I vescovi a Obama: Monito sull’aborto

  • Categoria dell'articolo:Fede e ragione

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DOPO IL VOTO i primi passi
Pronta una serie di ordini esecutivi che il futuro inquilino della Casa Bianca potrà firmare il 20 gennaio, giorno del suo insediamento: cancellerà anche gli interventi del suo predecessore contro i test sulle staminali embrionali e sulla limitazione delle norme abortive

I vescovi a Obama: «Sfide straordinarie»
Monito sull’aborto, il presidente eletto vuole cambiare 200 leggi di Bush

Il cardinale George ha aperto l’assemblea plenaria: «Dovrà tener conto del bene comune, che non può incarnarsi in una società in cui coloro che attendono di nascere possono essere uccisi legalmente»
DA NEW YORK ELENA MOLINARI

« Il presidente eletto ha di fronte a sé sfide straor­dinarie e nel rispondere dovrà tener conto del bene comune, che non può incarnarsi ade­guatamente in una società in cui coloro che attendono di nascere possono essere uccisi legalmente».
  È stato un segnale di apertura al dialogo ma di fermez­za sulle priorità inequivocabili della Chiesa cattolica quello che inviato ieri dal cardinale Francis George a Ba­rack Obama. Il presidente della conferenza episcopale americana parlava da Baltimora, dove si è riunita ieri l’assemblea plenaria autunnale dei presuli statuniten­si. E dalla riflessione sugli effetti delle elezioni appena concluse è scaturito il forte richiamo inserito da Geor­ge nella sua prolusione. La nuova amministrazione può aspettarsi una forte collaborazione da parte della Chie­sa sulla giustizia razziale, che è, ha detto il cardinale, «u­no dei pilastri della nostra dottrina», e sulla giustizia e­conomica, «specialmente nei confronti dei poveri». Ma «non si può trovare terreno comune se si distrugge il be­ne comune», ha detto il cardinale. Il nuovo presidente non può dimenticare dunque che la giustizia non è com­pleta in una società che permette l’aborto.
  Più di un quarto degli americani si dice cattolico, e mol­ti hanno dato il loro voto a Obama. I vescovi Usa fanno dunque notare al neo-eletto che la fiducia in lui riposta da tanti cattolici non è un assegno in bianco: «Possia­mo essere grati alla coscienza del nostro Paese – ha sot­tolineato George – che si è sviluppata al punto che a Ba­rack Obama non è stato chiesto di rinunciare alla sue e­redità razziale per poter essere presidente, allo stesso modo in cui a John Kennedy venne chiesto di promet­tere che la sua fede cattolica non avrebbe influenzato la sua prospettiva e le sue decisioni una generazione fa. Non siamo però ancora arrivati al punto in cui i cattoli­ci vengono considerati partecipanti completi della vita pubblica se non accettano di mettere da parte alcuni insegnamenti cattolici fondamentali».
  Il monito del cardinale George non poteva essere più puntuale. Proprio mentre i vescovi convergevano sulla città alle porte di Washington per la loro assemblea, in­fatti, i 40 esperti di Obama che stanno organizzando la transizione alla Casa Bianca preparava una serie di or­dini esecutivi che il nuovo presidente potrà firmare lo stesso 20 gennaio, giorno del suo ingresso nello Studio ovale. Ordini che smantelleranno altrettanti decreti e­messi da George W. Bush e che ribalteranno la posizio­ne del governo americano in molti ambiti.
  E nel lungo elenco delle misure che verranno cancella­te ci sono una serie di barriere a protezione della vita e­rette
negli ultimi otto anni dall’amministrazione re­pubblicana.
 
John Podesta, l’ex capo di gabinetto di Bill Clinton che guida il team della transizione di Obama, ha conferma­to infatti che in cima alla lista c’è una delle prime deci­sioni di Bush: quella dell’agosto 2001 sulla limitazione del finanziamento federale alla ricerca sulle cellule sta­minali embrionali. Le restrizioni non sono mai state tra­dotte in legge e risulterà facile, per Obama, rimuovere con una semplice firma gli ostacoli alzati da Bush a di­fesa degli embrioni. Un’altra iniziativa attesa da Obama è la ripetizione di uno dei primi gesti presidenziali di Clinton nel 1993: annullare le restrizioni che vietano al­le organizzazioni internazionali che ricevono fondi fe­derali americani di offrire in altri Paesi l’aborto all’interno dei propri servizi. Bush reimpose le restrizioni e ora O­bama dovrebbe tornare sulla linea clintoniana.
  Nell’elenco delle decisioni in arrivo, molte riguardano invece il settore energetico e la tutela del clima. Senza dover ricorrere al Congresso, infatti, il nuovo presiden­te può bloccare le trivellazioni petrolifere ordinate da Bush in Utah e dare il via libera a un piano della Ca­lifornia (bloccato dall’attuale amministrazione) di ren­dere obbligatorio un taglio di un terzo delle emissioni di anidride carbonica da parte dei veicoli entro il 2016. Obama potrebbe anche varare un Consiglio nazionale per l’energia alla Casa Bianca, che segnali come la que­stione energetica sia considerata strategica al pari del­la
sicurezza. Tutti temi sui quali i vescovi americani resteranno vigi­li, invitando i legislatori cattolici «a seguire le indicazio­ni della loro fede», nel decidere come giudicare le linee politiche della nuova amministrazione. I vescovi, ha det­to infatti il cardinale George, rispettano i politici catto­lici ma li esortano a tener conto della dottrina cattolica.