Andrea Tornielli , INCHIESTA SULLA RESURREZIONE. Misteri, leggende e verità. Dai Vangeli al Codice Da Vinci, 224 pagine, Ed. Il Giornale, 9,90 euro
È la mattina del 9 aprile dell’anno 30 dopo Cristo. Alcune donne vanno a visitare la tomba di un uomo morto crocifisso tre giorni prima ma trovano il sepolcro vuoto. E quell’uomo si fa vedere vivo prima a loro e poi ai discepoli.
Che cosa c’è di vero nei racconti della resurrezione?
Una leggenda o un fatto storicamente accaduto?
Quali prove, o almeno quali indizi possiamo raccogliere su quanto avvenuto a Gerusalemme quella notte?
La Sindone di Torino può essere considerata uno di questi indizi?
E che fondamento hanno le teorie secondo le quali Gesù sarebbe stato sepolto nel Kashmir o si sarebbe sposato con la Maddalena, come afferma Dan Brown nel suo fortunatissimo romanzo Il Codice Da Vinci?
Il libro di Andrea Tornielli, vaticanista del «Giornale», cerca di rispondere a questa e ad altre domande sull’evento che sta all’origine del cristianesimo.
I racconti dei primi testimoni vengono analizzati e vagliati. Se è vero che nei Vangeli canonici nessuno racconta il momento della resurrezione, è vero anche che le testimonianze di chi dice di aver visto Gesù risorto sono numerose e concordanti.
Così come avvenuto al momento della nascita, con l’adorazione dei pastori (persone border-line e poco attendibili per la società ebraica), anche nel caso della resurrezione entrano in gioco all’inizio testimoni considerati allora poco credibili come le donne, che non potevano comparire in tribunale perché la loro parola non aveva valore. C’è qui un forte indizio di storicità: quale comunità primitiva o quale gruppo che stava «inventando» a tavolino i testi di una nuova religione avrebbe affidato la prima testimonianza sull’evento principale e fondante del suo credo alle parole di persone considerate inattendibili dalla società dell’epoca? Così come un indizio importante della resurrezione è l’inspiegabile cambiamento dell’atteggiamento degli apostoli, smarriti, atterriti, sconfitti dopo la morte del loro Messia, avvenuta sul patibolo più infamante: improvvisamente questo gruppuscolo di persone trova una forza incredibile per iniziare la sua predicazione nel mondo annunciando che Gesù è risorto. Nessuno dei negatori della storicità della resurrezione è ancora riuscito a spiegare come sia stato possibile questo cambiamento radicale di atteggiamento, in persone molto concrete e realiste, per nulla invasate o «visionarie», che anzi all’inizio dubitano di ciò che vedono. C’è un misterioso «Big bang» all’origine del cristianesimo.
Un capitolo del libro è dedicato alle ultime importanti scoperte sulla Sindone di Torino, che mettono in seria discussione la datazione al radiocarbonio che aveva fatto risalire il telo al Medioevo. Un altro capitolo del libro esamina minutamente le tesi del romanzo di Dan Brown dimostrandone l’assoluta infondatezza: non fu l’imperatore Costantino a «scegliere» i quattro Vangeli canonici perché più innocui: il Canone Muratoriano, che li contiene, era già sostanzialmente completato novant’anni prima che lui nascesse. E anche da una lettura distratta dei canonici e degli apocrifi fa balzare subito agli occhi l’enorme differenza tra i primi e i secondi: quanto i canonici sono sobri, scarni, talvolta telegrafici, mai «entusiasti», tanto gli apocrifi sono immaginifici, pieni di descrizioni mirabolanti, di miracoli fantasiosi, di scene incredibili. Così come non fu un’invenzione di Costantino la divinità di Cristo, già proclamata in testi del primo secolo, mentre non ha fondamento la teoria della prevalenza di un «principio maschile» che ad un certo punto avrebbe mortificato una religione basata invece sul «principio femminile» che vedeva nella Maddalena e non in Pietro il vero capo della Chiesa.
Il contributo offerto è sostanzioso, basato su un’intensa opera di studio e di approfondimento, sempre nella consapevolezza della necessità di mantenere quell’indispensabile equilibrio tra fede e ragione, tra confessione e attestazione. I racconti pasquali evangelici, attraverso questa lettura attenta, lineare e anche “narrativamente” attraente, non sono riducibili a rielaborazioni di schemi e simboli anticotestamentari oppure di miti preesistenti né si esauriscono nella ricostruzione della fede dei discepoli. Hanno in sé un nucleo duro ove vengono chiamati in causa la storia e il mistero in interconnessione necessaria. E il legame tra comprendere e credere («vide e credette», si dice in Giovanni) diventa stretto, in forme anche interagenti, come ricordava lo scrittore polacco Jan Dobraczynski nelle sue Lettere di Nicodemo (1951): «Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccare il fondo, come ci gettiamo nell’acqua, certi che essa si aprirà sotto di noi. Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire?».
(courtesy of Andrea Tornielli)