(Il Domenicale) Genocidio in Vietnam: dove sono pacifisti e no-global?

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 Montagnard, genocidio comunista in Vietnam




Sunday, bloody Sunday. A Pasqua il governo di Hanoi ha represso nel sangue il popolo degli altopiani che chiedeva solo di poter pregare. Per l’ennesima volta. Ecco l’esempio di una resistenza vera, condotta con metodi pacifici, ma ignorata da tutti. Tranne missionari e Radicali


Piero Gheddo


Il Domenicale 8 Maggio 2004

Nel 1967 e nel 1973 ho visitato nel Vietnam del Sud i territori dei montagnard, oggi schiacciati come popolo e perseguitati come cristiani; essi fanno parte di quelle popolazioni indigene, di origine mongolo-tibetana (Mnong, Bahnar, Koho, Stieng, Hre, ecc.) e malese-polinesiana (Jorai, Rhadé, Chru, Raglai, Hroi, ecc.), comuni nel sud-est asiatico, in Birmania, in Thailandia, nel Laos, in India e nel Bangladesh, dove assumono nomi diversi: e ovunque sono cittadini di seconda categoria.




Nella cosiddetta Indocina francese, i vietnamiti, di origine cinese, in passato sono venuti dal nord spingendo gl’indigeni verso le foreste e le montagne. Il nome montagnard, dato dai francesi, deriva da questa pressione storica da parte della razza più forte e numerosa; i vietnamiti li chiamavano moi (selvaggi) o nguoi thuong (abitanti dei monti). Negli anni Settanta del Novecento erano due milioni e mezzo in tutto il Vietnam, ma specialmente nel Sud perché fuggiti dal Nord dove il regime comunista già li opprimeva. Oggi, se fossero aumentati secondo il ritmo demografico tenuto dal Vietnam, dovrebbero essere sui sei milioni, anche perché i montagnard avevano un tasso di crescita maggiore rispetto ai vietnamiti; ma credo siano in realtà molti di meno, a causa degli eccidi compiuti dal regime.




Nella seconda metà dell’Ottocento i francesi, occupando l’Indocina, hanno stabilito i confini fra la loro colonia vietnamita e i due regni di Cambogia e Laos sotto il proprio protettorato, frenando così la spinta espansionistica dei vietnamiti e bloccando gli stermini dei tribali; in seguito hanno riconosciuto loro la proprietà delle terre che occupavano e che coltivavano. Ma quando, negli anni Venti del Novecento, Ho Chi Minh ha fondato ad Hanoi il partito comunista di obbedienza sovietica, l’ha chiamato “Partito comunista di Vietnam, Laos e Cambogia”, indicando la volontà egemone del nazionalismo vietnamita sui popoli e sui regni di altre etnie.




Durante il lungo periodo della guerra del Vietnam (1963-1975), i vietnamiti cattolici e i montagnard, per difendere gli uni la loro libertà religiosa e gli altri i propri territori, si sono dimostrati fortemente anticomunisti e quindi favorevoli ai governi sostenuti dagli statunitensi. Dopo la sconfitta del Vietnam del Sud nel 1975, i comunisti vietnamiti hanno occupato anche il Laos, mentre in Cambogia hanno assunto il potere i Khmer rossi, dando inizio al genocidio che in quattro anni ha causato la scomparsa di circa due milioni (su otto) di cambogiani, uccisi, morti di fame o fuggiti all’estero.




Nel gennaio 1979 i comunisti vietnamiti sono intervenuti in Cambogia occupando un Paese che poi hanno abbandonato dopo il crollo del Muro di Berlino (1989), a seguito della politica di doi moi (liberalizzazione) e in virtù dell’apertura dello stesso Vietnam al mercato mondiale. Oggi torna alla ribalta la repressione del popolo montagnard, ma non va dimenticato che, a quasi trent’anni dal 1975, quando le truppe nordvietnamite e i vietcong trionfanti entravano in Saigon, applauditi da tutte le Sinistre europee, il Vietnam ha conosciuto trent’anni di un regime ferocemente oppressivo del popolo, con la fuga di un milione e mezzo di persone a rischio della vita, i cosiddetti boat people: durante la lunga guerra, nonostante i bombardamenti, i combattimenti e il regime del Vietnam del Sud, il popolo non fuggiva.




