Citarsi non è fine, lo so. Però…
di Marco Tosatti
in calce riportiamo la nota pubblicata da Tosatti il 20 settembre 2014:
Sinodo; come lo lavoro…
La cosa abbastanza interessante e straordinaria, di questo documento, e che lo rende anomalo rispetto ai testi, magisteriali, dei precedenti pontefici in tema, è la sua possibilità di essere interpretato in maniera totalmente opposta. C’è chi sostiene che si tratta di una conferma della dottrina bimillenaria della Chiesa in tema di matrimonio, adulterio e divorzio. E chi invece sostiene che siamo di fronte a un qualche cosa che cambia tutto; un partito che accomuna alcuni dei più accesi sostenitori delle innovazioni e le ali più conservatrici della Chiesa.
Per questo un vescovo, mons. Schneider, ha giustamente chiesto un’interpretazione autentica del documento [«Amoris Laetitia»: chiarire per evitare una confusione generale]; che sgombri il campo da ambiguità e confusioni. Speriamo che avvenga; ma siamo molto pessimisti. Perché nelle sue risposte sull’aereo di ritorno dal Messico il Pontefice non è stato chiaro; e ha rimandato alla conferenza stampa di un cardinale, per avere una lettura corretta del documento.
Il che è una novità, e non da poco: cioè il rimando a una conferenza stampa, non a un testo ponderato e studiato, per risolvere i dubbi dei fedeli in punta di dottrina.
Ma forse c’è un motivo; e qui veniamo alla citazione. In una cena dell’estate 2014, il personaggio principale di entrambi i Sinodi sulla Famiglia, quello dell’ottobre 2014 e dell’ottobre 2015, rivelava, conversando, in una cena elegante e alla presenza di laici e prelati, quale sarebbe stata la strategia per condurre i lavori dove si voleva. Vedete il testo completo: Sinodo; come lo lavoro….
Ma per quanto riguardava il documento finale, il succo delle sue esternazioni, due anni e mezzo prima che Amoris Laetitia vedesse la luce erano: “E in effetti non tanto il Sinodo, sarà importante, ma la sintesi che ne verrà preparata, e che porterà la firma del Papa come “Esortazione post-sinodale”. E’ molto probabile che non sarà un testo chiaro e definitivo, ma basato su un’interpretazione “fluttuante”. In modo che ciascuno leggendolo, possa tirarselo dalla parte che più gli fa comodo. Cioè un testo diretto non a fare chiarezza, ma ad alimentare confusione.
Il tutto annunciato con un largo anticipo.
Sinodo; come lo manovro…
dal blog: San Pietro e dintorni, 20 settembre 2014
Il Sinodo sulla Famiglia parlerà di tante cose, ma i mass media parleranno probabilmente di una cosa sola, e cioè della possibilità per persone sposate, in chiesa, divorziate (senza riconoscimento di nullità del precedente legame) e risposate di poter avere la comunione.
Succede già in una quantità di casi, in cui i sacerdoti, anche quelli “conservatori”, esaminano la situazione personale e prendono su di sé la responsabilità di dire: fai la comunione, ma in maniera discreta. Così è dai tempi di Giovanni Paolo II.
Ma tant’è! Il cardinale Kasper, che già vent’anni fa aveva una sua idea in proposito, non accettata in quei due regni, ha visto con l’avvento di Bergoglio l’opportunità di riproporla. A dispetto del fatto che da Manila a Berlino, da New York all’Africa la grande maggioranza dei suoi colleghi abbiano, ancora una volta, riaffermato la Dottrina della Chiesa, basata, ahimé, sulle parole di Gesù; uno dei pochi casi in cui l’enunciazione appare netta, chiara, definitiva, e neanche messa in dubbio dai tagliuzzatori professionisti di pericopi…
Insomma, le cose per Kasper & C. non hanno l’aria di mettersi molto bene. Ma forse c’è un modo, per aiutarlo. E per cercare di impedire che le voci fastidiose lo siano troppo rumorose.
Il primo punto consiste nel chiedere che gli interventi scritti siano consegnati con largo anticipo. Il che è stato fatto. Entro l’8 settembre chi voleva intervenire al Sinodo dove far pervenire il suo temino.
Secondo: leggere attentamente tutti gli interventi, e nel caso che alcuni di essi fossero particolarmente pepati, dare la parola a un oratore che prima dell’intervento spinoso, cercasse già di rispondere, in tutto o in parte, ai problemi sollevati dall’intervento stesso.
Terzo: se qualche intervento appare proprio problematico, dire che purtroppo non c’è il tempo necessario per dare la parola a tutti, ma comunque il testo è stato acquisito, e resta agli atti e di sicuro se ne terrà conto nell’elaborazione finale.
E in effetti non tanto il Sinodo, sarà importante, ma la sintesi che n verrà preparata, e che porterà la firma del Papa come “Esortazione post-sinodale”. E’ molto probabile che non sarà un testo chiaro e definitivo, ma basato su un’interpretazione “fluttuante”. In modo che ciascuno leggendolo, possa tirarselo dalla parte che più gli fa comodo.
Umile osservazione di un povero cronista: ma se uno ha un piano così elaborato e astuto, perché parlarne di fronte a perfetti estranei durante una cena sontuosa?