(Libero) Cristo cura i disturbi della personalità

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“Cosi’ insegno ai trans a tornare uomini”


di Andrea Morigi

MILANO

Kevin Harris ha 53 anni, è un discografico che lavora nel capoluogo
lombardo dagli anni ’80, sposato da sette anni con Suzanne. Nulla di
strano, se non avesse rivelato il suo passato di transessuale. Ha
cercato di raccontarlo alla trasmissione “Il Bivio”, andata in onda
giovedì sera su Italia 1 e dedicata al caso di due gemelli
transessuali.

Kevin partecipava perché lo avevano invitato, ma “durante la
registrazione, quando ho esordito dicendo che ero cristiano, si è
alzato un coro di proteste. L’on. Vladimir Luxuria è partito in
quarta, mi ha interrotto e ha preteso di avere la parola. E intanto,
a me, sono venuti a togliere il microfono, fisicamente”.

Pensa che l’abbiano censurata perché non era allineato alle
posizioni di Luxuria?

“Io la considero solo ignoranza, non mi sento offeso. Lo giudico un
comportamento infantile”.

Ma non dare spazio alle opinioni diverse non è certo una prova di
tolleranza.

“Quello non era un dibattito: era una storia già montata”.

Se le hanno impedito di raccontare la sua storia in tv, le ridiamo
noi la voce…

“Abitavo nel Sud della Nuova Zelanda, a Invercargill. Dall’età di 6
fino a 46 anni ho cercato la mia femminilità, travestendomi con
abiti da donna. Ero già pronto, in lista d’attesa, per sottopormi
all’intervento chirurgico per cambiare sesso, come un transessuale
anche se non sono mai stato gay. Ma ero cristiano e continuavo ad
andare in chiesa”.

Ci andava vestito da donna?

“No, nessuno era al corrente del mio problema. La mia trasformazione
a quell’epoca avveniva soltanto in privato. Io stesso non sapevo che
si potesse cambiare. La mia frustrazione era troppa e pensavo non ci
fosse un’alternativa per risolvere la mia situazione, tranne quella
di diventare una donna. In quel momento Dio ha steso la mano e mi ha
salvato con il programma di Living Waters. Ho smesso di assumere gli
ormoni femminili, ma ci sono volute 20 settimane di corso per
ricostruire la mia identità. Poi nel 2000 mi sono sposato e con mia
moglie siamo diventati missionari”.

Missionari?

“Non potevo negare il potere che Dio ha avuto su di me. Dovevo
diventare un leader e aiutare gli altri”.

E sua moglie? Conosceva già la sua storia?

“Fino a quando, in Nuova Zelanda, abbiamo partecipato insieme al
corso di Living Waters, nessuno era al corrente della mia
condizione. Anche lei lo ha appreso lì, quando ho rivelato la mia
disperazione. Ma all’epoca non eravamo ancora sposati”.

Living Waters, si traduce all’incirca con Acqua Vivente. Ma cosa
intende, una specie di lavaggio del cervello?

“No, è tutto su base volontaria. Diciamo che è la psicologia
applicata alla fede. Il nostro è un corso che prevede 32 incontri di
tre ore ciascuno o più flessibili e concentrati in una-due
settimane. Anche se per risolvere alcune dipendenze sessuali a volte
occorre affrontare ferite che risalgono al passato e si sono evolute
in narcisismo, in idolatrie relazionali. E in questi casi serve un
impegno maggiore”.

Quanti vi seguono?

“In Italia abbiamo appena iniziato. Nel 2006 abbiamo organizzato
cinque corsi e hanno partecipato circa 150 persone. Non tutti però
avevano problemi di identità di genere, anche se d’altra parte il
problema che riguarda più o meno tutti; il corso si rivolge anche a
chi soffre, per esempio, di depressione o di mancanza di autostima”.

E si paga per partecipare?

“Chiediamo un impegno di circa 100-150 euro, che servono a pagare
l’affitto della sala e il manuale”.

Cosa insegna il manuale?

