Michael O\’Brien, Il nemico (Father Elijah. An Apocalypse), San Paolo 2006, pp.547, codice isbn:978-88-215-5752-1, 19,50 euro
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Ci sono scrittori che traspaiono dalla pagina scritta (in maniera più o meno assordante), e altri che si limitano a far trasparire i loro personaggi. O\’ Brien è di quelli che traspaiono in filigrana: nel mentre la lettura procede in avanti non si può non percepire – in maniera discreta, non rumorosa – il suo modo di ragionare (e di far ragionare i personaggi).
Oltre che scrittore O\’ Brien è un celebre pittore canadese, cattolicissimo, che ha all\’attivo varie pubblicazioni nell\’alveo della letteratura cristiana. Father Elijah è uscito nel 1996 per la Ignatius Press (la stessa casa editrice di papa Benedetto XVI, T. Howard, G. K. Chesterton, H. De Lubac, L. Bouyer); dopo dieci anni, e numerose segnalazioni da parte dei vari media tutte molto molto favorevoli, è approdato in Italia per le Edizioni San Paolo.
La collana che lo ospita è la famosa collana Le vele, dedicata alla letteratura contemporanea, perciò tanto di cappello a O\’Brien. Questo libro è stato accostato dal critico letterario Edoardo Rialti sia al Padrone del mondo di Benson (per l\’evidente parallelismo al tema dell\’apocalisse usata in chiave apologetica), sia al Signore degli Anelli di Tolkien (libro che O\’Brien stesso cita nel suo romanzo, insieme anche alla Divina Commedia di Dante e ai Promessi Sposi di Manzoni. Ovviamente noi italiani non possiamo che essere orgogliosi di tali citazioni).
La storia è densissima, perciò rimando alla lettura del libro, sia per i molteplici livelli di lettura sia per i lunghi meandri in cui la storia a volte s\’infila.
Qui mi limito ad accennarla: il padre carmelitano Elijha, canuto anziano, archeologo, ebreo polacco giunto in Israele dopo la seconda guerra mondiale, ex-personalità di spicco nel mondo politico ebraico, convertitosi al cattolicesimo e ritiratosi in convento, riceve l\’invito dal Vaticano a venire da Israele a Roma per discutere un compito importantissimo che il Papa vorrebbe affidargli. Si scopre che questo compito delicatissimo altro non è che annunciare al Presidente dell\’Unione Europea, uomo di punta della politica mondiale, osannatissimo, che sta veleggiando per diventare l\’uomo più potente della terra grazie ad una serie di alleanze politiche, strategie di perseguimento della pace mondiale, donazioni, una nuova filosofia cosmico-universale, ecc. dicevo, annunciargli che Cristo è l\’unico Signore della storia. Cristo, e non – come tutti credono – lui, il Presidente.
Il compito è di quelli di far accapponare la pelle, difatti padre Elia continua a dire ai suoi superiori (Stato e Dottrina, cioè il Card. Segretario di Stato e il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, oltreché al Papa stesso) che non si sente all\’altezza, che è debole, incapace di parlare con uno come il Presidente che ha al massimo grado il dono dell\’oratoria, di convincere soavemente i suoi interlocutori.
La posta in gioco è che il Presidente diventi nientemeno che l\’Anticristo (Il nemico del titolo): è per questo motivo che va "salvato" con la predicazione di un messaggero inviato da parte della Chiesa.
In effetti questo è un romanzo catechetico: è come leggere una catechesi sulla trasmissione della fede, sulla salvezza che opera Cristo mediante la Chiesa ed il Primato di Pietro, sul demonio e sulle forze dell\’Anticristo. O\’Brien non poteva essere più chiaro ed efficace. Come leggere i libri apologetici dei primi secoli del cristianesimo, da Giustino a Tertulliano ad Agostino.
Tornando alla nostra storia, padre Elijha riuscirà nella sua opera di evangelizzazione (Il nemico non si convertirà, ma almeno avrà ascoltato la Parola del messaggero della Chiesa e dunque la sua scelta per il male sarà definitiva. D\’ora in avanti "il demonio entrò in lui" come dicono i vangeli a proposito di Giuda, durante l\’ultima cena), solo che la strada che lo condurrà verso la progressiva riuscita nell\’impresa è una strada di spoliazione dell\’uomo vecchio (l\’uomo del peccato, per dirla con le parole di San Paolo), di abbassamento, mortificazione, umiliazione. Dovrà fare i conti con il suo passato sepolto dentro di lui ma non accettato fino in fondo: l\’olocausto della sua gente, la perdita della sua famiglia portata nei campi di concentramento, l\’amore per la sua Polonia, l\’amore per il suo benefattore che lo accolse orfano dei genitori e che si farà catturare al suo posto, la moglie incinta dilaniata da una bomba quando viveva in Israele, e da ultimo l\’affetto pulito e quasi paterno per Anna Benedetti, una vedova illustre della cerchia del Presidente che lo aiuterà a smascherare l\’ipocrisia e la menzogna del Presidente (e che per questo morirà).
Tra colpi di scena, dialoghi serrati e profondissimi (ci sono tantissimi dialoghi in questo libro, che poi sono il mezzo per presentare l\’insegnamento catechetico), excursus storici che fanno rivivere i tempi della guerra e dell\’immediato dopoguerra, descrizioni della natura e dei personaggi sempre precise, puntuali e ricche, O\’Brien ci conduce come un fiume in piena verso la foce della storia, verso il punto finale. Verso l\’apocalisse finale che lui lascia intravedere, senza descriverla.
Preziosissima è l\’introduzione che ha scritto O\’Brien per farci capire il suo libro:
"Il lettore incontrerà qui un\’apocalisse nel senso letterario antico, ma scritta alla luce della rivelazione cristiana. E\’ una speculazione, un\’opera di fantasia. Non tenta di predire dettagli dell\’apocalisse finale, quanto piuttosto di domandarsi come la personalità umana risponderebbe ad una situazione di tensione intollerabile, in un clima morale che diventa sempre più gelido… questo libro… offre la Croce. Essa testimonia – spero – la vittoria finale della luce".
Elisabetta M., da: BIBLog.it