di Andrea Tornielli – martedì 05 febbraio 2008
Un documento prova che il Santo Padre venerava la statua di Civitavecchia
La «prova» è un documento di due pagine, datate 8 ottobre 2000, che porta la firma dell’allora vescovo di Civitavecchia, Girolamo Grillo. E una sigla inconfondibile: quella di Papa Wojtyla. Ieri il prelato, intervistato da Uno Mattina, ha confermato personalmente la notizia pubblicata per la prima volta il 25 gennaio di tre anni fa dal Giornale: Giovanni Paolo II credeva nella Madonnina di Civitavecchia, la statuina di gesso che nel febbraio 1995 pianse lacrime di sangue. Volle venerarla e averla con sé in Vaticano. E cinque anni dopo volle lasciare un attestato che provasse questa venerazione.
Monsignor Grillo, inizialmente scettico, venne «invitato» a essere più possibilista sull’ipotesi soprannaturale proprio da Papa Wojtyla, che riteneva quello delle lacrime di Maria un messaggio importante. Nel documento, che viene ora mostrato per la prima volta dopo che il prelato è stato autorizzato a farlo, si legge la ricostruzione di quella straordinaria serata, quando Grillo oltrepassò le mura vaticane portando con sé la piccola statua di gesso di proprietà della famiglia Gregori. «Come Ella ricorderà – scriveva il vescovo nella lettera per Wojtyla – prima di sederci a cena, durante la quale abbiamo parlato della lacrimazione di sangue della “Madonnina di Civitavecchia” avvenuta anche fra le mie mani, abbiamo pregato assieme dinanzi alla stessa effigie della Madonna, che Ella ha benedetto, mettendole, sul capo, dopo averla baciata, una piccola corona d’oro e nelle mani la coroncina d’oro del Rosario che la statuina tuttora porta con sé».
«Mi disse quindi – scriveva ancora Grillo a Papa Wojtyla – che, per ora, sarebbe stato meglio non parlare di questo incontro e che un giorno sarei stato libero di dirlo al mondo… Desidero esprimere viva gratitudine a Vostra Santità per l’“Atto di affidamento” di tutta la Chiesa fatto alla Madonna con la solenne concelebrazione eucaristica di domenica 8 ottobre in piazza San Pietro, accogliendo così anche una mia proposta in tal senso, presentata a Vostra Santità in seguito alla lacrimazione di sangue della Vergine».
Infine, nel documento, il vescovo di Civitavecchia ribadiva l’autenticità di quanto avvenuto: «In pieno possesso delle mie facoltà di intendere e volere, in tutta franchezza e verità… dichiaro di aver visto il 15 marzo 1995 alle ore 8.15 lacrimare nelle mie mani la statuina della Madonna proveniente dalla parrocchia di Sant’Agostino in Civitavecchia. Di questo sono stato testimone oculare e pertanto non posso minimamente dubitare della sua realtà. Tuttora – scriveva ancora Grillo – non riesco a spiegarmi come ciò sia avvenuto, mancando ogni trucco o inganno sia all’interno della statuina già accuratamente passata ai raggi X, sia in me e nei miei familiari che eravamo in stato di piena coscienza né propensi ad assistere ad una nuova lacrimazione». A questo testo, che ricordava quanto accaduto, Giovanni Paolo II volle apporre, con la calligrafia già tremolante, la sua sigla e la data, 20 ottobre 2000.
Nel documento e nel diario personale, il vescovo non si spinge oltre. Ma risulta evidente che il mistico Karol Wojtyla considerava quelle lacrime un «segno» importante. Com’è noto, manca ancora un pronunciamento ufficiale e definitivo della Chiesa su quel mistero. Ma quanto è accaduto non potrà non avere un peso.
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