(Tempi) Il relativismo preferisce la menzogna

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Tempi 21 Aprile 2009

Bugie per tutti i gusti

di Rodolfo Casadei

La visione del Papa sulla lotta all’Aids è «realista». Un dossier del laicissimo Le Monde smonta la religione del condom. Ma in Italia nessuno se n’è accorto

Hanno sventolato Le Monde come una bandiera quando il quotidiano transalpino ha pubblicato la vignetta di Plantu con Gesù che distribuisce preservativi alle folle africane, ha scritto in un editoriale che giudicava «gravissimo e irresponsabile» il discorso papale sull’argomento, ha offerto le sue pagine ad una lettera aperta al Papa di alcuni esperti di Aids che invitavano Benedetto XVI ad abiurare. Ma quando sulle pagine laiciste del giornale parigino è apparso un lungo intervento di epidemiologi, medici e psicanalisti che definiva «realista» la posizione del Papa, le grandi testate italiane hanno liquidato la cosa in poche righe.
Tony Anatrella, Michele Barbato, Jokin de Irala, René Ecochard e Dany Sauvage sono certamente degli esperti di matrice cattolica, ma il linguaggio e gli argomenti che portano sono di una laicità a prova di bomba. Sia sul versante sanitario-epidemiologico («Il preservativo è certamente la tecnologia più efficace. Ma non è la misura di prevenzione più efficace. In numerosi paesi africani la percentuale di persone portatrici del virus è troppo elevata perché l’epidemia sia frenata dal solo preservativo») che su quello morale e antropologico («Un altro approccio deve essere proposto, che faccia maggiormente appello al senso della coscienza umana e della responsabilità; si tratta di un’iniziativa pedagogica riguardante il senso dei comportamenti sessuali. Ma questa prospettiva, ce ne rendiamo conto, attualmente è difficilmente compresa nel discorso sociale, che oggi coincide con un pensiero solo pragmatico»).
L’intervento pro-papa richiama i numerosi studi sulla materia che attestano che «non c’è nessun paese colpito da un’epidemia generalizzata che sia riuscito ad abbassare la percentuale di popolazione infettata dall’Hiv grazie a campagne centrate sull’utilizzazione del solo preservativo», mentre progressi rilevanti si sono registrati in tutti quelli che hanno dato ampio spazio alle strategie centrate sull’astinenza (o meglio sul ritardamento dell’attività sessuale) e sulla fedeltà fra i partner, diffondendole in tutti gli strati della popolazione. Gli autori sostengono che «gli specialisti dell’epidemiologia sottolineano che l’astinenza e la fedeltà hanno finora evitato 6 milioni di morti in Africa». Cosa che non si può dire con la stessa certezza riguardo al condom. In proposito vengono evocate le dichiarazioni di Edward Green, laicissimo esperto di prevenzione dell’università di Harvard attivissimo in studi sul campo e autore di un’opera di riferimento sull’argomento (Rethinking Aids prevention – Learning from successes in developing countries): «Teoricamente il preservativo dovrebbe funzionare, e teoricamente l’uso del preservativo dovrebbe condurre a migliori risultati che il mancato uso. Ma questo è teorico… noi non troviamo nessuna associazione fra un’utilizzazione più frequente del preservativo e una riduzione dei tassi di contaminazione da parte dell’Hiv».
Anche l’affermazione più controversa di Benedetto XVI, quella secondo cui distribuendo profilattici si «aggrava» il problema dell’Aids, è difesa in modo convincente. Se si fa passare il messaggio che tutto è permesso, purché si usi il condom, le persone proveranno un senso di falsa sicurezza che farà loro correre più rischi: «Questo fenomeno di compensazione dei rischi è stato largamente descritto nella letteratura scientifica. Studi sono stati condotti soprattutto nelle Filippine, in Salvador e in Spagna su campioni rappresentativi di giovani. In ognuno di questi casi, i giovani che credono che i preservativi sono efficaci al 100 per cento hanno la tendenza a diventare sessualmente attivi anticipatamente». Alla ragionevole analisi dei cinque coraggiosi più uno (Edward Green) merita di esser aggiunto un paragrafo: non solo in caso di epidemia generalizzata il profilattico non può essere la strategia numero uno per la prevenzione di nuove infezioni, ma anche nel caso dei gruppi di popolazione ad alto rischio non ci si può appoggiare al solo condom per avere successi durevoli.

Raccontare tutta la storia
La campagna di promozione e la diffusione capillare dei profilattici all’interno delle comunità gay americane alla fine degli anni Ottanta è stata per lungo tempo accreditata come la strategia che ha permesso di ridurre i nuovi casi di infezione in quel gruppo di popolazione, e quel successo ha trasformato le campagne di prevenzione centrate sul preservativo nel modello di tutte le campagne governative e Onu. In realtà i nuovi casi di infezione fra i gay all’inizio degli anni Novanta sono diminuiti perché c’era stata una vera e propria saturazione delle infezioni in precedenza. Nel 1988 a San Francisco una singola classe di età registrò un tasso di sieropositività del 72 per cento! Per valutare l’efficacia dei programmi di educazione centrati sul condom bisogna guardare alle infezioni fra i giovani gay che diventano sessualmente attivi. E lì purtroppo si nota che, nelle classi di età fra i 17 e i 22 anni, i tassi di infezione non sono affatto diminuiti. Nel 2006 il Cdc, l’entità ufficiale Usa che si occupa di epidemie, ha rilevato incrementi allarmanti nel numero di giovani gay infettati dall’Hiv. Nel gruppo fra i 13 e i 24 anni il numero degli infettati stava crescendo anno dopo anno, con un aumento del 18 per cento nel 2006 rispetto all’anno precedente. Questo accade in un paese e presso un gruppo di popolazione dove i profilattici sono pubblicizzati e facili da ottenere. Un discorso simile vale nel caso delle campagne dirette alle prostitute e ai loro clienti: la Thailandia, dove le autorità hanno fortemente spinto perché i condom venissero usati nei bordelli, è presentata a questo riguardo come un successo. Ma anche qui non si racconta tutta la storia: è aumentato l’uso del condom nel mondo della prostituzione, ma si è anche drasticamente ridotto il numero di visite dei clienti alle prostitute. La severità delle autorità ha indirettamente fatto comprendere la portata del pericolo a molti, che hanno deciso di prendere una misura più drastica ed efficace dell’uso del condom.