(il Timone) Il Sillabo documento profetico

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Siamo nell’Anno del Signore 2004 ma ancora certi temi sono intoccabili.
Meglio: appannaggio esclusivo di una fazione, e guai a chi glieli tocca.
Eppure, riscrivendo la storia, che male si fa?
Forse che il lavoro dello storico non è un continuo revisionismo (parola di uno che se ne intende, Franco Cardini)?
Del resto, si fa un piacere anche – perché no – ai comunisti, i quali a volte paiono non conoscere bene neanche la loro, di storia.

Ricordo, infatti, che il quotidiano Liberazione, in un
articolo del 25 agosto 2000 dedicato a Pio IX, per ben
due volte datava la Comune di Parigi al 1848 e non,
come si sa dalla scuola dell’obbligo, al 1871.
Il quotidiano in questione doveva essersi confuso a
furia di gironzolare attorno al Manifesto del partito
comunista, quello di Marx-Engels, uscito a Londra, si,
nel 1848.
Ma in sordina.
E ancora clandestinamente cominciò a circolare durante
la sanguinosa rivolta della Comune di Parigi, appunto
nel 1871, ventitré anni dopo.
Insomma, per buona parte dell’Ottocento nessuno seppe
quasi niente di quel documento.

Invece tutti sapevano tutto di un altro documento, il
Sillabo di Pio IX, pubblicato nel 1864.
Era, se cosi si può dire, il «Manifesto» della Chiesa,
l’ultimo grido di avvertimento dell’ultimo papa-re al
suo gregge universale.

Anch’esso di dimensioni molto ridotte, avvisava i
credenti che il «sol dell’avvenire» si sarebbe rivelato
puro veleno.
Infatti, il secolo successivo, per noi appena concluso
(ma solo sul calendario), è stato autorevolmente e
insospettabilmente definito «il secolo breve», «il
secolo del male», «il secolo dei martiri», «il secolo
dei genocidi», «il secolo dei totalitarismi».

Il Sillabo fu veramente profetico; il Manifesto no.

Eppure, ancora oggi, il primo continua ad essere
ricoperto di insulti; il secondo, rimpianto.
Sì, rimpianto, perché non sono pochi i cosiddetti
liberali che seguitano a proclamarlo «generoso», «di
alti ideali» ma «tradito».

Il che induce a sospettare che nessuno ha mai letto
né l’uno né l’altro.
Altrimenti ci si sarebbe accorti che il Sillabo metteva
in guardia contro il comunismo fin dal 1864.
Ripeto: 1864.
Più profetico di cosi…

Allora, ritengo opera altamente meritoria riprendere
in mano il passato, rimeditarlo, proporlo al dibattito.
Tuttavia, vi sarete accorti anche voi che i cultori
della “tolleranza” perdono facilmente le staffe quando
in discussione ci sono le loro idee e posizioni.
Più cerchi di invitarli al dialogo e più ti rispondono
con invettive.

Due «grandi vecchi» del nostro giornalismo, per esempio,
al tempo del raduno giovanile cattolico di Tor Vergata
nel 2000 (i cosiddetti «papa-boys») mandarono lo stesso
tipo di “avvertimento” al pontefice: badasse bene a
distinguere tra quei giovani e quelli del movimenti tipo
Comunione e Liberazione.
I primi andavano bene, visto che pregavano e basta.
I secondi no, perché si permettevano di discutere idee.

Le quali idee andavano lasciate – cela va sans dire –
solo al politically correct, cioè a loro.
Guai a quanti osano avventurarsi nelle pieghe della
storia patria senza il permesso degli Anziani.

Ora, ci sono alcuni di questi che hanno decretato
l’eterno ostracismo per mezza Italia, quella che
perdette la guerra civile del Risorgimento.
Dopo aver perso quella napoleonica.
E prima di aver perso anche quella resistenziale.
Questa mezza Italia deve continuare a star zitta,
sennô giù legnate.

Pio IX non era polacco, era italiano.
Doveva dire al piemontesi: prego, accomodatevi e
pigliatevi lo Stato pontificio, Roma compresa.
Cosi, sarebbe stato nel «senso della storia».
Come se Roma fosse stata sua.
E come se la cosiddetta Questione Romana fosse una
faccenda meramente politica.

Invece era religiosa, e se ne accorse anche un
insospettabile come Proudhon, il patriarca dei
rivoluzionari, il teorico che gridava «la proprietà è
un furto» e «Dio è il male».
Ebbene, cosi scriveva Proudhon: «Deponete i papi dal
loro trono temporale ed il cattolicesimo degenera in
protestantesimo, la religione di Cristo si discioglie
in polvere. Coloro i quali dicono che il papa allora
sarà meglio ascoltato quando si occuperà esclusivamente
degli affari del cielo, coloro o sono politici di mala
fede che si studiano di mascherare con la devozione
delle parole l’atrocità dell’azione, o cattolici
imbecilli, non atti a comprendere che nelle cose della
vita il temporale e lo spirituale sono solidali, come
appunto l’anima e il corpo».

Insomma, Proudhon aveva perfettamente compreso qual
fosse la posta in gioco.
E anche Pio IX.
Infatti, oggi come oggi, uno Stato indipendente il Papa
ce l’ha.
Piccolo, infinitesimo, ma tale da impedirgli di
diventare il cappellano di chiunque, come già fu al
tempo di Filippo il Bello e dei settant’anni della
cosiddetta Cattività Avignonese.
Che costô la pelle ai Templari.

Uno dei «grandi vecchi» di cui abbiamo detto era
Montanelli, prolifico divulgatore di storia.
A proposito delle ottanta proposizioni condannate dal
Sillabo, cosi ne “L’Italia del millennio. Sommario di
dieci secoli di storia” (Rizzoli, 2000) scriveva:
«Tra esse la libertà d’espressione, di religione e di
culto, e alcune tra le maggiori conquiste scientifiche»
(p. 340).
Peccato che, nel Sillabo, di «conquiste scientifiche»
non se ne nomini neanche una, occupandosi quel documento
solo di idee.

Si conferma, insomma, ancora una volta l’assunto: il
Sillabo l’hanno letto in pochissimi, e ancor meno sono
quelli che ci hanno riflettuto sopra.
L’avessero fatto, avrebbero scoperto che quel vituperato
elenco di idee inaccettabili per la Chiesa aveva ragione.
Eccome.

Rino Cammilleri
http://www.rinocammilleri.it/

(c) il Timone n. 32, Aprile 2004
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