GIOVANNI REALE: RADICI CULTURALI E SPIRITUALI DELL’EUROPA – Per una rinascita dell’uomo europeo – Raffaello Cortina Editore – Via Rossini 4 – Milano 2003 – pp. 183 – €.18,50
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Dal momento in cui si è iniziato a progettare il testo di una Costituzione europea, la sola questione che non è rimasta circoscritta agli addetti ai lavori è stata la menzione delle radici cristiane dell’Europa. Il problema si è riproposto in tempi e termini simili per gli statuti di cui le Regioni italiane hanno dovuto dotarsi in attuazione delle modifiche della Costituzione intervenute nel nostro paese nel 2001.
In entrambi i casi, infatti, nel momento in cui si ci si è accinti a fissare i principi che dovevano reggere quelle istituzioni, non si è potuto prescindere dal chiedersi da quali vicende storico-culturali esse traessero origine o, quantomeno, quali fossero i valori cui dovevano ispirarsi. La questione non è solo di cornice perché riveste non poco rilievo anche dal punto di vista giuridico. Lo statuto di un ente costituisce infatti la norma primaria cui si ricorre per interpretare e/o correggere le norme giuridiche che esso via via emana; ne consegue che l’inserimento (o la mancanza) in esso di inequivoci principi, può produrre nel tempo effetti tutt’altro che trascurabili.
E’ dunque all’interno di questa quérelle politico-culturale che si inserisce lo studio che presentiamo, opera di Giovanni Reale, docente di storia della filosofia antica. Esso origina da una conferenza tenuta nel 2002 nell’ambito di un convegno tenutosi a Roma alla presenza del Presidente della Repubblica -al quale parteciparono come relatori anche il card. Paul Poupard ed il filosofo Vittorio Mathieu- dal titolo: “Verso un costituzione europea?”. Nei tempi necessari alla rielaborazione ed ampliamento dell’intervento destinato a diventare un saggio autonomo, è quindi dilagata la polemica sul preambolo del progetto di Costituzione europea; su di essa, Reale interviene con alcune pagine poste all’inizio del volume. Per il resto, il saggio non risente di tale clima e questo consente all’autore di muoversi in un’atmosfera di pacata ricostruzione culturale.
La tesi che egli si prefigge è ben delineata nelle prime righe dell’introduzione che conviene riprodurre integralmente: “si può comprendere cosa sia l’Europa –o, per meglio dire, cosa sia stata e cosa dovrebbe continuare ad essere- solo se si individuano le ‘radici’ da cui essa è sorta e da cui essa ha tratto alimento nella sua crescita e nel suo sviluppo. Così facendo, si può cogliere in maniera adeguata a cosa l’Europa non può rinunciare se vuole continuare in qualche modo continuare ad essere ciò che è stata o, comunque, se vuole costruire una configurazione spirituale che rispecchi il suo passato ossia se intende conservare la propria identità. E poiché l’Europa non è stata una realtà geografica e neppure politica bensì una realtà spirituale, per continuare ad essere tale, dovrà in ogni caso cercare di far rinascere e mantenere vivo quello spirito originario”.
Quanto allo sviluppo che Reale da alla sua tesi, non rimane che rinviare alle dense -ma piacevoli- pagine del libro. Basti qui ricordare come -secondo l’a.- l’Europa nasca anzitutto dalla filosofia greca che, per prima, ebbe ad assumere una mentalità speculativa così scoprendo in modo originale la natura dell’uomo e la cura della sua anima cioè della persona nelle sue varie componenti. E’ su questa scoperta che si innesta il cristianesimo il cui Dio è anch’esso una Persona; molto più concreta però dei risultati cui era pervenuta la filosofia greca che, con Aristotele, non era riuscita a concepirlo oltre che come astratto e disincarnato Motore immobile. E’ dunque in questo connubio di grecità e cristianesimo che affonda le sue radici e cresce con i suoi impressionati risultati, anche materiali, l’Europa.
Nei tempi più recenti -prosegue però l’autore- essa ha subito l’assalto dello scientismo secentesco sempre più dilagato fino ai tempi nostri. Esso ha a poco a poco sostituito la mentalità europea classica con un’altra fondata sulla tecnica, il misurabile, il verificabile, insomma con una sorta di metodologia senza confini che nulla, nessun valore morale, trascende. La parte finale del saggio è quindi dedicata ad una serena ma argomentata, ed inesorabile critica degli aspetti più deteriori del mondo moderno in cui Reale ha buon gioco di appoggiarsi su un ampio corredo di citazioni di autori della più varia estrazione concordi sulla critica della moderna civiltà delle macchine.
Faremmo torto all’autore se, in fine di questa recensione, omettessimo di ricordare la sobria ma ricca bibliografia che, attraverso le note, indirizza il lettore interessato ad approfondire i temi del libro su quelle opere che, specie in questi ultimi anni, sono state scritte sull’argomento in sostanziale consonanza con quella di Giovanni Reale.
Andrea Gasperini