Gedda esempio di coerenza, impegno civile e religioso

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Togliatti, De Gasperi …. e Gedda !


Gedda, un cristiano obbediente

Il 26 settembre 2000, all’età di 98 anni, è stato chiamato alla casa del Padre il professor Luigi Gedda. Nell’attuale dibattito storico-politico nel quale si fa un gran dibattere su Togliatti e De Gasperi è opportuno ricordare questa grande figura del cattolicesimo italiano. Indubbiamente Luigi Gedda non ha ricevuto tanto quanto ha dato. Indicato – come si può leggere anche nel ricordo dell’Azione Cattolica Italiana in occasione della sua morte su L’Osservatore Romano del 29 settembre 2000 – come esempio di “cattolico pre-conciliare”, senza precisazioni di sorta e senza attenzione per la cronolgia, da quanti usano il Concilio Ecumenico Vaticano II per dialettizzare la storia della Chiesa, trasmette piuttosto un esempio di grande fedeltà alla Chiesa di sempre, che ha servito e insegnato a servire, con passione e con dedizione, spesso nel silenzio, imitando Gesù nel Getsemani e così vivendo il Mistero che più egli amava.


 


Profilo Biografico del Prof. Luigi Gedda.


 


Luigi Gedda nasce a Venezia il 23 ottobre 1902. Suo padre é un ispettore di Dogana ed ha vari trasferimenti di sede: Modane, dove nel 1906 nasce sua sorella Maria; Torino, dove nel 1916 muore sua madre Marianna Calderoni.


A Torino conosce la Gioventù Cattolica attraverso l’avvocato Torriani, che é presidente regionale e che lo nomina segretario.


Nel 1918 il padre, che si è risposato, viene trasferito a Milano. Qui il Prof. Gedda entra in contatto con la gioventù cattolica ambrosiana, conosce Mons. Olgiati e Padre Gemelli, si iscrive alla facoltà di medicina, che frequenta a Pavia per i primi tre anni. Il quarto anno lo fa a Milano e gli ultimi due a Torino.


Durante gli studi universitari é allievo interno presso l’Istituto di Anatomia Patologica dell’Ospedale Maggiore di Milano. Inoltre, durante il IV e V anno di Medicina, frequenta i Reparti di Medicina interna dell’Ospedale San Giovanni di Torino diretto dal Prof. Mattirolo. Discute la laurea in Medicina con il Prof. Piero Giacosa della Facoltà Medica di Torino il 9 luglio 1927, con pieni voti, dignità di stampa, ammissione al premio Vita-Levi per la migliore dissertazione dell’annata scolastica, sostiene l’esame di stato nel dicembre 1927 presso l’Università di Milano.


Nel 1928 presta servizio militare presso la Scuola di Applicazione di Sanità Militare di Firenze; durante il Corso di istruzione e tecnico professionale di quell’anno frequenta presso l’Università di Firenze il Corso di Igiene sostenendo i relativi esami. Come Sotto Tenente Medico presta servizio presso il 54° Reggimento di Fanteria. Nel novembre 1928 entra a far parte della Clinica Medica Generale dell’Università di Torino dove é nominato Aiuto Volontario.


Nel dicembre 1933 sostiene l’esame di Libera Docenza in Patologia Speciale Medica e ne consegue l’abilitazione con giudizio unanime della Commissione.


Il 16 aprile 1934 diviene Assistente Effettivo nella Clinica Medica dell’Università di Torino. Durante questo periodo é per un triennio presidente diocesano della gioventù cattolica di Novara e scrive in collaborazione con Giulio Pastore “Gioventù Pura”, un libro di 200 pagine nel quale viene sintetizzata l’organizzazione della gioventù cattolica diocesana.


Dal 1934 al 1946, impegna la sua acuta intelligenza, la fervida fantasia e la forza trascinatrice del suo esempio, per galvanizzare la Gioventù, con tutta una serie di iniziative in varie direzioni. Egli scrive: “L’impresa non era facile, anche perché il regime sapeva e poteva manovrare con arte sottile le armi della propaganda nazionalistica che avevano nel sentimento del giovane un piglio innegabile, reso più efficace dal mordente della buona fortuna, che per molti anni accompagnò il fascismo. Bisognava potenziare la Gioventù sul piano spirituale, rendendola per quanto possibile, incomprensibile ai gerarchi e inafferrabile alla polizia. Le specializzazioni vennero presentate come aridi schemi pedagogici irti di sigle e gravidanti sulle realtà immateriali della vita soprannaturale. In questo modo, il fascismo pensava che la Gioventù fosse insabbiata e non si rendeva conto che tubi di esplosivo spirituale venissero collocati in centinaia di migliaia di anime. A questa scuola, che solamente gli spiriti superficiali possono sottovalutare, crebbero generazioni di giovani guidati a raccogliere i frutti più rari ed a raggiugere le mete più ardite”.


