Pakistan: Cristiani uccisi: sui diritti umani l’ambiguità di governo e polizia

  • Categoria dell'articolo:Chiesa

Sharing is caring!

ASIA/PAKISTAN

Cristiani uccisi: sui diritti umani l’ambiguità di governo e polizia

Islamabad (Agenzia Fides) – Oltre 60 militanti islamici arrestati, indagini e ricerche ancora in corso, altri arresti alle porte: questa la reazione del governo e della polizia locale di Faisalabad, dopo barbaro assassinio di due fratelli cristiani, accusati di blasfemia, e dopo la notte di violenza contro il quartiere cristiano di Waris pura (vedi Fides 20/7/2010). L’episodio ha sollevato reazioni sdegnate nella società civile che, attraverso diverse organizzazioni, denuncia “l’ambiguità del governo e della polizia sul rispetto dei diritti umani nel paese”.

La Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, in un rapporto inviato all’Agenzia Fides, afferma: “Per quanto concerne il rispetto dei diritti umani delle minoranze religiose, in molti casi, come quello clamoroso di Gojra dello scorso anno, vi sono prove schiaccianti di carenze della polizia e dell’amministrazione civile, soprattutto nel compito di prevenire gli attacchi contro i cristiani, nonostante le informazioni ricevute e il pericolo imminente”.

Numerose Ong hanno condannato i fatti di Faisalabad, notando negligenze nelle forze di polizia e nelle autorità civili. Secondo l’Asian Human Rights Commission (AHRC), la radice del problema va rintracciata a livello politico: “Il governo del Puinjab, in mano alla Pakistan Muslim League, è noto per atteggiamenti conciliativi verso organizzazioni islamiche militanti anche bandite dalla legalità. In vista delle elezioni provinciali del 2009 ha rilasciato diversi leader estremisti dalle prigioni. E il fratello del Primo Ministro del Punjab è membro di una organizzazione militante che promuove e diffonde violenza”.

La AHRC nota, inoltre, che una denuncia di “blasfemia”, per essere valida, deve essere registrata da un Sovrintendente di Polizia, e non da semplici agenti, come è avvenuto nel caso dei fratelli Emanuel. Dunque vi è stato, fin dall’inizio, un errore della polizia, che ha ceduto alle pressioni degli estremisti.

In un comunicato giunto a Fides, un’altra Ong, la Human Rights Commission of Pakistan, chiede al governo di “porre fine all’impunità di quanti commettono violenze ai danni delle minoranze”, rimarcando: “Come gli assassini siano riusciti a fuggire è scandaloso. Inoltre i fatti accaduti non erano affatto imprevedibili o inevitabili”, e “non è stata adottata alcuna misura efficace per fermare predicatori di odio che dalle moschee di Waris pura – come da quelle di Gojra lo scorso anno – hanno incitato gli animi alla violenza”.

Le pressioni della società civile hanno smosso i vertici dello stato: il Presidente del Pakistan Ali Zardari ha chiesto ufficialmente alle autorità civili del Punjab di “prendere azioni decise per assicurare al più presto l’arresto dei colpevoli”, esprimendo solidarietà alla famiglia dei due fratelli morti ed invitando il governo provinciale a dare un adeguato indennizzo alla famiglia.  Anche il Presidente dell’Alta Corte di Giustizia di Lahore, Khwaja Muhammad Sharif, di sua iniziativa ha convocato per domani il Capo della polizia di Faisalabad per avere un rapporto dettagliato sul caso. (PA) (Agenzia Fides 21/7/2010)


ASIA/PAKISTAN

Cristiani uccisi: sette giorni di lutto

Faisalabad (Agenzia Fides) – I cristiani di Faisalabad, accanto a organizzazioni politiche, sociali e religiose, hanno annunciato che osserveranno sette giorni di lutto per commemorare i due fratelli uccisi due giorni fa, “vittime innocenti dell’odio anti cristiano”. Vi saranno anche in tutte le chiese, “speciali preghiere per la pace e incontri per riattivare il dialogo interreligioso”, dice all’Agenzia Fides p. Aftab James Paul, a capo della Commissione per il Dialogo interreligioso della diocesi di Faisalabad, notando che nella comunità “resta la paura, accanto a dolore, rabbia e disappunto”.

P. Aftab dice a Fides:“Stiamo rafforzando i tentativi di dialogo con i leader religiosi musulmani. Il dialogo interreligioso, prima di questa tragica vicenda, era molto sviluppato a Faisalabad. Credo che gruppi di estremisti, diffondendo materiale blasfemo da attribuire ai cristiani e uccidendo i due fratelli, abbiano agito con il preciso intento di minare le basi del dialogo e dell’armonia. Oggi ci conforta vedere che molti musulmani vengono nelle nostre chiese per manifestarci dolore e solidarietà”.

“Chiediamo al governo un attento lavoro di indagine che trovi i colpevoli e i mandanti. La polizia – rimarca il sacerdote – è stata almeno negligente in questo caso, non avendo saputo garantire la protezione dei detenuti cristiani”.

Francis Mehboob Sada, Direttore del “Christian Study Center” di Rawalpindi, nota in un colloquio con Fides: “Nemmeno un folle avrebbe messo il proprio nome, indirizzo e telefono in calce a un volantino con tali parole blasfeme. C’è una macchinazione di provocatori. Purtroppo sono sparsi nel paese molti gruppi estremisti che vogliono soffiare sul conflitto interreligioso, che vogliono distruggere la pace e l’armonia. Bisogna smascherarli e fermarli”. (PA) (Agenzia Fides 21/7/2010)