(il Foglio) Delirio buonista nella proposta di modifica della legge 40

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“Venga il referendum, per evitare il bene mieloso che
scardina i principi e per tutelare la vita”


© IL FOGLIO – 16 novembre 2004

Roma. “A questo punto – dice al Foglio il sottosegretario
all’Interno Alfredo Mantovano – sia benedetto il referendum:
ero contrario, convinto che la legge 40 sulla fecondazione
assistita sia da mantenere in vita, ma osservando quel che
succede, davvero credo che l’unica cosa saggia da fare sia
tenerlo in piedi, confrontando compiutamente e fermamente,
anche scientificamente, le posizioni contrastanti.

Decideranno gli elettori, alla fine, e si eviteranno guai
peggiori”. Mantovano ha letto la bozza Amato, e non gli è
piaciuta per niente. Dice che se l’argomento non fosse così
drammaticamente serio, ci sarebbe da ridere: “Vengono
sbandierate posizioni insopportabili, si vuole forse
raggiungere un buon fine creando pasticci indescrivibili: si
spalma odiosamente miele clericale sulla definizione di
ootide, per aggirare il divieto di crioconservazione di
embrioni, con una buona dose di cattivo gusto e opportunismo”.

Giuliano Amato, nell’articolo che sabato
scorso sulla Repubblica presentava e spiegava il disegno di
legge con cui abrogare la 40/2004, scriveva infatti che “l’ootide
diverrà in poche ore un embrione, ma solo a quel punto sarà
intervenuta quella trasformazione a cui i documenti stessi
della Chiesa (che la definiscono fusio duorum gametum)
riconducono l’esservi della creatura umana. Così sono i
processi della vita e della morte. E, per chi ha fede, è in
quei pochissimi momenti, non prima e non dopo, che l’anima
entra nel corpo o lo abbandona”. Per Mantovano i discorsi
sull’anima che entra nel corpo non c’entrano nulla, perché
“l’ovulo fecondato è un essere umano, e questo è un dato
positivo, razionale, scientifico, a cui la Chiesa non
aggiunge niente, semplicemente accoglie la definizione: quei
46 cromosomi costituiscono tutto quello che c’è in ciascuno
di noi, se saremo alti bassi biondi o mori. Nient’altro,
nessun’altra distinzione ha senso”.

Mantovano non condivide nulla della bozza Amato, tantomeno
le premesse: trova “insopportabile” la dichiarazione d’intenti
che pone come “prioritari la tutela e il rafforzamento della
famiglia, il cui valore come prezioso tessuto connettivo del
corpo sociale non può essere predicato in astratto e
contrastato in concreto”. “Amato ha parlato anche di
diminuzione della natalità che va debellata – dice
Mantovano – come se la fecondazione eterologa servisse a
curare il calo demografico, mi sembra folle. E se proprio
vogliamo chiamare in causa l’integrità della famiglia,
allora non possiamo non renderci conto di quali e quante
crisi abbia provocato la fecondazione eterologa: sono esempi
concreti di sofferenza, dovuti al fatto che in uno dei due
genitori non è avvenuta nessuna vera filiazione biologica, e
causati spesso dal diritto frustrato del bambino di
conoscere chi l’ha generato.

Niente a che vedere con l’adozione, in cui due soggetti alla
pari decidono di farsi carico e offrire il proprio aiuto a
un bambino già nato”. Riguardo ai casi in cui verrebbe
ammessa la fecondazione eterologa, la bozza prevede il
diritto alla riservatezza dei “donatori di gameti”: le
informazioni relative all’identità e alle caratteristiche
del donatore, devono essere annotate in apposite cartelle
cliniche e conservate nella struttura presso la quale è
stato eseguito l’intervento”. Secondo Mantovano ci sono
molte incongruenze, in una tutela della riservatezza che non
tutela il figlio: “Nell’ansia di avere un bambino esente da
malattie, libero da tare ereditarie, com’è possibile,
allora, dimenticarsi del donatore, nel momento in cui
insorgeranno problemi di salute, ostacoli, sofferenze?”. Il
disegno di legge prevede che “l’identità del donatore può
essere rivelata, su autorizzazione della competente autorità
giudiziaria, qualora ricorrano circostanze che comportino un
grave e comprovato pericolo per la salute psico-fisica del
nato”. “Chi può ricorrere all’autorità giudiziaria? E chi
comprova il pericolo per la salute del figlio? E in caso di
incidente stradale cosa si fa, si aspetta l’autorità
giudiziaria competente?”

“Garantire il diritto a scegliersi i figli?”

“C’è un buonismo insopportabile – continua Mantovano – che
ammanta la giustificazione di questo disegno di legge, in
cui si scardina ogni principio fingendo di osservarne altri
più profondi: il dono a favore di altre vite di una vita che
non può crescere è un pugno nello stomaco se, come ha fatto
Amato, si paragonano le cellule dell’embrione non impiantato
agli organi di un figlio morto. Un figlio morto è una
disgrazia, non voluta, non programmata, un embrione invece è
stato cercato e creato, e non c’è stata ancora alcuna vera
filiazione biologica. A nulla vale, quindi, il consenso dei
genitori, per salvarsi l’anima e nello stesso tempo negare i
diritti del concepito”. Secondo Mantovano sta tutto lì, l’errore,
anzi il disastro: nell’aver sostituito con il “rispetto” e
la “tutela della dignità umana”, “la tutela del diritto del
concepito” contenuto nella legge 40. “E’ stato eliminato il
chiodo a cui appendere il quadro, il resto è del tutto
coerente: con una legge del genere non si vuole garantire il
diritto alla vita, piuttosto il diritto di scegliersi i
figli da avere.

Infatti sta scritto chiaro nella legge: non solo in caso di
infertilità e sterilità, ma anche di fronte a malattie
genetiche e infettive gravi, è dato di esercitare il diritto
di scelta. Stiamo percorrendo una strada rischiosissima,
inclinata verso la leggerezza nel trattare la vita. Meno
male che c’è il referendum”.