Crisi, Cei: "Si sfilaccia il tessuto sociale. Forti disuguaglianze"
di Redazione
I vescovi denunciano il dramma di chi perde il lavoro: "I costi del difficile momento presente ricadono sulle fasce più deboli della popolazione". Sull’immigrazione: "Non affrontare il problema solo su esigenze di ordine pubblico". Brunetta: "Povertà diminuita"
Roma – I "costi" del "difficile momento presente" ricadono "in misura prevalente sulle fasce più deboli della popolazione". E’ la denuncia che i vescovi italiani tornano a fare relativamente alla crisi economica e, più specificamente, al dramma di chi perde il lavoro. Poi, riguardo ai problemi legati all’immigrazione, la Cei invita la politica a non affrontarli concentrandosi unicamente sulle "esigenze di ordine pubblico". Ma il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ribatte: "In Italia la povertà è diminuita".
Il richiamo dei vescovi Rifacendosi al richiamo del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, a non sottovalutare la crisi occupazionale in corso "come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra", la Conferenza episcopale italiana ha voluto rimarcare l’allarme economico e sociale che affligge il Belpaese. "Anche nel dibattito assembleare è stato sottolineato come il termine ‘esubero’ non tenga nel debito conto un tessuto sociale che va sfilacciandosi, a motivo delle disuguaglianze che aumentano invece di diminuire", spiega la Cei sottolineando che "nessuno ignora il pesante impatto della sfavorevole congiuntura economica internazionale, di cui non si riesce a cogliere ancora esattamente la portata". Ma la Cei avverte: "Non si intende minimizzare l’impegno profuso da chi detiene l’autorità".
Colpite le fasce più deboli Secondo il "parlamento" dei vescovi resta evidente che "i costi del difficile momento presente ricadono in misura prevalente sulle fasce più deboli della popolazione". "Di qui l’esigenza di avviare una prossimità ancora più concreta al mondo del lavoro, non limitandosi a riproporre modelli del passato, ma come ‘segno di un’attenzione nuova verso la profonda relazione tra la fede e la vita’", continuano i vescovi che hanno "preso positivamente atto" delle molteplici iniziative promosse nei mesi passati in tutta Italia dalle diocesi e dalle Conferenze episcopali regionali "per fronteggiare le difficoltà del mondo del lavoro". In tale contesto, l’iniziativa della Cei di costituire un fondo di garanzia per le famiglie numerose che abbiano perso l’unica fonte di reddito "costituisce un ulteriore e corale seme di speranza". La colletta promossa a tale scopo il 31 maggio in tutte le chiese italiane "ha avuto un indubbio valore pedagogico ed è stata indice di una spiccata sensibilità che non deve spegnersi".
I problemi legati all’immigrazione La Cei evidenzia come l’elogio di una "società multietnica, multiculturale e multireligiosa" vada accompagnato con uno sforzo di educazione alla nuova situazione e preparano un "osservatorio" nazionale sull’integrazione degli immigrati. "Sulla questione dell’immigrazione, che negli ultimi tempi ha suscitato ampi dibattiti – spiega la Cei – i vescovi hanno concordato sul fatto che si tratta di un fenomeno assai complesso, che proprio per questo deve essere governato e non subìto. È peraltro evidente che una risposta dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico risulta insufficiente, se non ci si interroga sulle cause profonde di un simile fenomeno". Per l’episcopato, "due azioni convergenti sembrano irrinunciabili": impedire che "i figli di Paesi poveri" siano costretti ad abbandonare la loro terra, "a costo di pericoli gravissimi, pur di trovare una speranza di vita" e "favorire l’effettiva integrazione di quanti giungono dall’estero, evitando il formarsi di gruppi chiusi e preparando ’patti di cittadinanzà che definiscano i rapporti e trasformino questa drammatica emergenza in un’opportunità per tutti". Ciò "è possibile se si tiene conto della tradizionale disponibilità degli italiani ad accogliere l’altro e a integrarlo nel tessuto sociale". A questo proposito, i vescovi puntualizzano che "suonerebbe infatti retorico l’elogio di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, se non si accompagnasse con la cura di educare a questa nuova condizione, che non è più di omogeneità e che richiede obiettivamente una maturità culturale e spirituale".
La replica di Brunetta "In italia è diminuita la povertà. Il ministro della Funzione pubblica spiega che "la crisi ha creato 300mila/400mila disoccupati e cassaintegrati che, comunque, hanno integrazioni al reddito". "E’ un dato preoccupante ma non gravissimo – continua Brunetta – continuiamo ad avere 15 milioni di lavoratori dipendenti per i quali le dinamiche salariali progrediscono del 3-4% l’anno e per i quali il potere di acquisto è aumentato" anche grazie alla bassa inflazione. Ai lavoratori dipendenti, ha sottolineato il ministro della funzione pubblica, "si aggiungono 15/16 milioni di pensionati che hanno mantenuto un incremento del potere di acquisto con dinamiche simili. Abbiamo circa 30 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati che in questi 13 mesi hanno mantenuto o incrementato il potere di acquisto. E’ diminuita la povertà: sembra paradossale, controcorrente, rumoreggiate pure, ma queste sono le statistiche". Secondo Brunetta, infatti, il "vero impatto della crisi, al netto dei 3/400mila cassi integrati, è sui lavoratori autonomi" che hanno visto "diminuire il loro fatturato del 30/40%. Preoccupa la dinamica negativa sul lavoro autonomo non sul lavoro dipendente".