«Il Papa non firma per Pio XII beato, le reazioni degli ebrei l’hanno impressionato»
di Andrea Tornielli
Roma. Benedetto XVI non ha ancora promulgato il decreto sulle virtù eroiche di Pio XII perché «è impressionato da diversi incontri che ha avuto con membri di alcune organizzazioni ebraiche che gli dicono chiaro e tondo che se fa una minima cosa a favore della causa di Papa Pacelli i rapporti tra la Chiesa e gli ebrei sarebbero definitivamente e permanentemente compromessi». Lo ha affermato ieri sera il gesuita padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII, durante una tavola rotonda che si è tenuta presso la libreria dell’Editrice Vaticana presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, vicino a piazza di Spagna.
Gumpel ha assicurato che Benedetto XVI «ha una grande ammirazione» per Pacelli, «anche per quello che egli fece a favore degli ebrei», e «non ha nulla contro la causa di beatificazione». Ma, nonostante il parere unanimemente favorevole dato dai cardinali della Congregazione delle cause dei santi nel maggio 2007, da allora il Pontefice temporeggia nel firmare il decreto sulle virtù eroiche di Pio XII, che aprirebbe all’ultimo pontefice nativo di Roma la via per gli altari. Il gesuita ha anche affermato che sta ormai emergendo un’interpretazione condivisa sui meriti di Pacelli: «Mi auguro che Sua Santità si renda conto che le cose stanno cambiando e firmi il decreto» ha detto Gumpel.
Il relatore della causa ha quindi risposto a una domanda sulla commissione costituita per compiere un supplemento di istruttoria sui documenti che riguardano Pio XII. Un lavoro di approfondimento affidato al domenicano Ambrosius Eszer, dello stesso dicastero vaticano, che sta per essere concluso. Una prima risposta al relatore della causa è arrivata dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «Dubito che la responsabilità sia delle associazioni ebraiche che hanno espresso riserve sulla beatificazione di Pio XII. La procedura nei confronti di Pio XII riguarda prima di tutto un problema interno della Chiesa».
il Giornale 20-6-2009