Il Sacro Cuore e la Vandea
Un esempio eccezionale del significato sociale del culto del Sacro Cuore: la resistenza dei vandeani contro la Rivoluzione Francese.
Sin dagli inizi dell’insurrezione che contrappose, nel marzo 1793, la Vandea alla Rivoluzione, apparve sui petti dei contadini angioini il Sacro Cuore. Al nord della Loira, gli Chouan che prenderanno le armi in Bretagna, nel Maine e, più tardi, nella bassa-Normandia, adotteranno ugualmente il Sacro Cuore quale loro emblema.
Sul petto dei controrivoluzionari
«Continuate, dunque, voi che lo avete adottato, a onorarvi di questo marchio della vostra devozione al Sacro Cuore», grida il padre Marchais al suo gregge di La Chapelle du Genêt, nelle Mauges, nel suo discorso che pronunciò il 15 agosto 1793.
E per incoraggiare i suoi parrocchiani ad unire a questa devozione quella del Cuore Immacolato di Maria: «Vi troverete ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento, vale a dire la fermezza nella fede contro le terribili tempeste che la agitano, l’asilo e il riparo da tutte quelle tentazioni che potrebbero indebolirci, e infine la speranza, il progresso sensibile e in qualche modo, la certezza della nostra salvezza della quale il Cuore di Gesù è la sorgente e quello di Maria è il canale».
I vandeani e gli chouan avrebbero potuto scegliere un altro simbolo religioso in luogo del Sacro Cuore. La scelta che fecero in quella occasione sembrerebbe rispondere a due motivazioni di fondo. Da una parte, il Sacro Cuore è, per eccellenza, la devozione privilegiata del XVIII secolo. Dall’altra, nello sfoggiare il Sacro Cuore, i contadini dell’Ovest insorti manifestavano la loro fedeltà al voto di Luigi XVI di consacrare la Francia al Sacro Cuore, voto tardivo e incompiuto del quale i vandeani conoscevano l’esistenza sin dall’inverno 1792-1793.
La grande devozione in Francia
La devozione al Sacro Cuore ha conosciuto in Francia un grande sviluppo nel corso della seconda metà del XVIII secolo. Mai le parrocchie francesi avevano visto tante processioni e benedizioni del Santissimo Sacramento come durant il regno di Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI.
Questa spiritualità deriva naturalmente da quel fervore eucaristico che è uno dei segni distintivi della Controriforma. Incoraggiato dalla spiritualità di san Francesco di Sales, il fervore eucaristico intende venerare il Sacrificio di Cristo, ricerca l’unione con Dio attraverso l’Amore
Si tratta di una risposta al giansenismo che allontana il peccatore dai sacramenti ai quali egli non è mai degno di avvicinarsi.
Nel 1670 san Giovanni Eudes aveva composto una messa e un uffizio al Sacro Cuore. Numerosi miracoli accrebbero la devozione al Sacro Cuore, a cominciare dalle visioni di Margherita Maria Alacoque a Paray-le-Monial. Gli Eudisti, le Visitandine, i seguaci di san Sulpicio, i Gesuiti e i Montfortani, incoraggiavano particolarmente questo tipo di devozione durante le missioni di predicazione che facevano di parrocchia in parrocchia, soprattutto nell’ovest della Francia.
Molte parrocchie delle diocesi di La Rochelle, di Luçon e di Saint-Malo furono profondamente colpite dalle prediche di Padre Luigi Maria Grignon di Montfort agli inizi del XVIII secolo.
Nel corso della prima metà del XVIII secolo si costituirono nel Regno 339 confraternite de Sacro Cuore. Con Luigi XV e Luigi XVI, mentre le élite, conquistate dagli ideali materialisti razionalisti dell’Illuminismo, mostravano sempr più apertamente la loro ostilità alla fede cattolic tradizionale, e mentre le popolazioni delle diocesi gianseniste di Champagne, de l’Île de France, de Gàtinais e dell’Orléanais si allontanavano dalla religione, il fervore eucaristico e radicato delle popolazioni rurali dell’Ovest, visitate continuamente dalle Missioni, restava estremamente vivo.
La Santa Sede e l’Assemblea del Clero lo incoraggiano. Il 1 settembre 1748, monsignor Durini, nunzio apostolico, celebra a Parigi, nella Chiesa di Saint-Sulpice, una festa solenne in onore del Sacro Cuore.
Il 1° luglio 1765, l’Assemblea del Clero raccomanderà di festeggiare il Sacro Cuore in ogni diocesi. Luigi XV e la Regina Maria Lesczynska daranno l’esempio. Il Re assisteva ogni domenica alla benedizione del Santissimo Sacramento. «Se si considerano il numero e il fervore dei devoti, il grande secolo eucaristico, risulta essere il XVIII», sottolinea lo storico Jean de Viguerie.