Negli ultimi trent’anni la situazione dei montagnard è peraltro fortemente peggiorata: i vietnamiti disboscano le foreste e occupano le loro terre, mentre il governo li perseguita in quanto cristiani. Eppure esistono migliaia di libri e di articoli dedicati ai 300mila indios dell’Amazzonia brasiliana, protetti dal governo e con “riserve” territoriali immense, ma nessuno scrive di questi milioni di tribali del Vietnam e del Laos ai quali non sono riconosciuti nemmeno i più elementari diritti fra cui quello alla vita. Il motivo è facile da capire: dopo la “guerra di liberazione”, qualunque cosa facciano, i comunisti vietnamiti rimangono ancora oggi i “liberatori del popolo”. Della persecuzione anticristiana in Vietnam scrivono quindi altri.




M’interessa però aggiungere qui che la Chiesa vietnamita, e quella montagnard, che ho viste all’opera durante la guerra, sono vive, attive ed entusiaste della propria fede. Penso che non esista in Asia una Chiesa così perseguitata da secoli e così radicata nella cultura del popolo come quella del Vietnam. Basti dire che la lingua vietnamita, in passato scritta in caratteri cinesi, all’inizio del Seicento è stata latinizzata dai gesuiti (padre Alessandro De Rhodes) e ancor oggi è scritta in quell’alfabeto latino applicato ai “toni” del vietnamita inventato dai missionari.




Sono stato varie volte in Vietnam durante gli anni di guerra. Ricordo un salesiano italiano, don Mario Acquistapace a Tu Duc, che diceva: «Ho lavorato parecchi anni come prete in Italia, ma ho imparato a fare il parroco in Vietnam, perché qui c’è una Chiesa fondata sui laici, le associazioni e i movimenti laicali, nati nei secoli delle persecuzioni. Il prete fa veramente il prete, può dedicarsi alla cura delle anime, ai sacramenti, alla preghiera e agli studi, alla direzione spirituale, alla formazione dei catechisti…». I missionari cattolici e protestanti sono stati quasi gli unici, con alcuni funzionari dell’epoca coloniale, a interessarsi dei montagnard aprendo scuole e ospedali, fattorie-scuola per insegnare l’agricoltura stanziale nonché scuole tecniche e professionali. Ricordo con commozione la visita al cimitero dell’istituto Missions Etrangères de Paris a Kontum, fra i montagnard: circa 200 missionari e suore francesi che hanno dato la vita per i tribali. Da loro è nata la Chiesa dei montagnard, nelle diocesi di Kontum, Ban Me Thuot e Dalat, che ha sacerdoti e parrocchie propri, tante conversioni e vocazioni. Negli anni Settanta si calcolava che nel Vietnam del Sud i montagnard cristiani fossero circa il 40% dei tribali, con migliaia di conversioni di adulti l’anno.




Da loro nacque nel 1969 il FULRO, Front Unifié de Lutte des Races Opprimées, che li rappresentava politicamente presso il governo di Saigon e che faceva parte di quella “terza forza”, la quale manifestava per la pace e non voleva né il governo militare filoamericano né un regime comunista come nel Vietnam del Nord. Naturalmente, anche il FULRO è scomparso dopo la vittoria dei vietminh nordvietnamiti e dei vietcong sudvietnamiti, cioè dei comunisti, che hanno instaurato il dispotismo spazzando via tutte le formazioni pacifiche e democratiche.


I Patti di Parigi, che, nel gennaio 1973 avevano stabilito per il Vietnam del Sud un governo democratico e pluralista, sono rimasti un sogno brevissimo.




* Direttore dell’Ufficio storico del PIME, Pontificio Istituto Missioni Estere