaticano faceva leva erano soprattutto la Spagna e l’Italia. Oggi, perduta la Spagna, sono l’Italia e la Polonia.

La Polonia ha proposto che, se non nel preambolo della nuova costituzione, il richiamo all’identità religiosa dell’Europa sia espresso almeno in una dichiarazione allegata, sul modello della dichiarazione diffusa da “Znak” nel 2003, con primo firmatario l’ex primo ministro Tadeusz Mazowiecki.

“Znak”, che vuol dire “segno”, è il nome della rivista culturale di Cracovia sulla quale Karol Wojtyla scriveva e con la quale è tuttora in amicizia.

Così inizia, nella versione inglese originale, la dichiarazione di “Znak” che fa da modello:

“We, Europeans, aware of the richness of our heritage, drawing from the wealth of Judaism, Christianity, Islam, Greek philosophy, Roman law, and humanism with both religious and non-religious roots…”.

Ma più ancora che dalla new entry Polonia, è dall’Italia – socio storico dell’Unione Europea – che le autorità vaticane si aspettano un’iniziativa capace di andare a segno.

Il papa e la segreteria di stato sono convinti che se l’Italia ponesse come condizione “irrinunciabile” dell’approvazione dell’intera nuova carta d’Europa la menzione delle radici ebraico-cristiane, molti altri governi aderirebbero e alla fine anche la laicissima Francia – oggi più interessata di ieri al rapido varo del testo – potrebbe dare il via libera.

Il governo italiano pare ben disposto a svolgere questa azione, a giudizio delle autorità vaticane. Più fredda appare invece “la Farnesina”, la burocrazia del ministero degli esteri.

Questa la diplomazia. Ma come spesso è suo stile, Giovanni Paolo II è andato molto oltre, nel discorso al presidente della sua Polonia.

Come “forte argomento nella discussione su quale forma spirituale dare all’Europa” ha gettato in faccia ai governi nientemeno che “il sangue dei nostri connazionali versato a Monte Cassino”.

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Il testo integrale del discorso del papa al presidente Kwasniewski, in polacco e nella versione italiana:

> Udienza al presidente della Repubblica di Polonia, 18 maggio 2004

Il saluto ai pellegrini polacchi, nell’udienza pubblica di mercoledì 19:

> L’udienza generale, 19 maggio 2004

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Il testo integrale, in inglese, polacco, francese, tedesco e ceco, della dichiarazione di “Znak”, nel sito della Fondazione per la Cultura Cristiana di Cracovia:

> European Declaration, August 13, 2003