Newsletter del 15 Novembre 2007 de "il Timone"
TIFOSO UCCISO, E LA CHIESA?
Non entriamo nel merito dell’omelia, perché siamo certi che – come solito – i giornalisti hanno scelto solo brevi passaggi più facilmente “vendibili” all’opinione pubblica. Eppure quel chiedere giustizia umana – più che legittimo – forse andava spiegato esplicitamente visto che la folla che partecipava, in gran parte associa al termine giustizia l’idea della vendetta, come si è visto all’uscita del feretro. Sì, è vero, il parroco ha anche detto che la giustizia non deve essere vendetta, ma in fondo non sono le stesse cose che aveva già detto il presidente Napolitano? Siamo sicuri che alla voce “giustizia” noi cattolici non abbiamo nulla di originale da suggerire? Che senso ha il sacrificio in croce di Gesù se è soltanto per ripetere ciò che un laicissimo presidente della Repubblica ha già detto? E che enorme fastidio quegli applausi durante l’omelia: cinque volte, ci dicono i cronisti. L’omelia come un comizio, un discorso pubblico qualsiasi.
E se il parroco avesse detto qualcosa di sgradito, sarebbero stati legittimi anche i fischi, visto che la platea – data la situazione è giusto chiamarla così – ha diritto ad esprimere la sua opinione? E qui chiediamo ai nostri vescovi: visto che fedeli e parroci sembrano incapaci di capire la differenza tra la spiegazione della Parola di Dio e una qualsiasi conferenza, non sarà il caso di imporre la proibizione degli applausi durante le cerimonie liturgiche, inclusi battesimi e matrimoni? Almeno forse qualcuno si porrebbe qualche domanda e sarebbe aiutato a comprendere meglio il senso dell’evento che si sta celebrando.
Si potrebbe andare avanti, ma una cosa è importante cogliere: in questo sfacelo evidente della nostra società, in cui anche le massime istituzioni hanno alzato bandiera bianca e la gente è disorientata e avvilita, soltanto la Chiesa può indicare la strada e ricostruire un popolo. E’ deprimente lo spettacolo di cattolici – ordinati o meno – che si piegano alla cultura dominante, alla legge del più forte, magari gratificati da qualche applauso. Dobbiamo prendere coscienza del tesoro che ci è stato donato e dobbiamo fare in modo che fruttifichi, per amore di Gesù e della gente che egli ci ha messo intorno. Soltanto la ripresa di questa coscienza potrà evitare lutti peggiori a questo popolo.