Il cedimento dei cattolici all’omosessualismo

  • Categoria dell'articolo:Chiesa

Sharing is caring!

\"\"Il cedimento dei cattolici all’omosessualismo

       

        Il 17 maggio, ci informa la news agency catto-comunista Adista, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia diverse città italiane e straniere hanno visto lo svolgersi di veglie di preghiera «per ricordare le vittime dell’omofobia». In spregio alle direttive della Congregazione per la Dottrina della Fede, (1) in più di un'occasione i momenti di preghiera collettiva sono stati ospitati da parrocchie cattoliche: a Milano, dove la Curia ha concesso per il terzo anno consecutivo la disponibilità di una chiesa, a Padova, Genova, Firenze, Bologna e Cremona, dove l’anno passato la veglia fu addirittura presieduta dal vescovo locale. (2)

        Occorre davvero una massiccia dose di ingenuità per non comprendere la portata, la profondità e l’incisività del graduale mutamento del senso comune e della mentalità dei cattolici apportate da simili iniziative. La crescente legittimazione dell’omosessualità all’interno della Chiesa non è ovviamente una novità del giorno d’oggi, ma si inserisce all’interno di un processo di «lunga durata» di cui chi scrive non ha la minima pretesa di fornire un resoconto esauriente, nemmeno a grandi linee, ma che nondimeno è palese ed evidente. (3) 

Un collasso episcopale 

        Forse ancora più clamoroso, trattandosi di un principe della Chiesa, è però il cedimento dottrinale all'ideologia – per non dire il vero e proprio collasso – palesato nel corso degli anni da parte di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, ex presidente di Pax Christi, già cantore delle «benemerenze» del comunismo. (4)

        Già nel 2000, in occasione del Gay Pride svoltosi provocatoriamente a Roma in sfregio all’anno giubilare, tanto da essere significativamente bollato da Giovanni Paolo II come «affronto» e «offesa» ai valori cristiani della città, il presule si lanciava in queste sconcertanti dichiarazioni: «La dottrina della Chiesa ritiene che la sessualità debba essere rivolta soltanto alla procreazione. Forse però non si è tenuto conto che la sessualità ha anche altre espressioni, come quelle che possono manifestarsi verso persone dello stesso sesso. E anche la dottrina potrebbe evolversi». (5)

        Nel 2008 Bettazzi si è invece espresso a favore delle unioni omosessuali: «Per tanto tempo abbiamo detto che il fine primario del matrimonio è la procreazione, fino al punto di negare il sacramento a chi è impotente, ma io credo che il fine del matrimonio sia l’amore. E se ci sono due persone dello stesso sesso che si amano, pur non chiamando la loro unione matrimonio, dobbiamo aiutarle a stare insieme» (6). 

L'insidia dell'ideologia

        La forza e la capacità di penetrazione delle «parole d'ordine» dell'ideologia gay in seno al mondo cattolico non devono certo stupire. Come ha mostrato Alain Besançon, è proprio delle moderne ideologie, gnostiche e totalitarie, imporre «le proprie classificazioni, il proprio linguaggio e il proprio modo di affrontare i problemi». (7) Quelle «macchine di pensiero» che sono le moderne ideologie creano la realtà, non contemplano un ordine dell'essere poiché «l'attività contemplativa e l'attività morale dello spirito sono ormai sublimate nella sola attività che sia «veramente» umana: l'attività poetica (dal greco poiein: fare) o l'attività costruttrice di un mondo nuovo, di un uomo nuovo, di un dio nuovo». (8) 

        La cifra filosofica delle ideologie di ieri, oggi e domani è il relativismo. Si ha relativismo quando si nega la presenza di essenze e nature immutabili e, conseguentemente, l’esistenza di atti «intrinsecamente cattivi». (9) George Orwell ha sottolineato infatti che «l'aspetto più terrificante del totalitarismo non sono le sue “atrocità”, ma il fatto che esso attacca il concetto di verità oggettiva» (10).

