(il Foglio) Il biologo, mago moderno, promette l’immortalità

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Scienza libera


La ricerca scientifica deve liberarsi dal demone nihilista, non dall’etica

Anche noi vogliamo più libertà per la ricerca scientifica, come i ricercatori radicali che ieri notte hanno cominciato il loro sciopero della fame abrogazionista, con una sola differenza: la libertà a due facce di cui parliamo è libertà di curare la vita, invece che eliminarla o selezionarla, ed è anche libertà dal demone dell’onnipotenza nihilista da sempre incorporato come rischio da tenere sotto rigoroso controllo nella pratica scientifica. Gli illuministi senza macchia e senza paura di oggi, privi di remore e di dubbi come i peggiori fondamentalisti, hanno dimenticato quanto la scienza abbia lottato per emanciparsi dall’alchimia, dalla ricerca della pietra filosofale, dall’ambizione negromantica di riscattare e dominare il mondo. La scienza ha prodotto i suoi frutti migliori, invece, quando ha dimostrato prima di tutto a se stessa di non essere magia, pura potenza, pura volontà. La pietra filosofale del nostro tempo è con ogni evidenza l’illusione di creare, manipolare, selezionare e distruggere la vita umana. La magia illusionista e antilluminista di questa epoca insieme ricca e desertica consiste nella promessa della salute eterna, nella dannazione impaurita e tremebonda del meglio della saggezza antica e moderna: gli scientisti non capiscono che la ricerca di un maggiore benessere può essere perseguita, e deve esserlo, entro il limite proprio dell’umanità, della civiltà e della cultura che su questa terra abbiamo saputo produrre. Non capiscono che gli uomini e le donne chiedono apertamente e da sempre di poter condurre una libera e buona vita, il cui presupposto, come diceva Montaigne, è “apprendre à mourir”. L’immortalità tecnica è soltanto una prepotente iperbole coltivata dalla mente sbrigliata e dai sentimenti ammalati dei taumaturghi, è l’offerta rasputiniana più ancora che faustiana di uno scambio demente in cui si vede quel che si perde, l’umanità, e non si vede che cosa ci sia da guadagnarci. La divinità, forse? Ma questo è il sogno o l’incubo dei poeti, il moderno ricercatore ingenuo o troppo scaltro ci promette esclusivamente la fitness, una presunta buona forma provvisoria a spese di un onesto, allegro, ottimistico riconoscimento del tratto proprio di noi stessi: la finitezza, che è il presupposto di ogni regalo che siamo in grado di ricevere e di dare. Cari amici ricercatori, ginecologi e biologi che avete scelto con Pannella la via nonviolenta di una testimonianza estrema, riflettete su questo durante il digiuno, servitevi dell’ascetismo per comprendere che contro i diritti umani elementari, contro il diritto alla vita dell’essere microscopico chiamato embrione non c’è risultato di ricerca capace di riflettere la minima idea di quel che sono saggezza e felicità.


(24/05/2005)