Una patrona della Marcia per la Vita 2017

  • Categoria dell'articolo:Vita

Sharing is caring!

 Santa Gianna Beretta Molla, una patrona della Marcia per la Vita

Santa Gianna Beretta Molla, patrona di tutti coloro che si battono contro l’orrenda pratica dell’'aborto e, dunque, una delle patrone per eccellenza della Marcia per la Vita, la cui settima edizione si svolgerà il prossimo 20 maggio a Roma, ebbe una vita di esemplare pietà. Tuttavia pochi lo sanno, perché di lei si dice, soprattutto, che era moderna, come se esserlo fosse una virtù ed una virtù essenziale per essere accettati nel miscredente mondo contemporaneo.

Gianna nasce il 4 ottobre (giorno di san Francesco d’Assisi) 1922 a Magenta (battezzata nello stesso giorno nella Basilica di San Martino) da genitori terziari francescani, appartenenti ad una benestante famiglia di origini veneziane, che dal Seicento aveva preso dimora proprio a Magenta. Profondamente cattolici, i Beretta avevano dato alla città un parroco, don Giovanni Battista, sette altri sacerdoti. Lo zio di Gianna, monsignor Giuseppe Beretta, fu anche parroco a Milano. Lei era la decima di 13 figli, di cui 3 scelsero la vita religiosa: Enrico, medico missionario cappuccino (Alberto, oggi Servo di Dio); Giuseppe, sacerdote ingegnere nella diocesi di Bergamo e poi monsignore; Virginia, medico e religiosa canossiana.

Vive a Milano fino a 18 anni. Nel 1925, dopo la morte di alcuni fratelli a causa dell’influenza “spagnola”, la famiglia si trasferisce a Bergamo. Nel gennaio 1937 muore anche la sorella Amalia e la famiglia si sposta a Genova. Qui Gianna si iscrive alla quinta ginnasio dell’Istituto delle Suore Dorotee e, contemporaneamente, frequenta la chiesa di San Pietro, dove è parroco don Mario Righetti, che si dimostrerà determinante per la sua formazione spirituale. Nell’ottobre 1941, la famiglia, a causa dei bombardamenti, fa ritorno a Bergamo, ma proprio allora, nell’anno della sua maturità classica, perde padre e madre, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra.

Gianna non ha ancora 20 anni e già la sua esistenza è carica di dolori, sacrifici, lutti. Tuttavia lei è serena, la fede la rende libera e forte, tenace e determinata, così, nell’ottobre dell’anno seguente, si iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia, prima a Milano, poi a Pavia, dove prenderà la laurea il 30 novembre 1949. Ogni giorno assiste alla Santa Messa. Ogni giorno fa visita al Santissimo Sacramento. Ogni giorno recita il Rosario. Gesù eucaristico e Maria Santissima sono le sue risorse indispensabili. Gianna, persi i suoi affetti più cari, si getta nell’impegno parrocchiale, nell’Azione Cattolica e nelle conferenze delle Dame della San Vincenzo. Dopo la laurea apre uno studio medico a Mesero e il 7 luglio 1952 si specializza in pediatria a Milano. È il 24 settembre 1955 quando sposa, nella stessa Basilica dove aveva ricevuto il battesimo, l’ingegnere Pietro Molla.

Dal 1956 è responsabile del Consultorio delle mamme e dell’asilo nido facenti capo all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, prestando assistenza medica volontaria nelle scuole materna ed elementare di Stato. Sempre coerente con i suoi cristiani principi, sempre attenta a mai dispiacere Dio, sempre ricolma di carità, sempre materna, un anno dopo il matrimonio dà alla luce Pierluigi, seguiranno Maria Rita nel 1957 e Laura nel 1959.

Fra i suoi manoscritti, stesi presumibilmente fra gli anni 1944-1948, è presente una straordinaria riflessione sulla Vocazione che in giovinezza si è chiamati a prendere per seguire la volontà di Dio, e che qui riportiamo per intero in tutta sua veridicità e bellezza e attualità: «Una cosa è certa che noi siamo stati oggetto di predilezione da tutta l’eternità. Tutte le cose hanno un fine particolare – Tutte obbediscono a una legge – le stelle seguono la loro orbita. Le stagioni si seguono in modo perfetto – tutto si sviluppa per un fine prestabilito – tutti gli animali seguono un istinto naturale. Anche a ciascuno di noi Dio ha segnato la via, la vocazione – oltre la vita fisica, la vita della grazia. Viene un giorno che ci accorgiamo che attorno a noi ci sono altre creature – e mentre avvertiamo questo fuori di noi: si sviluppa in noi una nuova creatura. È il momento sacro e tragico dalla fanciullezza alla giovinezza – Ci poniamo il problema del nostro avvenire. Non lo si deve risolvere all’età di 15 anni, ma è bene orientare tutta la nostra vita verso quella via in cui il Signore ci chiama. Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna. Che cos’è? È un dono di Dio – quindi viene da Dio – se è un dono di Dio, la nostra preoccupazione deve essere quella di conoscere la volontà di Dio.
Dobbiamo entrare in quella strada
1) se Dio vuole – non forzare la porta
2) quando Dio vuole
– 3) come Dio vuole.
Conoscere la nostra vocazione – in che modo?
(1) interrogare il Cielo con la preghiera –
(2)interrogare il nostro direttore spirituale –
(3) interrogare noi stessi – sapendo le nostre inclinazioni –

