(il Timone) Cosa leggere?

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Cammilleri: centro di gravita’ permanente Sono molti i giovani che mi chiedono consigli su come
orientarsi in una libreria.
Se uno è cattolico e sente l’esigenza di documentarsi,
aggiornarsi, farsi una cultura, come può districarsi nell’alluvione
di titoli continuamente sfornati?
D’altra parte, dati i tempi che corrono, neanche le librerie
cosiddette “cattoliche” offrono garanzie al riguardo.

In effetti, la questione non è di poco conto, visto che un
libro non è un cd: quest’ultimo, nei negozi che ne vendono,
lo puoi preventivamente sentire in cuffia e, se il contenuto
non è pienamente soddisfacente, non comprarlo.
Ma un libro costa anche di più, né puoi leggerlo prima di
acquistarlo.
Certo, ci sono le biblioteche pubbliche, ma anche il tempo è
denaro e per leggere un intero libro ci vogliono a volte
settimane.

Noi, apologeti del “Timone”, non abbiamo questo problema
perché siamo “addetti ai lavori”, abbiamo cioè esperienza
(alcuni di noi anche pluridecennale) di testi e autori.
Ma va detto che non avremmo potuto neanche farla, l’esperienza,
senza una bussola, ciò che il cantautore Franco Battiato in
un suo famoso motivetto definiva “centro di gravità
permanente”: Ricordate? Cerco un centro di gravità
permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose,
sulla gente.

Già, l’uomo contemporaneo è un fuscello che ogni vento
sbatte di qua e di là, senza posa.
Assediato dalle opinioni dei sofisti, una diversa dall’altra,
galleggia nel mare magnum del pluralismo ideologico moderno
senza peso e senza direzione.
E’ stato convinto che essere scettici è meglio che avere
certezze (che è come dire che una mongolfiera priva di
timone è meglio di un aereo), così si aggrappa all’unica
cosa sicura che ha: i suoi istinti e le sue voglie.
Finchè non cambiano anche questi, naturalmente.
O finchè malattia e vecchiaia non sopraggiungano.

Noi cattolici, invece, il centro di gravità permanente lo
abbiamo, e basterebbe solo questo dono per tenerci
inginocchiati a vita per riconoscenza. “Gesù allora disse a
quei discepoli che avevano creduto in lui: “Se rimanete
fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,
32).

Sì, liberi dai condizionamenti culturali, dalla mentalità
del tempo, dalla schiavitù delle proprie pulsioni.
Perfino dai sofisti, anche da quelli più intelligenti e più
colti di noi, quelli che con le proprie capacità potrebbero
ipnotizzarci e convincerci che il bianco è nero e viceversa.
Un discepolo di Cristo sa sempre qual sia “la cosa giusta”
ed è esattamente come l’uomo che, nella parabola evangelica,
edifica la sua dimora sulla roccia e non sulla sabbia:
nemmeno lo tsunami può smuoverlo, laddove gli altri sono
spezzati, divelti, schiantati.
O costretti a seguire il vento: delle mode, del potere, del
padrone di turno.
Schiavi, dunque, e privi di dignità anche se osannati e
corteggiati.

Il discepolo di Cristo è l’unico provvisto di bussola in un
mondo di ciechi, e il sapersi orientare in una libreria,
anche in una libreria cattolica, è realmente il minimo tra i
vantaggi che la sua condizione di libero gli dà.
Il vantaggio massimo sta nel fatto che egli non tiene
nemmeno alla vita, pur amandola più degli altri.
Il massimo della libertà, infatti, coincide con la nudità
massima; sta nel sapere che nessun potere mondano può
togliermi l’unica cosa che conta.

Pensiamoci un momento: le umiliazioni? accrescono i miei
meriti; i sacrifici? oltre a fortificarmi, stanno tutti
archiviati nello schedario del Padreterno; le perdite? mi
faciliteranno il trapasso quando sarà il momento.
Sì, perché quel momento viene per tutti, e meno si lascia,
più sereni si diparte.

Ma torniamo al punto da cui siamo partiti: districarsi tra i
libri?
Verrebbe da dire: nel Vangelo c’è già tutto. Quel libretto è
infatti la bussola, e di per sé sarebbe sufficiente.
Ma è anche la cartina di tornasole per distinguere i veleni
dagli alimenti. E i buoni libri dai cattivi o superflui.
Col Vangelo alla mano si può perfino inquadrare il politico
per cui votare, e addirittura la persona con cui sposarsi.

Osserviamo, per esempio, Cristo davanti a Pilato. “Che cos’è
la verità?”, chiede il funzionario.
Ma in realtà non gliene importa nulla, perché pensa
soprattutto alla poltrona e alla carriera (infatti, lascia
la domanda in sospeso).
Per questo non la vede, la verità, pur avendola davanti.
Perciò sbaglia, non fa “la cosa giusta”. E perde anche
poltrona e carriera.
Spostiamoci all’oggi.
Cosa abbiamo sotto gli occhi?
I poteri politici (Pilato) che si chiedono cosa sia quella
“verità” (Cristo) di cui in realtà non importa loro niente,
e la sottopongono al loro tribunale, la tengono legata
(mentre i vari Barabba vanno liberi e riveriti), finiranno
per crocifiggerla.
A Pilato interessavano i voti e alla minoranza sinedrita la
presa sul popolo.
Scribi: gli opinion makers del tempo; farisei: i guardiani
del politicamente corretto.
Insomma, col Vangelo in tasca si attraversa in tutta
sicurezza le poche decine d’anni dell’esistenza terrena e si
approda nel porto giusto.

Per questo val la pena di ripristinare quell’antica
preghiera mattutina con cui un tempo si iniziava la
giornata: “Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore,
ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato
in questa notte; ti offro le azioni della giornata: fa’ che
siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior
gloria tua; liberami dai pericoli e da ogni male, la tua
grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari, amen”.
Si osservi il particolare antignostico: “ti ringrazio di
avermi creato”.
Sul quale si potrebbe scrivere un intero trattato (ma lascio
l’incombenza di spiegare la differenza tra l’essere e il non
essere al nostro Samek Lodovici).
A noi, qui, interessa il passo seguente: “fatto cristiano”.
Un dono gratuito.
Che implica anche quello, inestimabile, della libertà. E
solo i convertiti -date retta- conoscono appieno la portata
di quel “gratuito”.

Rino Cammilleri
(C) Il Timone, settembre-ottobre 2006