Edmondo Coccia, I nipotastri di Voltaire. Fango sulla Chiesa, Fede e cultura 2010, Isbn: 978-88-6409-049-8, pagg. 160, € 15.00
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Un excursus sui principali personaggi che popolano l’ambiente anti-cattolico odierno, raccontato con linguaggio graffiante e satirico che però non cela al lettore la verità.
La definizione dei contemporanei libellisti contro la Chiesa cattolica come “nipotastri di Voltaire” è motivata dal fatto che questo grande filosofo, scrittore, drammaturgo e poeta francese del diciottesimo secolo viene giustamente ritenuto l’antesignano di ogni atteggiamento ostile nei confronti del cristianesimo in genere, della Chiesa cattolica in particolare.
Si consenta d’affermare, però, che nessuno degli attuali eredi e continuatori del suo pensiero e del suo spirito appare all’altezza dell’illustre antenato, né per originalità d’idee né per lo stile letterario, caratterizzato da sorprendenti doti d’umorismo, ironia, satira, sarcasmo, difficilmente riscontrabili nella produzione letteraria dei suoi nipotastri.
In questo libro troviamo, allora, una carrellata di tali individui, puntualmente smontati dall’Autore: Dan Brown, Piergiorgio Odifreddi, Corrado Augias, Claudio Rendina, Marco Politi ed Emma Bonino, Gianluigi Nuzzi.
Quello che apparirà chiaro alla fine della lettura sarà il bilancio, sia pure sommario, di ciò che l’idea religiosa in genere ha prodotto nella storia dell’umanità e di quanto invece hanno prodotto atei e agnostici.
"ATEI E AGNOSTICI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI CONTRO LA CHIESA"
Il mese scorso ho così modificato un moto di Voltaire: Infanga, infanga, qualcosa resta. Ora leggendo il libro di Edmondo Coccia, I Nipotastri di Voltaire, edito da Fede & Cultura la mia idea si rafforza.
Recensire un libro dove l’autore a sua volta è recensore di altri libri, forse è una novità. Una significativa caratteristica di questo libro è che l’autore ti offre una sintesi in 155 pagine, delle baggianate, delle idiozie, delle bubbole, del pensiero-filosofia (si fa per dire) dei più illustri atei, agnostici dei nostri tempi: Dan Brown, Piergiorgio Odifrddi, Corrado Augias, e poi Claudio Rendina, Marco Politi e Gianluigi Nuzzi, senza la necessità di leggere migliaia di pagine dei loro libri, spesso a tratti anche un po’ noiosi, e magari perdendo tempo utile per leggere altro.
Il professore Edmondo Coccia li ha letti tutti, e ci tiene a scriverlo, non li ha comprati, li ha presi in prestito in biblioteca, naturalmente non per tirchieria ma per non dare soldi a chi diffama la Chiesa. Quindi per averci “liberati” dalla noiosa lettura dei testi, credo che bisogna ringraziarlo, non solo ma occorre anche ringraziare l’editore Giovanni Zenone di Fede & Cultura, che ha individuato nel dotto professor Coccia un ottimo e gioioso recensore che riesce a confutare nella logica cattolica dell’apologetica, le bubbole propagate da somari messi in cattedra dai mass media, per meriti ‘culturali’ di fare il tiro a bersaglio (col fango) contro la Chiesa.
I libri presi in esame da Coccia sono: Il Codice da Vinci, di Brown, Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) edito da Longanesi di Odifreddi, Inchiesta su Gesù (2006), Inchiesta sul cristianesimo (2008), Disputa su Dio e dintorni (2009), di Augias, mentre di Rendina, ha letto La santa casta della Chiesa, edito da Newton Compton. La Chiesa del NO, di Politi e Vaticano S.p.A. Di Nuzzi.