Cresce di anno in anno il numero degli iscritti, arde l’entusiasmo, si ingigantisce l’amore al Papa, ai Vescovi, alla Chiesa. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale segna una tremenda battuta d’arresto. Le associazioni si svuotano, egli stesso viene mobilitato, molti cadono prigionieri e vengono deportati nei campi di concentramento e moltissimi non tornano. Quelli rimasti a Roma vengono occupati nell’Ufficio Informazioni aperto in Vaticano per dare notizie dei combattenti alle famiglie in ansia per la loro sorte.


Terminato l’immane flagello, caduto il fascismo, inizia la ricostruzione materiale del Paese e la ripresa della vita democratica, alla quale l’Azione Cattolica fornisce i suoi elementi più preparati ed idonei. Il Prof. Gedda si preoccupa di ristabilire i contatti prima con le Diocesi del Sud e poi con quelle del Nord, man mano che la liberazione procede.


Nel luglio del 1944 fonda a Roma, con un gruppo di colleghi, l’Associazione dei Medici Cattolici, che sotto la sua guida ha un rapido ed efficace sviluppo, e svolge tuttora un importante lavoro di fronte ai problemi posti a getto continuo dalla biotecnologia e dall’ingegneria genetica.


Nel 1946 viene sostituito alla Gioventù da Carlo Carretto e passa alla presidenza degli uomini di Azione cattolica, l’associazione nata nel 1922 ad opera di Pio XI.


Come al tempo della Gioventù, quando trova accanto a sé come Assistente l’indimenticabile Mons. Sargolini, così avviene nell’unione Uomini, dove ha validissimo aiuto dall’allora Mons. Fiorenzo Angelini, consacrato prima Vescovo e quindi Cardinale.


Nel 1948 poiché le elezioni politiche si presentano molto difficili, per la presenza di una sinistra (comunisti e socialisti) organizzata e attivissima, Pio XII vuole che il Prof. Gedda se ne occupi. Nel giro di due mesi, con la collaborazione dell’Ing. Sciascia, di padre Lucio Migliaccio, di Vasile e di molti altri, egli mette in opera 18.000 comitati civici e prepara 300.000 attivisti, che svolgono una propaganda capillare ed intelligente perché la gente vada a votare e voti bene.


Così, la democrazia cristiana vince quelle elezioni sconfiggendo in buona misura il Fronte popolare, guidato da Togliatti e da Nenni, che erano sicuri di arrivare al potere.


La vicenda è raccontata nel suo ultimo libro pubblicato da Mondadori nel 1998, nel quale egli ricorda le 90 udienze avute dai due Pontefici: Pio XI e Pio XII.


Lascia al Prof. Maltarello la Presidenza degli Uomini nel 1949 e viene chiamato al vertice dell’Azione Cattolica, prima come Vice Presidente dell’avvocato Veronese e ciò fino al 1952, quando diviene Presidente generale, carica che ricopre fino al 1959, quando viene sostituito di nuovo dal Prof. Maltarello, nominato dal nuovo Papa Giovanni XXIII.


Nel 1952 inizia la pubblicazione della Rivista “Acta Geneticae Medicae et Gemellologiae”, giunta sino ai nostri giorni, di cui assumeva la direzione. Nello stesso anno riceve il titolo di “Laureat de l’Academie francaise”, primo dei molti meritati nella sua lunga vita


In tutto questo tempo la sua attività scientifica viene fortemente limitata, anche se il suo prodigarsi all’interno della Chiesa e la sua propensione a spendersi gratuitamente in aiuto degli altri lo portano infine a una grande svolta professionale. E’ infatti dopo il conflitto mondiale, mentre il Prof. Gedda svolge attività di tipo volontaristico, presso il Patronato di S. Giuseppe, che si sprigiona la scintilla destinata a proiettare la Genetica al centro dello sviluppo della scienza medica in Italia. Durante le sue visite il professore incontra una famosa coppia di gemelli chiamati Romolo e Remo e viene attratto dalla loro singolare coincidenza biochimica. In seguito a studi sul glutatione ematico nelle coppie gemellari monozigotiche, rilancia una nuova e feconda stagione per la Genetica. Con l’aiuto del Prof. Frugoni egli dà vita a un Centro di Studio Gemellare che innanzi tutto porta, nel 1951, alla pubblicazione di “Studi dei Gemelli”. Il 6 settembre 1953 inaugura in omaggio al monaco agostiniano fondatore della genetica, l’Istituto Gregorio Mendel di Genetica Medica e Gemellologia, alla presenza del Presidente del Consiglio On. Pella e del Ministro dell’Istruzione On. Segni.


