La Sindone. Testimone di una presenza

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\"\"Emanuela Marinelli,  La Sindone. Testimone di una presenza, San Paolo 2010, EAN 9788821567056, Pagine 264, Prezzo 15,00 € 

 



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Radio Vaticana intervista la sindonologa Emanuela Marinelli:"Il Sacro Lino è uno strumento di evangelizzazione, non un falso" 
 
C’è chi l’ha definita uno ‘straccio sporco’, chi un ‘falso realizzato per ingannare i fedeli’. Eppure la Sindone, continua ad attrarre l’attenzione di scienziati e storici. Secondo la sindonologa Emanuela Marinelli un approccio informato e rigoroso conduce a una certezza: il ‘Sacro Lino’, oltre a essere uno strumento di evangelizzazione, non è un falso. La studiosa italiana ne parla nel suo ultimo libro "La Sindone, testimone di una presenza’"edito dalla San Paolo.

Domanda. Qual è il significato del titolo?

Risposta:"Ho scelto questo titolo (Testimone di una presenza)  mettendo insieme le parole di Giovanni Paolo II, che ha definito la Sindone testimone muto ma singolarmente eloquente della passione, morte e risurrezione di Cristo e allo stesso tempo quelle di Paul Claudel che disse: “Più che un’immagine, è una presenza”. Ecco, quindi: testimone di una presenza. E’ qualcosa che resta vicino a noi e ci fa meditare".

D.Perché la Sindone attira l’interesse di numerosi scienziati?

R."Certamente, per il fatto che l’immagine non è usuale; il fatto che ci sia sangue sulla Sindone non è strano: il telo ha avvolto un cadavere! Ma come ha fatto questo cadavere ad imprimere su di esso la sua immagine in negativo, come una specie di fotografia? Ecco, questo ancora non è del tutto spiegato e quindi gli scienziati sono affascinati".

D.Di solito, il primo approccio di una persona colta alla Sindone è abbastanza scettico, non è vero?

R."Certo, a molti sembra strano che ancora possa essere conservato il lenzuolo funebre di Gesù: sembra quasi incredibile! Diciamo che la Sindone parla linguaggi diversi a seconda della propria sensibilità, di come uno si avvicina alla Sindone. Però, bisogna conoscerla.Non a caso, tutti i negatori della sua autenticità non l’hanno mai vista, e lo dicono. Come si fa a dire che non è necessario conoscere un oggetto per pronunciarsi? Ci sono affermazioni di questo tipo da parte di chi pretende di dire che è falsa.D’altra parte, chi si è avvicinato alla Sindone in modo scettico ma l’ha esaminata, l’ha studiata, ha cambiato parere: forse c’è anche un po’ la paura di confrontarsi con un oggetto così straordinario.Quel volto così tumefatto, pesto, insanguinato ma sereno, trasfonde pace, trasfonde un messaggio che va al di là delle nostre povere e misere metodologie umane. Forse è proprio questo, il punto chiave della Sindone. Lì c’è stato un cadavere e la sua storia è proprio quella narrata nei Vangeli, ma non è rimasto lì e ha lasciato un’immagine che ci dà un messaggio che va al di là della morte. E anche di fronte a un approccio diciamo sanamente dubbioso, perché è ovvio che bisogna porsi delle domande, la Sindone dà delle risposte! Bisogna interrogarla, e lei risponde".

D.Dal suo volume, professoressa, emerge anche un altro aspetto: che si tratta di un oggetto che stimola un approccio multidisciplinare, perché parlando della Sindone parliamo anche di letteratura, parliamo di arte … è un oggetto, al di là dell’approccio scientifico, sicuramente stimolante da molti punti di vista …

R."Certamente è un messaggio che ci invita ad essere umili, cioè a non ritenere la propria scienza la più importante. Se il chimico dicesse che non è importante lo storico dell’arte, o l’archeologo dicesse che non è importante il matematico, andremmo fuori strada. Quindi ci vuole umiltà e collaborazione. E’ una lezione anche in questo senso, la Sindone! Nessuno, da solo, può arrivare alla chiave del mistero. Solo l’insieme di almeno 30 diverse discipline può incominciare a far luce su questo mistero".

D.Lei ha dedicato la sua vita proprio allo studio della Sindone. Come guarda a questa prossima Ostensione?

R."Tutte le volte che se ne parla, anche criticandola, anche cercando di demolirla, ci stimola comunque a conoscerla. L’Ostensione diventa l’occasione propizia per fare un salto di qualità: dalla curiosità, passare alla venerazione".

D.Più cercano di screditarla e più cresce l’interesse delle persone per questa tela di lino su cui è impressa in maniera inspiegabile l’impronta di un uomo morto in Croce: quali sono, secondo lei, le ragioni di questo continuo e rinnovato interesse?

R.I mass media hanno diffuso la conoscenza della Sindone. Chi viene a sapere che esiste questo straordinario telo vi si avvicina, talvolta, inizialmente solo per curiosità. Ma se si è senza pregiudizi si resta affascinati dal mistero di questa straordinaria reliquia.

D.Quali sono gli elementi e le ragioni che fanno credere che l’uomo impresso in quel telo sia Gesù di Nazareth?

R.Tutto coincide con la Passione di Gesù, anche in dettagli come la flagellazione, più abbondante di quella inflitta ai comuni condannati alla Croce.

D.Che relazioni ci sono con i racconti dei Vangeli e con la storia?

R.Le ferite dell’uomo della Sindone ci permettono di ripercorrere le sue ultime ore come in una via Crucis. E’ interessante che alcuni particolari però differiscono dall’iconografia tradizionale, come i chiodi conficcati nei polsi, ma coincidono con i dati archeologici.

D.Perchè tra le tante persone crocifisse dai romani, solo di questa è rimasta l’impronta sul telo? E in che modo la figura del corpo avvolto si è impressa sul telo?

R.Un qualsiasi crocifisso sarebbe finito in una fossa comune, non in un telo pregiato. L’uomo avvolto nella Sindone ci rimase poche ore e vi ha lasciato la sua impronta inspiegabile che può essere paragonata solo all’effetto di un lampo di luce.

D.Eppure una certa cultura accusa i credenti di essere tanto suggestionati dalla devozione da credere in un “lenzuolo sporco”, che altro non sarebbe che un falso creato ad arte per ingannare i credenti. Secondo gli esami per la datazione del lenzuolo, eseguiti nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14, il telo in questione sarebbe di una data compresa tra il 1260 e il 1390. Come replica a queste argomentazioni?

R.Il campione per la datazione fu prelevato da un angolo inquinato e rammendato, assolutamente non rappresentativo dell’intero lenzuolo. Quella datazione è stata ampiamente smentita.

D.Se veramente l’impronta e le tracce di sangue del telo sono di Gesù Cristo, la Sindone solleverebbe interrogativi sconvolgenti: ovvero, perchè il Signore ha voluto lasciare un impronta indelebile della passione di Gesù? In questo caso la Sindone sarebbe una prova decisiva per gli scettici. Qual è il suo parere in proposito?

R.Il Signore viene in soccorso di chi ha poca o nessuna fede presentando le sue piaghe come a Tommaso. Sta a noi inginocchiarci davanti a questa reliquia esclamando “Mio Signore e mio Dio!”.
Per chi è ostinatamente scettico nessuna prova basterà mai, Ma la Sindone, come disse Paul Claudel "più che un immagine è una presenza”. Giustamente Giovanni Paolo II la definì "Testimone muto ma singolarmente eloquente della Passione, morte e Resurrezione di Cristo”.

 

 


di GIACOMO GALEAZZI
(C) LaStampa, 1/3/2010