Si tratta di una “libellistica” di moda e di sicuro successo economico. Infatti basta entrare da Feltrinelli o da Mondadori, o in qualsiasi altra libreria più o meno fornita, per vedere addirittura nei pressi delle casse, con evidente scopo pubblicitario-economico, intere cataste di libri (“80.000 copie vendute in una settimana!”). Un successo ormai garantito dalla redditizia moda del ‘gossip’.
Naturalmente di questo genere esistono altri libri, una produzione letteraria – puntualizza Coccia – che non può essere liquidata, naturalmente, con un rifiuto generico e preconcetto di quanto vi viene proposto: si cadrebbe nella stessa dimensione del pregiudizio e dell’ostilità intenzionale che ispirano, a quanto pare, certi autori nello scrivere le loro opere.
Per questo è necessario, per stabilire la Verità, un confronto diretto con tutti gli elementi contenuti nelle rispettive opere. Così Coccia si è letto tutti i volumi “regalandoci” le recensioni. Prima di recensirli, Coccia giustifica il titolo che ha messo al libro, “I Nipotastri di Voltaire”, è motivata dal fatto che questo grande filosofo, scrittore drammaturgo e poeta francese del diciottesimo secolo viene giustamente ritenuto l’antesignano di ogni atteggiamento ostile nei confronti del cristianesimo in genere, della Chiesa cattolica in particolare.
Però sottolinea Coccia, nessuno degli attuali eredi e continuatori del suo pensiero e del suo spirito appare all’altezza dell’illustre antenato, né per originalità d’idee né per lo stile letterario, caratterizzato da sorprendenti doti d’umorismo, ironia, satira, sarcasmo, difficilmente riscontrabili nella produzione letteraria dei suoi nipotastri.
Certo Voltaire seppe vedere della Chiesa solo gli aspetti negativi, come la superstizione e il fanatismo, lui ormai è morto e sepolto, mentre la Chiesa ancora esiste è vegeta ed ha prodotto tutta una serie straordinaria di pontefici e di santi. Se vogliamo fare un bilancio storico di quello che hanno prodotto gli atei e agnostici e gli uomini di Chiesa non c’è partita. Di fronte a tutti i tesori prodotti dalla fede in Dio, in qualsiasi “dio”, in ogni epoca storica, in ogni luogo, in ogni religione, mi sa dire che cavolo hanno prodotto atei e agnostici?
Il primo testo preso in esame è il Codice da Vinci di Dan Brown, l'ultimo dei “pataccari”, un romanzo di 40 milioni di copie e che, tradotto in film, ha superato ogni record d'incassi. Un libro di 523 pagine, una lettura faticosa e tediosa di pagina in pagina. Coccia fa la psicopatologia del romanzo presentando i personaggi, quelli inventati e quelli storici, da Costantino a Giovanni Paolo II, da Goffredo di Buglione ai suoi successori nella guida del fantomatico Priorato di Sion, oltre a Leonardo da Vinci, Botticelli, Newton, Victor Hugo ed altri. Con la sua faccia tosta, Brown propone, nella sua visione patologicamente strabica, tutta la sua poltiglia di personaggi storici scelti da una fantasia evidentemente malata.
Due sono le fissazioni che percorre l'intero romanzo di Dan Brown: quella degli organi genitali maschili e femminili, non solo in funzione statica, ma anche in funzione dinamica, l'altra idea fissa è quella del mistero racchiuso nei numeri, nei simboli, nei versi-indovinelli di suggestive filastrocche fanta-poetiche.
Il Codice da Vinci è una specie di matassa che più imbrogliata non si può, difficilmente si può inquadrare in un qualsiasi genere letterario, non è esagerato ma questo unicum miliardario di Brown può essere definito una vera e propria 'defecazione pseudo-intellettuale'.
Il secondo personaggio è il matematico impertinente, Piergiorgio Odifreddi, cui viene dedicato il maggior spazio nel libro di Coccia. Impertinente è un aggettivo che si è dato lo stesso matematico, ma altri se ne potrebbero dare come “insolente”, “sfrontato”, “arrogante”, “sfacciato”.
