(RC) Suor Maria Laura: una martire nell’Italia del 21esimo secolo

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Uccisa in nome di Satana, l’angelo caduto

Sarà beata suor Maria Laura Mainetti

La beatificazione di  suor  Maria Laura, la religiosa di Chiavenna uccisa nella notte fra il 6 e il 7 giugno 2000 da tre ragazze minorenni è stata accolta appunto come “causa di martirio” da parte della Congregazione delle Cause dei Santi. Questo significa che non dovranno essere portate prove di miracoli compiuti. 

Suor  Maria Laura è stata uccisa, viene specificato nel documento della Congregazione, «in odio alla fede». A questo punto la causa prosegue con la redazione della Positio super martyrio, cioè la raccolta di tutta la documentazione relativa al processo in un unico volume. Il “Decreto di validità giuridica” è stato emesso in data 11 gennaio 2008.

«Questo è un primo ma fondamentale atto», afferma monsignor Diego Coletti, vescovo di Como, «attraverso il quale la Santa Sede riconosce la validità del processo diocesano e apre, così, una seconda fase dell’istruttoria che si orienta alla beatificazione di  suor  Maria Laura, fase che consiste nella stesura di una sorta di sintesi di tutta la documentazione prodotta nel processo diocesano, volta a dimostrare, sullo sfondo della vita di  suor  Maria Laura, ricca di virtù cristiane e religiose, la realtà di un vero martirio».

 Rito satanico

In una sconvolgente intervista, pubblicata recentemente dal settimanale Panorama, Veronica, una delle tre assassine di suor Maria Laura, tenta di descrivere quei momenti terribili  in cui si sono abbattute, con furia demoniaca, i colpi sul corpo della suora, mentre lei, sanguinante e agonizzante, si piegava in ginocchio e pregava, perdonando le sue aguzzine.

Veronica spiega che lei, ad esempio, non ricorda questo episodio, ma «l’hanno raccontato le mie amiche». Alla domanda su quale sensazione ha provato ad uccidere, Veronica ha risposto: «Paura allo stato puro. Non ho mai avuto tanta paura come quella sera lì. Ho sentito solo terrore. Una sensazione bruttissima. Prima di farlo pensavo che uccidere fosse come tutte le altre cose, una sciocchezza. Ma non è così».

Una vita per gli altri

Ecco, uccidere per provare un’emozione, e poi sprofondare nel terrore, nel buio, nelle tenebre. E tentare di risalire, da tutto questo. Per Veronica sembra che sia cominciato proprio un cammino a ritroso, per ritrovare se stessa. E, ancora una volta, nel nome di suor Maria Laura.

Che, beninteso, per moltissime persone, in tutta Italia, è già amata, pregata, venerata come una santa. A Chiavenna, nel luogo in cui è caduta sotto le coltellate delle tre giovani assassine, si assiste ad un continuo, commosso pellegrinaggio. Nel punto esatto dove si è inginocchiata e ha pregato c’è adesso una croce. E proprio qui arrivano fedeli da tutta Italia e anche dall’estero.

Suor Maria Laura Mainetti era nata in una famiglia molto povera, a Colico, sul lago di Como. Decima figlia, rimase orfana di madre dopo la nascita. A Chiavenna ha svolto la maggior parte della sua attività e della sua vocazione religiosa con le Figlie della Croce.

Quando è stata uccisa, era madre superiora e dirigeva un convitto di studenti.  Per mantenerne la memoria e per continuare il suo apostolato sono nate una fondazione, l’associazione Immacolata e la cooperativa sociale che gestisce una scuola per l’infanzia.

Il “battesimo di sangue”

La venerazione dei martiri (martirio di Policarpo verso il 160) coincide, in un  certo senso, con l’inizio del culto dei santi in ambito cristiano; si vedono in essi degli autentici discepoli e discepole di Gesù per la loro sequela nella sofferenza e nel portare la croce.

Dal punto di vista teologico, nel martirio l’accettazione della morte per la testimonianza a Cristo si manifesta inequivocabilmente come atto della fede cristiana e dell’amore verso Dio (non è evento accettato passivamente).
Tramite il martirio la santità della Chiesa acquista, per grazia di Dio, una dimensione sperimentabile e, sempre grazie ad essa, la sua credibilità “verso l’esterno”.

Da Clemente d’Alessandria (215) in poi, al martirio è attribuita la stessa forza giustificante e remissoria dei peccati attribuita al battesimo, ossia il concetto di martirio come “battesimo di sangue”. 
Nella Chiesa Cattolica, oggi, per procedere alla beatificazione si richiede un miracolo regolarmente approvato e, per la canonizzazione, un secondo miracolo avvenuto dopo la beatificazione e regolarmente approvato.

Per la beatificazione e la canonizzazione dei martiri non si richiedono miracoli, purché il martirio sia avvenuto «in odio alla fede o alla virtù richiesta dalla fede» e il beatificando o canonizzando abbia accettato, almeno virtualmente, la morte inflittagli per questo motivo. Tutto ciò è stato riconosciuto nella morte di suor Maria Laura che, dunque, si avvia a diventare martire e beata.

Ma che significato ha, per la Chiesa cattolica il martirio? Dal termine greco “testimonianza”, il martirio è inteso come la morte per amore della fede cristiana o della pratica della vita cristiana.

Questa morte è vista, dal II secolo d.C. in poi, come “testimonianza” da distinguersi rispetto al comportamento dei “confessori”, i quali si distinsero per la perseveranza ma non vennero uccisi. Era la notte tra il 6 e il 7 giugno del 2000 quando  suor  Maria Laura  Mainetti  viene uccisa a Chiavenna (in provincia di Sondrio) da Ambra G. e Veronica P., di 17 anni, e Milena D.G., di 16: con ben 19 coltellate  straziano il corpo della religiosa, che prima viene fatta inginocchiare e poi è tramortita con un cubo di porfido, in una sorta di macabro rituale, come poi è emerso con chiarezza durante l’inchiesta.

Le tre adolescenti le hanno teso una trappola: per poter attirare la suora in un luogo isolato, dove compiere indisturbate la loro cerimonia satanista e di sangue, le hanno chiesto di soccorrere una ragazza, vittima di uno stupro, rimasta incinta.

Una terribile menzogna alla quale la religiosa, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno, ha creduto, correndo per aiutare un’infelice e abbracciando, invece, la croce del suo martirio.

(Radici Cristiane n. 36 – Luglio 2008) – di Caterina Maniaci