Che errore un figlio concepito senza papà
di Eugenia Roccella
Il Parlamento inglese, nonostante i dubbi dell’opinione pubblica e gli allarmi degli esperti, ha varato la nuova normativa su fecondazione umana ed embriologia, consentendo tra l’altro la creazione di embrioni misti uomo-animale. Una sperimentazione nata già vecchia, senza futuro, e sconvolgente dal punto di vista etico: eppure, la Gran Bretagna insiste, cercando di recuperare una leadership nella ricerca scientifica che ha ormai perduto.
Una settimana fa il Times aveva pubblicato la lettera di un gruppo di autorevoli scienziati che esprimevano perplessità tanto forti da arrivare a una critica diretta ad alcuni colleghi: «Che i ricercatori dichiarino, senza possedere alcuna prova, che la negazione di permessi, finanziamenti o consenso per un particolare linea di ricerca "ritarderà lo sviluppo di rimedi a malattie incurabili", è irresponsabile, ingiustificabile e soprattutto, iniquo verso i pazienti». Tra le firme, c’è anche quella di un’italiana: Letizia Mazzini, la neurologa che nel 2002 ha tentato di curare Luca Coscioni con l’autotrapianto di staminali.
Ma nonostante le critiche della comunità scientifica, gli embrioni misti si faranno, in tutte le varianti possibili e immaginabili: embrioni ottenuti mischiando gameti umani e animali (seme umano e ovociti animali, o viceversa), embrioni umani alterati dall’introduzione di Dna animale, embrioni umani modificati con l’immissione di cellule animali, e i famosi cibridi, ancora embrioni misti, ottenuti con la tecnica del trasferimento nucleare (la cosiddetta clonazione terapeutica). Queste creature da laboratorio sono destinate a essere distrutte entro il 14° giorno, per tentare di ottenerne cellule staminali.
Eppure dopo la scoperta di Shnya Yamanaka, il giapponese che ha trovato il metodo per far ringiovanire cellule somatiche adulte, gli esperimenti di clonazione terapeutica erano stati abbandonati persino da chi li aveva inventati, o perlomeno resi famosi. Come Ian Wilmut, noto a tutto il mondo per aver clonato la pecora Dolly, il quale, appena venuto a conoscenza degli esperimenti di Yamanaka, annunciò con clamore che avrebbe immediatamente abbandonato le ricerche sulla clonazione, perché la tecnica si era rivelata inefficiente e fallimentare. E va anche detto che il tentativo di creare embrioni misti non è nuovo: è stato già fatto dall’americano Robert Lanza, che però ha confessato che l’incompatibilità fra Dna umano e animale ha costituito un ostacolo insormontabile. Gli inglesi, però, insistono: dopo aver investito moltissimo nella clonazione, applicando il massimo di deregulation etica possibile, deve essere davvero difficile ammettere l’errore, e invertire totalmente la rotta. Tanto difficile che il criterio del «no ai limiti etici» è stato applicato anche alle nuove regole per la fecondazione assistita e l’aborto. Non si è voluto abbassare il limite per l’interruzione di gravidanza, attualmente a 24 settimane, nonostante le nuove tecniche mediche offrano buone possibilità di sopravvivenza ai prematuri già a 22 settimane. Si è invece ritenuto superfluo il ruolo del padre nella procreazione assistita; se prima si chiedeva che ci fosse una figura maschile di riferimento (non necessariamente un compagno, bastava qualcuno che incarnasse «un modello di ruolo maschile») oggi anche questa blanda richiesta è scomparsa. Del padre resta solo la traccia biologica, senza volto e nome. Accade così anche negli Usa, dove il «gruppo 1476» riunisce tutti i bambini nati dal generoso donatore di seme nascosto dietro l’anonimo numero. Nel loro sito Internet salutano i visitatori con un «Welcome to the Donor 1476 family site», benvenuti nel sito della famiglia del donatore 1476.
Eugenia Roccella
*Sottosegretario al Welfare
(da il Giornale del 22 maggio 2008)