Basterebbero questi connotati per rappresentarlo con precisione, “basta vederlo nell'espressione beffarda e irridente del suo volto nelle tante interviste che gli vengono proposte alla televisione”.
Il professor Coccia s'interroga: “ma davvero il matematico Odifreddi è competente di discipline storiche, teologiche, religiose, bibliche, come vorrebbe far credere?”
I giudizi, naturalmente, sono discordi, soprattutto per il suo più famoso libro: Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che meno cattolici), edito da Longanesi. Coccia sottolinea la presunzione del professore Odifreddi,che si definisce, non un matematico, ma il matematico. Non uno scienziato, ma lo scienziato. Per lui matematici, scienziati, soprattutto se cristiani, sono soltanto “cretini”, tanto che in un sito internet, si trovano frasi come questa: “perchè non possiamo essere cretini e meno che mai odifreddiani”.
“Il Nostro si definisce un ateo consapevole; purtroppo però la religione, soprattutto quella cattolica, è divenuta per lui un vero e proprio tormentone che non ha nulla a che riguarda la stragrande maggioranza degli uomini. Infatti Odifreddi, al pari di qualche furbetto americano, ha capito molto bene che per fare soldi non è utile la matematica, che ai più è ostica e tediosa, ma la religione, soprattutto quando è condita con l'oscurantismo, con l'inquisizione, l'intollerantismo e altri simili ingredienti che sollecitano la fantasia anticlericale di alcuni italiani”.
Il primo capitolo del libro di Odifreddi, intitolato Cristiani cretini, costituisce una specie di introduzione dove l'autore, spiega perchè lo ha scritto, già si possono individuare le autentiche baggianate che di per sé scoraggerebbero la lettura di tutte le altre. Addirittura per Odifreddi Cristo, nel discorso della Montagna, avrebbe detto, “proprio in quelle beatitudini che costituiscono il ribaltamento dei valori umani: Beati i cretini, perchè di essi è il Regno dei Cieli!”
Più avanti il nostro arriva a scrivere, la frase capolavoro delle sue baggianate (pp. 9-10): il Cristianesimo, “essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo”. E subito conclude: “come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un'intelligenza inferiore alla media(na), ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa e altre beatitudini”.
Il Coccia a questo punto si chiede, se chi scrive frasi del genere abbia, o ritenga di avere, un'intelligenza superiore alla media(na).
Odifreddi nell'interpretare l'Antico e il Nuovo Testamento intende dimostrare che “Il Cristianesimo è indegno della razionalità e dell'intelligenza dell'uomo”, e per dimostrarlo fa una specie di esegesi della Bibbia attraverso una Via Crucis.
Per Odifreddi il cattolicesimo è nella Storia il male supremo; la sua raccogliticcia formazione intellettuale, senz'altro 'ricca' di riferimenti storici e culturali, è impiegata sempre come una dinamite per distruggere la Chiesa e le singole verità del suo patrimonio dottrinario.
Anche Odifreddi punta la sua attenzione sulle cosiddette ricchezze della Chiesa, mettendo in discussione l'8 per mille, ma non si sogna lontanamente d'inventariare tutte le attività benefiche per le quali vengono investiti tutti quei miliardi di euro. Basterebbe andare a vedere in un qualsiasi Centro Caritas.
“I Nipotastri di Voltaire”, il libro di Coccia (Fede & Cultura) che ci racconta le gesta dei vari intellettuali atei e agnostici, dopo Odifreddi, si occupa di Corrado Augias, il garbato giornalista televisivo che conduce inchieste con esclusiva conclusione prestabilita in partenza.
