Torresani, Storia della Chiesa

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Alberto Torresani, «Storia della Chiesa. Dalla comunità di Gerusalemme al Giubileo 2000», Ares, Milano 1999, ISBN 88-8155-175-6, pp.758, Euro 24.

Con la pubblicazione della Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, per la prima volta nel mondo antico, si inizia a scrivere la storia di una istituzione in luogo della storia di una guerra o di un personaggio.
Costantino aveva da poco operato la svolta capitale del mondo antico sancendo la vittoria della Chiesa: dal 313 il cristianesimo diveniva religio licita in tutto l’impero.
Il primo storico della Chiesa non poteva trascurare l’occasione di tracciare il bilancio dei primi tre secoli di vita dell’organismo istituito da Cristo, individuandone il punto di forza nel fermo atteggiamento tenuto nei confronti dei nemici interni (la battaglia dell’ortodossia) e dei nemici esterni (la battaglia vittoriosa dei martiri). Ne risultò uno straordinario affresco che da allora non ha cessato di fungere da archetipo di ogni narrazione della storia della Chiesa.
La Chiesa delle origini divenne così il modello di riferimento dei vescovi per guidare le loro comunità, il criterio discriminante per giudicare l’ortodossia dei teologi che fin dal II secolo produssero una copiosa letteratura ecclesiastica col compito di interpretare, di commentare, di armonizzare i dati della Sacra Scrittura con le consuetudini e gli usi che il trascorrere del tempo induceva nelle comunità cristiane, ciascuna delle quali doveva fare i conti con le peculiarità delle culture locali.
Sempre la Chiesa ebbe piena consapevolezza di essere la comunità dei credenti che attendono la seconda venuta di Cristo come giudice dell’universo alla fine del tempo presente.
Essa assunse il compito di depositaria dell’insegnamento di Cristo per conservarne intatto il nucleo essenziale: i concetti di progresso, di evoluzione, di tempo rettilineo che produce esiti totalmente nuovi le erano estranei. La pienezza dei tempi era stata conseguita definitivamente con la redenzione attuata da Cristo.
Perciò la storia ecclesiastica non può accettare le categorie storiche alle quali ci hanno abituato gli storici della società civile: non ha molto senso adattare la storia della Chiesa alle categorie della storia profana, divenute usuali nella cultura occidentale a partire dalla svolta antropocentrica e dal soggettivismo assunti dal Rinascimento nel XVI secolo.
Al contrario, seguendo un suggerimento del grande storico inglese Christopher Dawson, si possono individuare sei epoche, ciascuna delle quali si apre in seno a una nuova situazione, per giungere lentamente a un punto di massimo sviluppo della Chiesa in una determinata società e cultura che in seguito sbocca, a volte rapidamente, in una crisi interpretata dalla coscienza religiosa come un giudizio divino.
Ciò significa che la Chiesa, incarnandosi, individua un peculiare modo per evangelizzare gli uomini di un’epoca, accettando, nella misura del possibile, una determinata visione del mondo e le relative categorie concettuali che vengono mantenute a lungo (sempre la Chiesa è stata custode gelosa della tradizione quando è stata trovata utile e buona); ma il tempo logora le parole e gli istituti, e spesso la società si sviluppa in direzioni ritenute contrarie alla cultura incarnata e fatta propria dalla Chiesa: essa perciò va incontro a periodiche crisi di comunicazione che sembrano offuscare la sua origine divina, mettendo in luce la fragilità della sua componente umana.

Una considerazione a parte merita la prima epoca, l’età apostolica che, come accennato, rimane la vera e propria pietra di paragone per la storia della Chiesa, apparsa trionfante al tempo di Costantino e non conclusa da una crisi.
Nel IV secolo si passò direttamente nella seconda grande epoca della Chiesa, caratterizzata dalla penetrazione del cristianesimo nella sfera della cultura romano ellenistica che possiamo considerare esaurita in seguito alla nascita e all’espansione dell’Islam. In questa seconda epoca avvenne la stabilizzazione della teologia e della liturgia della Chiesa e giustamente può venir definita l’età dei Padri della Chiesa.
La terza epoca si sviluppò a partire dai primi anni del VII secolo ed è caratterizzata dalla crescente estraniazione tra la Chiesa d’Occidente e la Chiesa bizantina, cui fa riscontro una fortunata opera di evangelizzazione delle popolazioni ancora barbare del Nord Europa e di una parte delle popolazioni slave.
La quarta età della Chiesa inizia dai movimenti di reazione antifeudale volti a recuperare la propria libertà di azione fino al punto di allearsi col vivace movimento comunale che segnò la rinascita delle città: essa comprende i secoli che vanno dalla riforma gregoriana dell’XI secolo fino all’inizio del XIV secolo: il vertice venne raggiunto dal movimento francescano che influenzò anche gli altri ordini mendicanti producendo la mirabile sintesi della cristianità del XIII secolo in cui assistiamo all’edificazione delle cattedrali gotiche, all’espansione delle Università, alla creazione della teologia di san Tommaso d’Aquino, alla poesia di Dante, alla pittura di Giotto.
La quinta età prende atto della crisi delle forze comunali, culmina con la forte consapevolezza dell’azione propria del papato uscito vittorioso dalla crisi della Riforma protestante e termina con la nuova drammatica crisi provocata dalla rivoluzione francese.
La sesta epoca inizia dalle macerie prodotte dalla rivoluzione francese e giunge fino a noi passando attraverso il turbinio di avvenimenti che danno l’impressione di una inesauribile accelerazione del divenire storico: secondo alcuni critici quegli avvenimenti avrebbero travolto anche un’istituzione veneranda come la Chiesa cattolica. Tuttavia, il fatto che quasi tutte le prime comunità cristiane della Palestina, della Siria, dell’Egitto, dell’Asia minore, dell’Africa del Nord siano state spazzate via in misura ritenuta definitiva, potrebbe far pensare che qualcosa di analogo possa avvenire per altre aree geografiche già da molti secoli cristiane.

Il precedente biblico della fine dei regni di Israele e di Giuda con la sopravvivenza della speranza di Israele tra gli Ebrei della diaspora in mezzo alle nazioni pagane potrebbe prefigurare la Chiesa cattolica di domani senza che ciò significhi la fine della Chiesa.
La storia della Chiesa assume crescente importanza per la vita di ogni cristiano. E’ la storia dell’incamazione dell’unico messaggio che salva in seno a un’umanità che conosce ricorrenti crisi e mutamenti sconvolgenti prodotti da annunci di salvezza mondani, veri e propri vangeli umani che rifiutano il Vangelo di Cristo sognando un’impossibile redenzione dell’uomo da parte dell’uomo: Cristo tuttavia passa attraverso la storia di ieri, di oggi, di sempre per offrire agli uomini l’unica reale salvezza: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13, 3 1).
Il fatto che sulla sommità opportunamente spianata del colle Vaticano, a partire dal 325 circa, sulla tomba di Pietro, sia stata innalzata una basilica nella quale il successore di Pietro, con l’autorità e l’assistenza di Cristo, testimonia la verità e la perennità di quelle parole, potrebbe venire indicato come la patente conferma che gli sforzi dell’antico avversario della verità nulla possono contro la Chiesa di Cristo.

Il presente volume è stato pensato per gli studenti che frequentano l’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare di Roma, ai quali viene dedicato con evidente tentativo di captatio benevolentiae. I primi quattro capitoli, che trattano la storia della Chiesa delle origini, sono stati rivisti dal dottor Alessandro Giuliani che cordialmente ringrazio.