(Libero) I 67 somari spiegano un'università da favelas

  • Categoria dell'articolo:Papa

Sharing is caring!

Attenzione, preparano l’agguato al Papa

L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per l’inaugurazione dell’anno accademico…

di Renato Farina  L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La
Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di
parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per
l’inaugurazione dell’anno accademico. Hanno firmato un appello, sono
quasi tutti fisici. Dicono: è uno straniero, un oscurantista, ha
parlato male di Galileo difendendone la condanna diciassette anni fa.
Una bugia, lo vedremo. Ma procediamo. Era stato il rettore a volere
la presenza di Benedetto XVI. Nei piani originari sarebbe dovuta
toccare al Santo Padre la lectio magistralis, la prolusione che dà il
tono dell’anno universitario. Poi però pareva di dare troppo onore a
un Ratzinger qualunque. E il rettore ha ripiegato, cedendo alle
pressioni, mettendolo al terzo o quarto posto tra i relatori,
preceduto da quel fenomeno di laureato della Scuola Normale di Pisa,
Fabio Mussi, oggi ministro della Ricerca, e dal sindaco Walter
Veltroni. Il Papa, che è umile, non ha fatto una piega, ha detto va
bene. Era abituato a dibattere con gente tipo Habermas, è stato
professore nelle massime università tedesche, da Monaco a Tubinga, ma
si accontentava anche di mettersi in coda al noto perito della scuola
cinematografica Veltroni. Mussi e Veltroni, questi due scienziatoni
da Nobel, hanno il plauso dei docenti protestatari. I quali non si
sono accontentati di un malcontento sommesso. Hanno chiamato a corte
le truppe. Così a costoro hanno assicurato di garantire una presenza
fattivamente contestatrice di gruppi no global, che già stanno
battendo su internet il loro tamburo da richiamo della foresta, per
montare casini antipapali. C’è allarme ordine pubblico. Il Papa non
demorde però. Il cardinal Ruini lo sostiene, assicura che sarà
accolto bene: sono migliaia i docenti felici di incontrarlo, e gli
studenti pure. Dunque Ratzinger ci va lo stesso. Non vuole
blindature. Il suo pensiero è che siamo come nei primi secoli della
Chiesa: Saulo di Tarso parlava all’Areopago di Atena, suscitando il
riso dei presunti sapienti. Lui non si sente migliore del vecchio
apostolo. I primi secoli sono profezia degli ultimi. Qui faremmo
alcune osservazioni. Anzitutto a Repubblica, che è il quotidiano che
si fa eco di questa volontà di pulizia etnica del Papa
dall’università e dunque dall’ambito culturale. Ieri ha ospitato
senza repliche incredibili discorsi da repulisti razziale. La morale
è tirata da tale Carlo Cosmelli, forse un Nobel, che spiega il fuoco
di sbarramento: «Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da
cardinale le ha ribadite anche nell’ultima enciclica. Lui è convinto
che, quando la verità scientifica entra in contrasto con quella
rivelata, la prima deve fermarsi. In una comunità scientifica ciò non
può essere accettato». È evidente la panzana. Questo Papa non fa
altro che domandare di «allargare la ragione» (Regensburg, 14
settembre 2006). Pone la questione dell’uso della scienza non della
necessità della scienza. Ma – a leggere bene – questi scienziati de
noantri imputano al Papa un discorso del 1990. Gli attribuiscono
questo pensiero preso da Feyerabend: «Il processo della Chiesa contro
Galileo fu ragionevole e giusto». Questa frase è tratta da internet,
voce Ratzinger in Wikipedia, e questi hanno copiato senza leggere il
discorso integrale dove l’allora cardinale spiegava come anche Ernst
Block e tanti altri filosofi stessero rivalutando l’attitudine della
Chiesa verso la scienza. L’esatto contrario di quanto sostenuto dai
67 piuttosto somari. Ma non vale la pena discutere con chi cerca
pretesti per l’intolleranza. In realtà a noi basterebbe si applicasse
la par condicio. C’è una specie di cristofobia dominante in certi
ambiti intellettuali italiani: un odio quasi neroniano, che si
trasforma in amore sollecito e pastorale verso gli islamici purché
siano estremisti. L’Università La Sapienza di Roma ha siglato il 15
giugno del 2006 un accordo per la creazione di un Comitato accademico
italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze
umane nel Mediterraneo» (Oscum), tra la celebre università islamica
di Al Azhar, considerata una sorta di Vaticano sunnita, e un cartello
di cinque università italiane tra cui primeggia appunto La Sapienza
di Roma. L’accordo è stato firmato alla presenza dello sheikh di Al
Azhar, Mohamed Sayed Tantawi, ritenuto la massima autorità teologica
dell’islam sunnita. Tantawi è uno che ha scritto fatwe per
giustificare i kamikaze palestinesi, per santificare la condanna a
morte di islamici che si convertano al cristianesimo e lo dicano ad
alta voce. Ma per i professori della Sapienza di Roma va bene così,
nessun appello avverso. Al Tantawi sì, Ratzinger no. A questo siamo
ridotti nelle Università italiane. Se ci fosse un criterio serio per
la selezione dei docenti, questa gente dovrebbe essere sospesa
dall’insegnamento. Figuriamoci, hanno già avuto mezza partita vinta:
hanno retrocesso il Papa a figurante tra Mussi e Veltroni, ma non si
accontentano. Repubblica di Ezio Mauro è dalla loro parte. Queste
cose si vedevano al tempo del nazismo contro gli uomini diversamente
pensanti. Ora accadono a Roma, Italia.

LIBERO 13 gennaio 2008