Tre dei suoi libri più famosi e più venduti sono impostati su veri e propri talk-show, con personaggi che lui sceglie strategicamente perchè affini a lui ideologicamente e che gli fanno da spalla: Inchiesta su Gesù (2006), scritto con Mauro Pesce. Inchiesta sul cristianesimo(2008) insieme a Remo Cacitti. Disputa su Dio e dintorni(2009), insieme con Vito Mancuso.
Il tormentone di Corrado Augias è quello di svelare segreti e misteri, infatti in tv si è fatto un programma col nome Enigma. Per quanto riguarda l’Inchiesta sul cristianesimo, Coccia propone le riflessioni di Massimo Introvigne, uno dei maggiori sociologi delle religioni in Italia, che non vede nel libro di Augias, nessun riferimento alla sociologia delle religioni, una scienza molto importante come ricorda Rodney Stark.
Certo Augias nell’attaccare la Chiesa, non è rozzo come Odifreddi, che vorrebbe passare come un rullo compressore su tutta la storia e la teologia del cristianesimo in genere e del cattolicesimo in particolare.
Augias è abbastanza umile, ma il suo intento insieme a Pesce è quello di dimostrare, di “svelare” che Gesù è un semplice uomo, un semplice ebreo, liberato dal mantello o della coltre fitta della teologia.
Del resto Augias è criticato perfino dal nemico di Giovanni Paolo II, Enzo Bianchi, “Priore di Bose”, ci si potrebbe aspettare un più accurato rigore storico anche da parte della voce laica. I due, Augias e Pesce, si propongono come i veri interpreti autentici della Bibbia, fino a formulare interpretazione negative rispetto a quelle fatte da generazioni e generazioni, si possono leggere frasi come queste: “Una delle leggende dice che venne al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine…”
In pratica sotto il termine leggenda vengono elencati tutti i fatti che si ricavano dai Vangeli. A partire dalla nascita di Gesù, la verginità di Maria, la nascita verginale di Gesù, la questione su che cosa si debba intendere fratelli e sorelle di Gesù e naturalmente i due prendono Il Codice da Vinci, come oro colato.
Per quanto riguarda la verginità di Maria e la nascita verginale di Gesù – scrive Coccia – ci troviamo di fronte al solito tormentone mariologico di chi vuole ridurre Maria di Nazaret a una semplice donna, madre di un semplice uomo, generato attraverso un semplice atto sessuale compiuto con un semplice essere di sesso diverso (fidanzato o marito che sia; anzi secondo l’ineffabile Odifreddi, nel contesto di una scappatella con un altro partner!). Amen.
Del resto secondo i nostri soltanto il cretinismo o la “creduloneria”, avrebbe indotto miliardi di persone attraverso i secoli a dare credito, con la loro fede, a semplici fatti mitizzati. Per fortuna che poi è arrivata la dea ragione, mitizzata dall’illuminismo e la rivoluzione francese che a messo a posto tutto, mentre faceva cadere migliaia di teste.
Comunque Coccia conclude la recensione del libro di Augias e Pesce ringraziandoli di avergli rafforzata la convinzione che Gesù non è il semplice uomo, il semplice ebreo che essi intendevano farmi vedere, ma proprio l’Uomo-Dio nel quale credevo prima.
Il libro del professor Coccia si conclude con I rigurgiti di una anacronistico anticlericalismo, la lettura delle opere di tre noti giornalisti scrittori: Claudio Rendina, Marco Politi, Gianluigi Nuzzi.
Il primo scrive Coccia è un “ricercatore” specializzato nel rovistare solo nella spazzatura della storia della Chiesa. E’ uno strano modo di fare storia.
Il titolo del libro di Rendina pubblicato da Newton Compton, La santa casta della Chiesa. Duemila anni di intrighi, delitti, lussuria, inganni e mercimonio tra papi, vescovi, sacerdoti e cardinali. In copertina c’è una frase elogiativa di Gian Antonio Stella, l’autore di La casta, il libro che ha aperto la strada verso l’eldorado di un genere letterario economicamente molto proficuo. Per leggere le trecentottantatre pagine del libro bisogna avere lo stomaco robusto. La storia della chiesa cattolica – si legge nella copertina– è costellata di episodi che hanno ben poco a vedere con la fede e con l’ammaestramento delle anime.