Ogni vocazione è vocazione alla maternità – materiale – spirituale – morale – Perché Dio ha posto in noi l’istinto della vita – Il sacerdote è padre – le Suore sono madri, madri delle anime. Guai a quelle figliole che non accettano la vocazione di maternità. 2) Prepararsi alla propria vocazione – prepararsi ad essere donatori di vita – Nel sacrificio di una formazione intellettuale – Sapere che cos’è il matrimonio, sacramentum magnum – conoscere le altre strade. Formazione e conoscenza del proprio carattere.

Se non si incomincia da piccoli si diventa vecchie ma si rimane sempre come lo si era – taglia –distruggi – brucia – ciò che c’è da togliere. Non si deve dire “è il mio carattere” bisogna correggerci. Come si fa ad obbedire se si è sempre abituati a fare quello che si vuole. Quali sorprese entrare in qualunque strada senza esserci prima sforzati di correggere il nostro carattere. Una volta deciso il piano da seguire – proseguire. Essere chiamata alla vita di famiglia non vuol dire fidanzarsi a 14 anni – questo è solo un segno d’allarme – devi prepararti fin da adesso alla famiglia. Non si può addentrarci in questa strada se non si sa amare. – Amare vuol dire desiderio di perfezionare se stessa, la persona amata, superare il proprio egoismo, donarsi (a 15 anni non c’è perché è proprio per egoismo, per soddisfare il mio cuore,i miei sensi; è la profanazione dell’amore). L’amore deve essere totale, pieno, completo, regolato dalla legge di Dio e si eterni in Cielo. Una figliola di 14 anni non può avere il cuore maturo per l’amore. Bisogna che maturi lentamente per la via giusta. (Il cuore ha i suoi diritti, ma non ha quello di essere calpestato. Al cuore non si può comandare; appunto per questo devi cercare di fermare la passione, l’istinto usando la tua intelligenza). Se è necessario un taglio netto; se sanguina, lasciatelo. (cancrena: è necessario tagliare per salvare; l’a. (ammalato) acconsente). Il cuore è ammalato ma tutta la vita è in pericolo; meglio una lacrima oggi che un torrente di lacrime domani e l’eternità perduta per sempre. Ci sono tante difficoltà ma con l’aiuto di Dio dobbiamo camminare sempre senza paura, che se nella lotta per la nostra vocazione dovessimo morire, quello sarebbe il giorno più bello della nostra vita» (Quaderno dei ricordi, manoscritto, pp. 1-26).

Per la sua vocazione Gianna morì davvero: portava in grembo la quarta creatura sua e dello sposo, ma le sue condizioni di salute volsero al peggio. Non ebbe dubbi, non abortì e nacque Gianna Emanuela. Era il 21 aprile 1962. Sette giorni dopo, con eroico coraggio, si spense. Aveva scritto: il «peccato mortale ci toglie il dono più grande di Dio ossia la vita soprannaturale che è la condizione indispensabile per entrare in Paradiso» (Ibidem).

Ancora si oserà dire «santa moderna»? Ossia: liberale, lassista, relativista? Prima di parlare bisogna informarsi e nella biografia di Gianna tutto ciò non emerge, bensì spicca il profilo di una santa – come tante altre sante mamme, seppur non canonizzare ufficialmente – vissuta secondo le virtù cattoliche di sempre, le quali sono un evidente agere contra i dettami e le mode del mondo, e le stesse istanze istintive, egoistiche ed edonistiche di se stessi. Sul lato sinistro dell’esterno della chiesa di San Nicola l’Arena, in provincia di Palermo, è posta una bella statua di Rosario Colianni a lei dedicata: chissà che, in una prossima edizione della Marcia per la Vita, non possa essere calata per raggiungere Roma e trovare qui autorevole presenza.

(Cristina Siccardi, per https://www.corrispondenzaromana.it/santa-gianna-beretta-molla-una-patrona-della-marcia-per-la-vita/)