Per Bagnasco l’aborto torna clandestino. Invece la voce della chiesa no
di Paolo Rodari
A pochi giorni dalle regionali la chiesa italiana dice una parola che resta. Ieri è stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale del paese, a parlare legando il voto al tema dell’aborto. E a far capire, pur senza citare le candidature di Mercedes Bresso in Piemonte e di Emma Bonino nel Lazio, da che parte sta la chiesa. Bagnasco ha definito l’aborto un “delitto incommensurabile”. Ha ricordato i “dati agghiaccianti” riportati dal rapporto predisposto dall’Istituto per le politiche familiari secondo cui quasi tre milioni di bimbi non sono nati nel 2008. Ha parlato di un’“ecatombe complessiva” favorita da un “continuum farmacologico”: dalla “pillola del giorno dopo” fino all’ultimo ritrovato, “la pillola dei cinque giorni”. Ha detto che paradossalmente quella “rivoluzione iniziata negli anni Sessanta per sottrarre l’aborto alla clandestinità si chiude tornando esattamente là dove era cominciata, con il risultato finora acquisito dell’invisibilità sociale della pratica, preludio di quella invisibilità etica che è disconoscimento che ogni essere è per se stesso, fin dall’inizio della sua avventura umana”. E quindi, ricordando che la difesa della vita e il no all’aborto fanno parte di quella piattaforma di valori “non negoziabili” che la chiesa non può disattendere, ha auspicato che la gente voti di conseguenza. E’ necessario “la cittadinanza inquadri ogni singola verifica elettorale” giacché “il voto avviene sulla base dei programmi sempre più chiaramente dichiarati e assunti dinanzi all’opinione pubblica”.
E’ la prima volta che Bagnasco fa riferimento alle regionali. Prima di lui i vescovi dell’Emilia Romagna e del Lazio con due Note, e il cardinale Camillo Ruini in un’intervista al Foglio, si erano espressi. Bagnasco l’ha fatto ieri introducendo una distinzione tra i valori cosiddetti “non negoziabili” e “quelli indispensabili”. I primi (la dignità della persona umana, l’indisponibilità della vita, la libertà religiosa ed educativa, la famiglia fondata sul matrimonio) sono “il fondamento”. Di questi non solo aveva parlato il Papa pochi mesi dopo la sua elezione ma anche la Congregazione per la dottrina della fede nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica del 2002. E’ da questi valori che “si impiantano” gli altri, quelli più sociali: il diritto al lavoro, l’accoglienza verso gli immigrati, il rispetto del creato.
Bagnasco guida i vescovi italiani da tre anni. Il tratto dei suoi interventi ha caratteristiche precise: il piano politico è preceduto sempre da premesse teologiche. Così anche ieri parlando dei preti pedofili. Bagnasco ha ricordato il valore del celibato sacerdotale, ha chiesto ai preti di impegnarsi con vigore nell’ambito educativo e ha detto che non si può dimenticare che il male ha radici lontane, nella “esasperazione della sessualità sganciata dal suo significato antropologico”, nell’“edonismo a tutto campo” e nel “relativismo che non ammette né argini né sussulti”.
Pubblicato sul Foglio martedì 23 marzo 2010