SINTESI DELLA LETTERA ENCICLICA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II “ECCLESIA
DE EUCHARISTIA” , 17.04.2003
SINTESI IN LINGUA ITALIANA La quattordicesima Lettera enciclica del Papa
Giovanni Paolo II intende proporre una riflessione approfondita sul Mistero
eucaristico nel suo rapporto con la Chiesa. Si tratta di un documento
relativamente breve, ma denso nei suoi aspetti teologici, disciplinari e
pastorali. Esso verrà firmato il Giovedì Santo, durante la Messa In Cena
Domini, nella cornice liturgica dell’inizio del Triduo Pasquale.
a.. Il Sacrificio eucaristico, “fonte e apice di tutta la vita cristiana”,
racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè Cristo stesso che si
offre al Padre per la redenzione del mondo. Nel celebrare questo “Mistero
della fede”, la Chiesa rende perennemente “contemporaneo” il Triduo pasquale
a tutti gli uomini di tutti i secoli.
Il primo capitolo, “Mistero della fede”, spiega il valore sacrificale dell’
Eucaristia che, attraverso il ministero del sacerdote, rende
sacramentalmente presente in ogni Messa il corpo “dato” e il sangue
“versato” da Cristo per la salvezza del mondo. La Celebrazione eucaristica
non è una ripetizione della Pasqua di Cristo, una sua moltiplicazione nel
tempo e nei diversi luoghi, ma è l’unico sacrificio della Croce che viene
ri-presentato sino alla fine dei tempi. Esso è “farmaco di immortalità”,
come afferma sant’Ignazio di Antiochia. Pegno del Regno futuro, l’Eucaristia
stimola il senso di responsabilità del credente verso la terra presente,
dove i più deboli, i più piccoli e i più poveri attendono l’intervento di
chi, con la sua solidarietà, li aiuti a sperare.
“L’Eucaristia edifica la Chiesa” è il tema del secondo capitolo. Ogni volta
che il fedele si accosta al Sacro Banchetto non solo riceve Cristo ma è a
sua volta ricevuto da Cristo stesso. Quel Pane e quel Vino sono la forza
generatrice di unità della Chiesa. Essa si stringe al suo Signore che, sotto
i veli delle specie eucaristiche, la abita e la edifica: Lo adora non
soltanto nel momento della Santa Messa, ma in ogni altro momento,
custodendolo come il suo “tesoro” più prezioso.
Il capitolo terzo riflette sulla “apostolicità dell’Eucaristia e della
Chiesa”: come non c’è integra Chiesa senza successione apostolica, così non
c’è vera Eucaristia senza il vescovo. Chi “fa” l’Eucaristia agisce in
persona di Cristo Capo; perciò, non possiede l’Eucaristia e non ne può
disporre, ma ne è servo per il bene della comunità dei salvati.
Ne consegue che la comunità cristiana non “possiede” l’Eucaristia, ma la
riceve in dono.
È questa la riflessione che viene sviluppata nel quarto capitolo “L’
Eucaristia e la comunione ecclesiale”. La Chiesa, nell’amministrarne il
Corpo e il Sangue per la salvezza del mondo, si attiene a quanto ha
stabilito Cristo stesso. Fedele alla dottrina degli Apostoli, unita nella
disciplina sacramentale, essa deve manifestare anche in modo visibile l’
invisibile unità che la caratterizza. L’Eucaristia non può essere “usata”
come strumento della comunione: piuttosto la presuppone come esistente e la
convalida. In questa prospettiva va considerato il cammino ecumenico che
attende tutti i discepoli del Signore: l’Eucaristia crea comunione ed educa
alla comunione, quando è celebrata nella verità. Essa non può essere
soggetta all’arbitrio di singoli o di comunità specifiche.
Al “decoro della celebrazione eucaristica” è dedicato il quinto capitolo. La
celebrazione della “Messa” ha delle caratteristiche esteriori destinate a
sottolineare la gioia che tutti raccoglie attorno al dono incommensurabile
dell’Eucaristia. L’architettura, la scultura, la pittura, la musica, la
letteratura e, più in generale, l’arte in tutte le sue espressioni
testimoniano come la Chiesa, lungo i secoli, non abbia temuto di “sprecare”
per testimoniare l’amore che la lega al suo Sposo divino. Occorre ricuperare
il gusto della bellezza anche nelle odierne celebrazioni.
Il sesto capitolo, “Alla scuola di Maria, donna ‘eucaristica’”, si sofferma
con originale attualità sulla sorprendente analogia fra la Madre di Dio, che
tesse il corpo di Gesù e ne diventa il primo tabernacolo, e la Chiesa, che
nel suo grembo custodisce e dona al mondo la carne e il sangue di Cristo. L’
Eucaristia viene data ai credenti affinché la loro vita sia un perenne
Magnificat alla Santissima Trinità.
Impegnativa la conclusione: chi vuole percorrere la via della santità, non
ha bisogno di nuovi “programmi”. Il programma c’è già: è il Cristo stesso da
conoscere, da amare, da imitare e da annunciare. L’attuazione di questo
itinerario passa attraverso l’Eucaristia. Ne sono testimoni i Santi, che
alla fonte inesauribile di questo Mistero si sono dissetati in ogni istante
della loro vita, traendone la forza spirituale per realizzare appieno la
loro vocazione battesimale.
[00555-01.03]