Il Corriere cambia rotta e nel mirino mette il Vaticano

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Cambio di rotta di un colosso del laicismo

 

 

Il Corriere della Sera esce con due pezzi importanti.

Nel primo racconta dell’entrata del Vaticano nel San Raffaele, il colosso milanese della sanità gravato da quasi un miliardo di debiti. Quattro consiglieri su sette saranno indicati dalla Santa Sede ed entreranno così a far parte della Fondazione Monte Tabor che governa l’impero sanitario. I nuovi arrivi sono il presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma Giuseppe Profiti, il presidente dello Ior Ettore Gotti tedeschi, l’imprenditore Vittorio Malacalza e il giurista Giovanni Maria Flick.
Ad uscire di scena, tra gli altri, è Giuseppe Rotelli che fa parte del Cda di Rcs.

Nel secondo si racconta dello scontro tra Vaticano e Curia milanese per il controllo del Toniolo, la cassaforte dell’Università cattolica.
L’attuale presidente è il cardinale Dionigi Tettamanzi che vuole rimanere in carica fino a che il nuovo arcivescovo Angelo Scola non sia insediato. Il cardinale segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone, invece, vorrebbe le dimissioni immediate per mettere al posto di Tettamanzi un suo uomo di fiducia, in passato si diceva Giovanni Maria Flick.

I due pezzi, uno a pagina 24, l’altro a pagina 25, impressionano.

Anzittuto c’è da annotare che per la prima volta il Corriere entra a gamba tesa su Bertone, mostrando il suo progetto di fare proprio il Toniolo, un ente che nulla c’entra col Vaticano e che nella gestione Tettamanzi ha visto crescere investimenti e utili in modo significativo.

Perché questo cambio di rotta del Corriere? A una prima lettura dei fatti verrebbe da legare l’uscita del Corriere dedicata allo scontro al Toniolo con la resa di Rotelli dal San Raffaele. I due pezzi sembrano una sorta di bilanciamento: il Vaticano vince su Rotelli al San Raffaele, il Corriere ricorda al Vaticano che non può fare ciò che vuole al Toniolo.

Ma senz’altro la vicenda è più intricata di quel che sembra. Sullo sfondo c’è il caso Boffo, la velina fatta arrivare sulla scrivania di Vittorio Feltri per far fuori un uomo chiave della chiesa italiana (e del Toniolo stesso). Ci sono i dissidi tra Milano e Roma, ben presenti dai tempi di Ruini ma anche prima. C’è la nomina di Scola che, nonostante quel che si dice, è stata voluta solo dal Papa e per questo ha scombinato i piani di molti. E poi ci sono le imminenti dimissioni del cardinale Attilio Nicora da presidente dell’Apsa. Al suo posto arriva il numero due, l’arcivescovo Domenico Calcagno, voluto in questo posto a tutti i costi da Bertone.

Ne vedremo delle belle, nelle prossime ore. Intanto il cambio di rotta del Corriere deve far pensare.

Pubblicato su palazzoapostolico.it giovedì 7 luglio 2011