Il precedente tedesco

Una volta incorporati i contenuti veicolati dall'artificioso linguaggio ideologico, la battaglia culturale è già persa in partenza. È sempre Besançon a ricordare come sotto il nazismo molti vescovi tedeschi avessero accettato alla stregua di un dato «naturale» quella che era in realtà un prodotto dell'ideologia nazista, ovvero la «codificazione razziale» dell'umanità, la sua fondamentale divisione in ariani ed ebrei. Ciò diede adito a numerosi «tentativi di imitazione» da parte cattolica, nei confronti dei quali meglio sarebbe stato diffidare. (11) 

        L'idea soggiacente era quella di individuare degli elementi «naturali» nella dottrina nazionalsocialista, mostrando al tempo stesso come il pensiero cattolico avesse già «tutto quello che può offrire la concorrenza, ma di qualità migliore». (12) Rasse, Blut und Boden (razza, sangue e suolo) diventarono così «beni naturali preziosi creati da Dio e affidati da Lui a noi tedeschi» mentre manuali pubblicati sotto il controllo dell'episcopato difendevano «il diritto di ogni popolo di salvaguardare la purezza della propria razza adottando a questo scopo misure moralmente ammissibili» e insegnavano che «la razza e il cristianesimo non sono concetti in contraddizione l'uno con l'altro: sono due ordini di natura differente che si completano a vicenda». (13) 

        Non mancarono le numerose conseguenze pratiche di questi «adattamenti» dottrinali, non ultima delle quali l'indifferenza pubblica manifestata nei confronti degli assassinii di molte figure del mondo cattolico avverse ai nazisti. Tra le più curiose e comiche, ma non meno tragiche anche se in apparenza più «innocue», vanno annoverate le preoccupazioni «pastorali» del cardinale Bertram, arcivescovo di Berlino, che arrivò a consigliare ai fedeli di origine ebraica di frequentare le funzioni di culto nelle ore di minor afflusso, così da non infastidire o urtare i loro correligionari ariani. (14) «Fin dall'istante in cui questa concezione del mondo veniva accettata come un dato di fatto, – scrive nuovamente Besançon – come una base razionale oggettiva dalla quale bisognava determinarsi moralmente, la volontà della Chiesa non era più libera, ma condizionata dal quadro aberrante in cui si era rinchiusa». (15) 

        La capitolazione dottrinale consegue all’adozione delle parole-talismano dell’ideologia. (16) Una volta ammessa come «esistente» la «realtà» della lotta di classe, al massimo si può chiedere che i «borghesi», o coloro che il potere indicherà come tali, siano trattati con moderazione e decenza. Si può cercare di «battezzare» la società senza classi o di edificare un «comunismo cristiano». Allo stesso modo, una volta «metabolizzata» l’esistenza di un fenomeno di nome «omofobia» senza riconoscerne l'origine ideologica, le conseguenze sono quelle sopraelencate: l'omofobia diventa un'«odiosa discriminazione» e opporvisi un «valore cristiano», perseguito oltretutto col ridicolo ed eccessivo zelo del neoconvertito alla causa. (17) 

L'eterna tentazione del clericalismo

        Al fondo di questi atteggiamenti remissivi si trova, con ogni probabilità, l’antica e mai sopita tentazione del clericalismo e la sua ansiosa ricerca di un «accordo con l’«ala marciante» della storia» nel tentativo di inserirvisi. (18)

        Nel frattempo, mentre le parrocchie si stracciano farisaicamente le vesti, organizzano veglie e deplorano le «discriminazioni» omofobiche, monta una campagna intimidatoria contro gli avversari dell’ideologia omosessualista. L’ultimo episodio, l’irruzione di un gruppo «antagonista» nella parrocchia milanese di san Giuseppe Calasanzio durante la celebrazione della Messa. (19)

        Trova così conferma la profonda verità, ben nota a G.K. Chesterton, secondo la quale il cristianesimo autentico, non certo quello sfigurato dagli idoli e inneggiante alle ideologie dominanti, «è sempre fuori di moda perché è sano, e tutte le mode sono insanità». (20) 

di Andreas Hofer (E.F.)
Raccolto su facebook

 

 

Note

(1) Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 01 ottobre 1986.

(2) Cfr. Marco Zerbino, Sempre più chiese ospitano le veglie antimofobia. Ma a Palermo il vescovo dice no, Adista Notizie, n. 39, 21 maggio 2011.