La sincera ma tarda decisione di Luigi XVI
A partire dal 1791, Luigi XVI è sempre più persuaso che per lui e per il suo popolo non esista altra fonte di salvezza al di fuori dell’intervento della Provvidenza. Egli si affida completamente a Dio, con uno spirito di sacrificio che lo accompagnerà sino alla morte. Per questo, probabilmente influenzato da Madame Elisabeth e dal suo confessore, padre François Hébert, egli redigerà, poco prima della battaglia del 10 agosto, una preghiera di consacrazione della Francia al Sacro Cuore.
Questo voto è al tempo stesso una preghiera, un atto di contrizione, un atto di speranza e un impegno assunto per il suo regno. Il re si impegna ad eliminare la Costituzione Civile del Clero, testo adottato nel 1790 dall’Assemblea Costituente con il quale la Chiesa gallicana si separava dalla Santa Sede.
Gli esemplari originali di questo voto sono andati perduti. L’esemplare posseduto da padre Hébert fu distrutto durante i massacri di settembre dei quali egli fu una delle vittime. Alcuni studiosi, basandosi sulla testimonianza di Pauline de Tourzel, ritengono che un secondo esemplare fu distrutto da Madame Elisabeth il 13 agosto 1792.
Malgrado tutto, grazie ad alcune copie, il voto di Luigi XVI si diffuse rapidamente tra le popolazioni dell’ovest della Francia. È stato forse diffuso dai padri eudisti, congregazione alla quale apparteneva padre Hébert? Si riscontra presso il popolo una fama paragonabile a quella goduta dal voto di Luigi XIII di consacrazione della Francia alla Madonna.
Nell’epoca del Terrore, durante le perquisizioni furono confiscati ai contadini esemplari a stampa di questo voto. Per questo motivo molte donne furono giudicate e condannate dal tribunale di Guérande proprio perché trovate in possesso di questo documento. Durante l’interrogatorio esse affermarono di averlo conosciuto grazie a "scritti pubblici" nel 1792.
La doppia fedeltà dei vandeani
L’esercito cattolico e reale della Vandea disponeva di una stamperia e di un giornale, il Bollettino degli Amici della Religione e della Monarchia. È possibile che questo Bollettino abbia contribuito a diffondere questo voto? Comunque siano andate le cose, nello scegliere il Sacro Cuore quale proprio emblema, i vandeani e gli chouan hanno chiaramente voluto manifestare la loro fedeltà al voto di Luigi XVI.
Nel discorso pronunciato il 15 agosto 1793, l’abate Marchais si felicita con i propri parrocchiani per aver accolto tale voto: «Poco dopo l’inizio di questa assemblea della quale egli è stata la vittima, vedendo svanire quei suoi progetti che non avevano altro fine se non la gloria del Signore, la sua religione, oltre che il maggior benessere del suo popolo (…), non trovando niente per mantenere né l’uno né l’altro; prevedendo fin da allora il male che ne sarebbe risultato e non trovando alcun rimedio sufficiente nelle risorse ordinarie della ragione, della giustizia e delle forze umane, questo principe, tanto religioso quanto sfortunato, non esiterà a domandare il soccorso del Cielo (…).
Deciderà di consacrarsi in una maniera particolare alla devozione del Sacro Cuore attraverso un voto formale che non ebbe la qualità di solenne e pubblico, ma che l’avrebbe dovuta avere in seguito, dal momento che egli aveva deciso di istituire una confraternita e una solenne festa sia per preservare se stesso e tutto il Regno dai mali che imperversavano, e sia per ricevere quelle consolazioni che sapeva di non poter trovare altrove».
La scelta del Sacrocro Cuore mostra bene da parte dei vandeani e degli chouan una doppia fedeltà, fedeltà a quel fervore eucaristico e radicato del quale si erano nutriti, grazie all’esempio dei propri padri e dei propri
nonni istruiti a loro volta per un secolo e mezzo dai missionari della Controriforma; fedeltà a quel voto tardivo e incompiuto di Luigi XVI da loro considerato un Martire della Fede.
Tale scelta mostra inoltre la natura del conflitto che oppose i vandeani alla Rivoluzione: resistenza alimentata dall’amore di Dio, come mostra la Pace di Bonchamps, contrapposta a quella furia di violenza descritta dallo storico Xavier Martin, resistenza romana contrapposta al gallicanismo della Costituzione civile del Clero; resistenza intrisa di spiritualità e trascendenza contrapposta al materialismo dell’Illuminismo e alla secolarizzazione rivoluzionaria. Tutto ciò contribuirà a fare della Vandea una anti-Rivoluzione.
RADICI CRISTIANE n. 35 – giugno 2008