“È il testo di Andy Comiskey, un pastore evangelico, ex-gay, che ha
fondato nel 1980 ungruppo di aiuto per le persone che volevano
uscire dall’omosessualità. Si parte da Cristo, che è la base per
poter sviluppare delle sane relazioni con gli altri”.

Un gruppo di autoaiuto, sul modello degli Alcolisti Anonimi?

“Sì, anche loro sono partiti da un fondamento cristiano – anche se
ora lo hanno abbandonato – dalla constatazione dell’esistenza di un
problema, ma anche di una forza che c’è fuori di me, più grande di
me. Ma occorre capire che con la sola buona volontà non ti curi. È
la fede a darti quella forza straordinaria di cui hai bisogno”.

E per questo lei crede che sia sufficiente la preghiera?

“Noi pensiamo che sarà la verità a renderci liberi. Living Waters
insegna quali sono le cause che provocano certi effetti. Molti, che
si riconoscono nella situazione descritta durante i corsi, seguono
anche il meccanismo che aiuta a uscirne”.

E intanto i media continueranno a censurarvi, come è accaduto al
Bivio. Si rende conto che andate in controtendenza?

“Living Waters non può essere fermata, è una potenza. Il nostro
programma c’era prima di loro e continuerà a crescere ancora”.

Il metodo Nicolosi

Ricostruire l’identità di genere: 1 su 3 ci riesce

MILANO

Funzionano i metodi di ricostruzione dell’identità di genere. Anche
se i risultati di pieno successo riguardano solo un terzo di quelle
persone che intendono superare l’omosessualità e si orientano
stabilmente e armoniosamente verso l’eterosessualità, magari anche
legandosi stabilmente con l’altro sesso. Un altro terzo però
migliora la propria capacità di gestirsi con equilibrio, mentre il
resto “fallisce” e persiste nell’omosessualità indesiderata.

Gli approcci sono diversi tra loro, “ma noi li consideriamo
complementari “, spiega Claudio Agosta, ticinese, che opera in
Svizzera da 15 anni, dove annualmente si tengono tra i 20 e i 25
corsi di Living Waters, con una media di una trentina di
partecipanti.

“Il corso si basa sulla fede cristiana. Se manca, allora proponiamo
percorsi individuali, come quelli che si ispirano alla terapia
riparativa”.

È il metodo che si rifà alla teoria e all’esperienza dello psicologo
californiano Joseph Nicolosi. Chi lo propone, come i milanesi del
Gruppo Chaire, si vede attaccato dagli attivisti gay, che temono,
come esito di tale “violenza”, il suicidio. Ma nessun paziente di
Nicolosi si è mai suicidato.
In realtà, secondo Giancarlo Ricci, psicoterapeuta milanese, “la
teoria riparativa dà così fastidio perché distingue tra gay e
omosessuali. E nega che vi sia una terza natura, oltre a quella
maschile e quella femminile”.

Diversamente non ci sarebbe possibilità di riorientarsi. “La tecnica
consiste nel mettere in evidenza la relazione con il padre e
ricostituire l’identità di genere e lamascolinità“, spiega Ricci che
nella sua esperienza clinica, in 9 casi su 10, riscontra problemi di
identificazione con il padre. “La situazione classica è: “Mia mamma
si divertiva a vestirmi da femmina”. E si tratta di una sorta di
abuso, non sessuale, ma certamente di genere”. Come vadano d’accordo
religione e psicanalisi sembra un mistero, ma “a volte vanno fianco
a fianco nello sconfiggere il male”, conclude Ricci.

A.M.

LIVING WATERS

È un programma sviluppato nel 1980 dal pastore protestante ed exgay
Andy Comiskey, che mira ad aiutare persone sofferenti a causa di
problemi e ferite emotive, relazionali, sessuale e d’identità. Lo
propongono Kevin e Suzanne Harris (nella foto). Internet:
www.lwitalia.com.

GRUPPO CHAIRE

Il gruppo, nato a Milano nel 2000 per rispondere alla domanda di
aiuto di alcuni giovani omosessuali, promuove incontri di formazione
spirituale, antropologica e psicologica rivolti a chiunque.
Internet: www.obiettivo-chaire.it

ANDREA MORIGI
© Libero, 26 gennaio 2007