Il libro ha quarantotto capitoli, pardon quarantotto cassonetti d’immondizie. In pratica tutta la storia bimillenaria della Chiesa si riduce a due attività: la vergognosa attività finanziaria della Chiesa e la pedofilia dei preti. Naturalmente per il primo punto la fa da padrone, lo IOR, una vera e propria parolaccia, l’Istituto per le Opere di religione, guidato dall’ineffabile Opus Dei.
Marco Politi e il suo La Chiesa del NO, con prefazione di Emma Bonino, l’autore basa tutto il suo libro sulla laicità dello Stato, con questa formula magica si fa passare tutto, aborto, divorzio, eutanasia, riconoscimento delle coppie di fatto, fecondazione assistita. E la Chiesa che si oppone per Politi si tratta di ingerenza, anzi a papa Ratzinger, Benedetto XVI, gli viene rimproverata, addirittura una vera e propria intenzione teocratica per il suo papato, attraverso tre corone: lo scettro della fede, della ragione e della natura, con la quale il papa dominerebbe sulla politica.
Per Politi il problema oggi è quello di sottrarsi a questo dominio teocratico, allora sono benemeriti tutti quelli che in politica, pur dichiarandosi cattolici, decidono di andare a braccetto con chi cattolico non è e legifera in senso non cattolico: prima fra tutti quelli che si autodefiniscono ‘cattolici adulti’, tipo Romano prodi e Rosy Bindi.
Infine l’ultima recensione e lettura di Coccia è il libro di Gianluigi Nuzzi, Vaticano S.P.A., naturalmente anche qui ci si sofferma abbondantemente sui “misfatti” perpetrati dalla banca situata all’interno della Città del vaticano, lo IOR, la parola oggi più ‘satanizzata’ dagli avversari della Chiesa. Per un’eventuale seconda edizione – scrive Coccia – si potrebbe suggerire al Nuzzi il titolo IOREIDE, che racchiuderebbe in sé le imprese degli ‘eroi’ da lui scelti addirittura in misura maggiore di quelle compiute da tutti gli eroi dell’Iliade e dell’Eneide messi insieme.
Anche se dopo aver letto il libro La santa casta della Chiesa di Rendina, forse non vale la pena leggersi questo di Nuzzi che in pratica è la ripetizione degli argomenti esposti dal precedente autore.
Concludo i miei interventi inerenti al libro I Nipotastri di Voltaire, con una lunga citazione di Francesco Agnoli, che tra l’altro ha scritto un libro col titolo: Perchè non possiamo essere atei. Il fallimento dell’ideologia che ha rifiutato Dio, Piemme editore. Nella nostra cultura contemporanea prende piede sempre più l’idea che l’ateismo sia una forma superiore di conoscenza e di moralità. L’ideologia ateistica oggi è rappresentata da scrittori, opinionisti come Piergiorgio Odifreddi, Corrado Augias, Umberto Veronesi…Analizzando le radici ideologiche dell’ateismo: quelle passate – il nazionalismo, il razzismo, l’eugenetica e il socialismo comunista – quelle odierne – l’utopia dell’immortalità biologica tramite manipolazione genetica e clonazione. L’esito di questo articolato percorso d’indagine è uno solo: la storia rivela che ogni ateismo si è sempre rovesciato in una forma di fede assoluta e dogmatica – nell’uomo, nella scienza e nella politica – una fede che, inseguendo vanamente il proprio paradiso, ha invece realizzato il peggiore inferno sulla terra. Dimostrando che la vera libertà non sta nel radicale rifiuto di Dio e che dunque l’uomo non può essere ateo.
DOMENICO BONVEGNA