(3) A titolo d’esempio mi limito a segnalare, al livello della penetrazione ideologico-rivoluzionaria nei fatti, il caso particolarmente eclatante dei matrimoni omosessuali officiati da don Franco Barbero, il sacerdote di Pinerolo ridotto allo stato laicale nel 2003 da Giovanni Paolo II. Per quel che riguarda la rivoluzione nelle idee, lo sdoganamento dell’omosessualità da parte della teologia progressista è manifesto nei saggi contenuti nel numero monografico della rivista «Concilium» (n. 1/2008), dedicato a Le omosessualità.

(4) L’ispirazione fideistica del magistero di Mons. Bettazzi è ben evidenziata da Antonio Livi, Farsi vescovo, in «Studi Cattolici», n. 203, gennaio 1978, pp. 43-46. L'articolista ricorda come mons. Bettazzi «non fu mai convinto della validità della filosofia cristiana per fondare la teologia naturale e l'etica naturale, in contrapposizione alle dottrine immanentistiche e tendenzialmente atee del pensiero post-cartesiano» (p. 44). Il «nucleo teoretico» della posizione di Bettazzi è così sintetizzato da Livi: «“dialogo” e “incontro” con il pensiero anticristiano (fino al marxismo), senza una solida base di convinzioni metafisiche e teistiche, ma con il solo appoggio di una fede che, priva di praeambula, rischia di ridursi al livello del sentimento e di consentire qualsiasi assoluzione di categorie non cristiane senza avvertirne l'incompatibilità con il vangelo» (ibidem).

(5) Claudio Lazzaro, I gay dividono i cattolici, «Corriere della Sera», 5 luglio 2000; cfr. anche Luigi Bettazzi, Per le strade del mondo. Due pesi e due misure, in «Il risveglio popolare», settimanale diocesano di Ivrea, giugno 2000. Sulla medesima falsariga, cfr. Luigi Bettazzi, Chiesa e omosessualità. Cenni di ripensamento, in «Adista segni nuovi», n. 18, 27 febbraio 2010.

(6) Concordato, unioni omosessuali, politica vaticana: le critiche di Mons. Bettazzi, in «Adista Notizie», n. 57, 26 Luglio 2008. Con buona pace del vescovo emerito di Ivrea l'immoralità dell'attività omosessuale va annoverata invece tra «le norme morali concrete di carattere assoluto» che «sono state insegnate dal Magistero ordinario universale e quindi infallibilmente» (Ramón García de Haro, Matrimonio & famiglia nei documenti del magistero, a cura di Carla Rossi Espagnet, Ares, Milano 2000, pp. 40-41). A questo riguardo si veda anche Fabio Bernabei, Chiesa e omosessualità, Fede & Cultura, Verona 2008. A ragion veduta Romano Amerio sostiene che la legittimazione dei rapporti omosessuali consegue alla «negazione delle nature, in particolare alla struttura naturale e moralmente inviolabile dell’atto sessuale». In questo modo «la differenza naturale viene sopraffatta da una sofistica dell’amore, il quale viene fatto capace di instaurare una comunione spirituale di persone al di là delle guide naturali e in oltraggio dei divieti morali» (Romano Amerio, Iota unum, Ricciardi, Napoli 1985, p. 357).

(7) Alain Besançon, La confusione delle lingue, Editoriale Nuova, Milano 1981, p. 60.

(8) Marcel de Corte, La virtù della fortezza contro la violenza rivoluzionaria, in AA.VV., Forza e violenza, Volpe, Roma 1973, p. 26.

(9) L'illiceità dell'omicidio (uccisione diretta e volontaria della persona innocente) è un tipico caso di «assoluto morale» (su questo si veda John Finnis, Gli assoluti morali. Tradizione, revisione & verità, Ares, 1993). Al contrario, esistono atti in se stessi qualificati come immorali, a prescindere dalle circostanze: «Esistono, cioè, atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto» (Esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia, n. 17). Corrispondentemente, «esistono norme morali aventi un loro preciso contenuto immutabile e incondizionato», tra le quali vanno menzionate «la norma che proibisce la contraccezione o quella che interdice l’uccisione diretta della persona innocente, per esempio» (Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale di Teologia Morale, 10 aprile 1986).

(10) George Orwell, Romanzi e saggi, a cura e con nota introduttiva di Guido Bulla, Meridiani Mondadori, Milano 2000, p. 1550.

