Cari Fratelli e Sorelle
nel cuore dell’estate ritorna la festa di san Lorenzo, al quale è dedicata la nostra Cattedrale. Che cosa ha da dire a noi, cristiani di un mondo tanto diverso e lontano rispetto al suo? Se celebrare la sua memoria fosse solo una consuetudine, verrebbe meno il flusso della storia, anzi della vita. Nessuno, infatti, è solo se stesso, quasi un’apparizione dal nulla: è sempre di più, vive grazie agli altri perché ne ha bisogno per le sue esigenze vitali, ma – soprattutto – perché ha bisogno dell’amore e della saggezza altrui, della cultura che lo ha accolto ed educato, di esempi a cui fare riferimento, di parole che indicano il senso dell’esistere, che insegnano ad affrontare la vita e la morte. Abbiamo bisogno di incontrare qualcuno che – piuttosto che rinnegare le ragioni del vivere – accetta di morire. E’ questa la bellezza della tradizione di un popolo, di una famiglia, della fede cristiana: accogliere quanto ci è tramandato, nel quale siamo cresciuti, farlo scoprire ai giovani, aiuta ad incontrare il Signore e a crescere in Lui. Tra i santi, i martiri hanno un posto speciale, poiché hanno effuso il sangue per Cristo e la Chiesa.
San Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma nel III secolo, avrebbe potuto salvare la vita rinnegando Cristo, ragione della sua vita. Ma davanti all’imperatore Valeriano, che pretendeva la confisca dei beni ecclesiastici, egli si rifiuta e li dona ai poveri, presentando loro come la vera ricchezza della Chiesa.
Cari Amici, il suo esempio ci ricorda che la persecuzione fa parte della fede cristiana: “Se hanno perseguitano me, perseguiteranno anche voi” (Gv15,20). Non dobbiamo meravigliarci di questo, così come non dobbiamo cedere all’ottimismo ingenuo secondo il quale attorno a noi esiste solo rispetto e benevolenza.
Così non è!
Anche se non se ne parla, esiste un regime discriminatorio anticristiano. E ciò accade perfino nella nostra Europa, grembo del Vangelo e culla di civiltà. Attraverso norme raffinate si limita la libertà di professare la fede pubblicamente, e sempre più la si spinge nella sfera privata. Con il pretesto di non urtare le diverse sensibilità religiose o culturali, si vuole creare un modo di vivere uniforme al ribasso, eliminando tradizioni legittime e rispettose di tutti, oppure cambiandone nomi, luoghi, simboli. E’ chiaro che – in questo modo – si intende diluire la fisionomia della fede con lo scopo di spegnerla nella coscienza collettiva e in quella personale, riducendola da tradizione a vago ricordo.
Così non è!
Anche se non se ne parla, esiste un regime discriminatorio anticristiano. E ciò accade perfino nella nostra Europa, grembo del Vangelo e culla di civiltà. Attraverso norme raffinate si limita la libertà di professare la fede pubblicamente, e sempre più la si spinge nella sfera privata. Con il pretesto di non urtare le diverse sensibilità religiose o culturali, si vuole creare un modo di vivere uniforme al ribasso, eliminando tradizioni legittime e rispettose di tutti, oppure cambiandone nomi, luoghi, simboli. E’ chiaro che – in questo modo – si intende diluire la fisionomia della fede con lo scopo di spegnerla nella coscienza collettiva e in quella personale, riducendola da tradizione a vago ricordo.
Ma la religione non è rito e osservanza che garantisce identità allo Stato, come era la religione al tempo di Valeriano: nell’impero romano, infatti, la religione era considerata un’istituzione che aveva il compito non di ricordare le verità somme in ordine alla giustizia, ma di preservare le consuetudini utili al benessere dello Stato stesso. Era una religione politica, e quindi subordinata al potere civile.
La fede, invece, è riconoscimento della verità che è Dio stesso: in Lui diventa possibile riconoscere la verità di ogni altro essere, e tale riconoscimento genera un modo diverso di pensare, che rende liberi di fronte a qualunque autorità umana e, nello stesso tempo, diventa un contributo formidabile per la costruzione della comunità civile.
Il primo servizio che la fede fa alla politica è la liberazione dell’uomo dalla irrazionalità dei miti politici, rischio di ogni tempo. La voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale che reclama – con il cuore in fiamme – cose grandi e impossibili. La fede ricorda che la morale politica sta anche nel resistere alla seduzione delle grandi parole con cui ci si prende gioco dell’umanità dell’uomo. Il diacono Lorenzo, rifiutando di obbedire all’imperio sovrano, manifesta questa assoluta novità, e rende un servizio alla società del tempo, dovendo, lo Stato, perseguire la giustizia.
La fede, invece, è riconoscimento della verità che è Dio stesso: in Lui diventa possibile riconoscere la verità di ogni altro essere, e tale riconoscimento genera un modo diverso di pensare, che rende liberi di fronte a qualunque autorità umana e, nello stesso tempo, diventa un contributo formidabile per la costruzione della comunità civile.
Il primo servizio che la fede fa alla politica è la liberazione dell’uomo dalla irrazionalità dei miti politici, rischio di ogni tempo. La voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale che reclama – con il cuore in fiamme – cose grandi e impossibili. La fede ricorda che la morale politica sta anche nel resistere alla seduzione delle grandi parole con cui ci si prende gioco dell’umanità dell’uomo. Il diacono Lorenzo, rifiutando di obbedire all’imperio sovrano, manifesta questa assoluta novità, e rende un servizio alla società del tempo, dovendo, lo Stato, perseguire la giustizia.
Per questa ragione, tradire il Vangelo è tradire Dio e anche l’uomo: oggi, spesso si vede che il Vangelo non è negato ma – forse in buona fede – tradito. L’umanità vede che quanto più si allontana da Dio e si crede autosufficiente, tanto più, dalle profondità del suo essere, salgono i demoni che pensava di avere sconfitto con le sue mani. Quei fantasmi ricordano all’uomo di temere il suo potere e, nello stesso tempo, la sua impotenza: il suo potere di distruggere, e la sua impotenza di ritrovare se stesso e di dominare la sua disumanità sempre pronta a fagocitare tutto.
Fuori della verità, il diritto può dichiarare legittimi i comportamenti, ma non li può rendere giusti, aprendo così la strada al sopruso. E’ dalla verità della persona umana, come Dio l’ha creata, che sgorga la libertà, l’amore, la fedeltà, la giustizia, e si può costruire una società coesa e aperta, che ha un volto proprio e che si pone in dialogo onesto con tutti, senza strumentalizzare nessuno, soprattutto se deboli.
Fuori della verità, il diritto può dichiarare legittimi i comportamenti, ma non li può rendere giusti, aprendo così la strada al sopruso. E’ dalla verità della persona umana, come Dio l’ha creata, che sgorga la libertà, l’amore, la fedeltà, la giustizia, e si può costruire una società coesa e aperta, che ha un volto proprio e che si pone in dialogo onesto con tutti, senza strumentalizzare nessuno, soprattutto se deboli.
San Lorenzo ci testimonia tutto questo; non è esibizione di forza, è amore alla verità che in Gesù si è rivelata nella luce; è amore di libertà sua e della Chiesa; è servizio a quel mondo che egli contesta con la propria morte. Ci doni la sua chiarezza, per avere coraggio e amore.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
Arcidiocesi di Genova
Arcidiocesi di Genova
Venerdì 10.8.2018
Festa di san Lorenzo, diacono e martire
OMELIA
“La grazia della verità”
da: http://www.chiesadigenova.it/home_page/arcivescovo/00368386_La_grazia_della_verita.html