(11) Sul declino dottrinale del cattolicesimo tedesco si vedano anche, con alcune cautele, le osservazioni critiche di Eric Voegelin nel suo Hitler e i tedeschi, Medusa, Milano 2005, pp. 161-197.

(12) Secondo il settimanale cattolico antinazista «Christlicher Ständestaat», pubblicato a Vienna, questo motto esprimeva al meglio la tattica «assimilatoria» perseguita da certo cattolicesimo tedesco. Cfr. Günther Lewy, I nazisti e la Chiesa, Net, Milano 2000 (ed. or. 1964), p. 140.

(13) G. Lewy, op. cit. , p. 237.

(14) Cfr. Giovanni Miccoli, L'atteggiamento delle chiese durante la Shoah, in Storia della Shoah, vol. I, Lo sterminio degli ebrei, Utet, Torino 2006, p. 768. Per saggiare il grado di penetrazione della «neolingua» nazista è indispensabile Viktor Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, Giuntina, Firenze 1998 (ed. or. 1947).

(15) A. Besançon, op. cit. , p. 61.

(16) La natura ideologica dell’omosessualismo è stata individuata da Thibaud Collin, Le mariage gay. Les enjeux d’une revendication, Editions Eyrolles 2005 e François Devoucoux du Buysson, Les Khmers roses. Essai sur l’idéologie homosexuelle, Editions Blanche 2003. Sull'ideologia gay si veda anche Roberto Marchesini, Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici) , Fede & Cultura, Verona 2007. Sull’omofobia come costrutto ideologico si vedano: Roberto Marchesini, Il feticcio (omosessuale) dell’omofobia, in «Studi Cattolici», n. 528, febbraio 2005, pp. 112–116; Tony Anatrella, Omosessualità e omofobia, in Pontificio Istituto per la Famiglia (a cura di), Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche, EDB, Bologna 2003, pp. 825-837.

(17) Alla stessa maniera, i tentativi di ingraziarsi il regime nazionalsocialista da parte di alcuni cattolici tedeschi giunsero a un livello tale da indurre gli autori di un rapporto interno della Gestapo sul cattolicesimo politico a mettere «in guardia contro l'appropriazione di simboli e terminologia nazionalsocialisti da parte della Chiesa. Sempre più spesso si udivano frasi come «Gesù è il nostro Führer», «Heil Bischof» ecc. Il rapporto della Gestapo accusava la Chiesa di sperare di potersi così impadronire del nazionalsocialismo, una volta che fosse riuscita a eliminare i tedeschi pagani» (G. Lewy, op. cit. , pp. 239-240).

(18) Augusto Del Noce, Tramonto o eclissi dei valori tradizionali?, Rusconi, Milano 1971, p. 201.

(19) Cfr. Marco Invernizzi, Milano, assalto in chiesa. Un problema di genere, in La Mussola, 06 giugno 2011. Altri episodi della campagna persecutoria perpetrata ai danni di chi si oppone all’ideologia di genere e al movimento gay si trovano in Roberto Marchesini, Colpisci l'omofobo, in «il Timone», n. 73, maggio 2008, pp. 54-55. Ricordiamo anche, come ha fatto Philip Jenkins nell’incipit del suo saggio The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice (Oxford University Press, New York 2003), l’oltraggiosa e blasfema protesta inscenata nel 1989 a New York da alcune centinaia di attivisti di Act Up, che dimostrarono nella cattedrale di San Patrizio durante la celebrazione liturgica costringendo il cardinale John O’Connor all’interruzione dell’omelia; al prelato furono poi riservati epiteti quali «fanatico» e «assassino». Nel frattempo alcuni dimostranti, prostratisi sull’abside della chiesa come a simulare la morte, gettavano sul pavimento dei profilattici, mentre altri scandivano slogan osceni. Ma il peggio, in un’ottica di fede, doveva ancora venire: impossessatosi della pisside, un agitatore ne scagliò in aria il contenuto, ovvero le ostie consacrate, gettandole sul pavimento.

(20) Gilbert K. Chesterton, La sfera e la croce, in Opere scelte, a cura di Emilio Checchi, Edizioni Casini, Roma 1987, p. 230.