E’ così che il Prof. Gedda entra a buon diritto al centro dell’interesse scientifico internazionale acquisendo uno dei meriti fondamentali della sua carriera: l’aver mostrato al mondo medico italiano l’importanza e il peso della Genetica. Fino a quel momento in Italia non esistono cattedre di Genetica Medica. Sotto il suo impulso viene invece bandito il primo concorso di Genetica Medica, presso l’Università di Roma, concorso che egli vince superando professori come Fraccaro, Cavalli Sforza e Siniscalco. Il 1961 é il suo vero anno d’oro; comincia infatti a scrivere un testo in più volumi, il “Trattato di Genetica Medica” con la collaborazione dei migliori genetisti mondiali.


Sebbene gli impegni onerosi di ricercatore e di scienziato e quelli non meno incombenti che gli derivano dalle sue responsabilità nell’ambito dell’Azione Cattolica e di altre iniziative dell’apostolato laicale assorbano pienamente la sua giornata, egli vuole integrare la sua condizione laicale con il sacramento del matrimonio che viene celebrato il 29 dicembre 1962 nella chiesa di Santa Maria in Campitelli a Roma. Egli si unisce con Teodolinda Romano, una “figlia del meridione” (cfr. testamento spirituale), che vive al suo fianco per tanti anni accettando i suoi ideali con grande generosità ed amore. Dopo allora pubblica oltre 600 lavori ed insieme all’Istituto Mendel numerosi libri fra cui il volume dedicato a Mendel che riporta l’autografo del suo scritto fondamentale con la traduzione in italiano e il commento di molti autori.


La Gemellologia permette al Prof. Gedda e all’Istituto Mendel di fondare la “International Society of Twin Studies” che ha tenuto ad oggi 9 Congressi Internazionali (Roma 1974, Washington 1977, Gerusalemme 1980, Londra 1983, Amsterdam 1987, Roma 1989, Tokio 1992, Richmond 1995 ed Helsinki 1998). Il Prof. Gedda é un uomo di azione ma anche e soprattutto cristiano autentico ed apostolo laico esemplare. Dopo l’esperienza fatta nel sodalizio della Regalità di Cristo, creato da Padre Gemelli e nel quale porta molti giovani, nel 1942 fonda la Società Operaia, che diviene, nel 1981, di diritto pontificio per riconoscimento del Pontificio Consiglio per i Laici. La Società Operaia ha la precisa finalità di una vita interiore a fondamento essenziale del vero apostolato. Lo spirito informatore di questa Società è, sin dall’inizio, espresso in maniera toccante nella preghiera detta “Simbolo Operaio”, il cui “punto focale” restano le parole pronunciate da Gesù nella notte dell’Orto degli Ulivi al termine del suo colloquio con il Padre: “Non la mia volontà, o Padre, ma la tua sia fatta” (Luca 22, 42). E alla spiritualità getsemanica, di cui sono notissime le Case di Esercizi Spirituali di Casale Corte Cerro, in provincia di Novara e di Paestum, in provincia di Salerno, egli dedica anche alcuni appassionati libri. La continua, forte, ed anche sofferta devozione a Gesù agonizzante nell’Orto degli Ulivi é per lui un costante orientamento di vita e di accettazione di tutto ciò che la sua vita, certamente non facile e non semplice, comporta.


La devozione che scaturisce dall’adesione alla Volontà di Dio, é per il fondatore della Società Operaia una precisa segnaletica di vita a volte, se non spesso, vissuta nonostante tutto, in grande solitudine. Il fatto che alla Società Operaia possano, per Statuto, appartenere ecclesiastici e laici, uomini e donne, è ulteriore conferma della costante preoccupazione del Prof. Gedda di guardare alla vita della Chiesa nella convergente unitarietà di tutte le sue componenti. A cinquant’anni (1947-1997) dalla nascita degli Istituto secolari, la Società Operaia, pur nella sua singolarità, nasce da un’intuizione anticipatrice dell’importanza di una forma consacrata all’interno della condizione secolare. Per alimentare la spiritualità getsemanica, il Prof. Gedda fonda anche la rivista Tabor, affidandola alla sorella Maria Gedda, che la cura con amore fino al 1985, quando muore in concetto di santità, che supera favorevolmente la fase diocesana e le fa acquisire il titolo di Serva di Dio.


Alla veneranda età di quasi 98 anni egli muore nella sua abitazione dei Parioli il 26 settembre 2000 circondato dalle cure e dall’affetto di sua moglie.


 


Testamento Spirituale del Prof. Luigi Gedda


(Redatto quatto anni prima della morte)


 


Ringrazio Dio di avermi creato e di avermi tenuto in vita fino ad oggi 1996.


Lo ringrazio di avermi dato una madre esemplare la quale, essendo morta nel 1926, mi disse, sul letto di morte, “ricordati di fare sempre il tuo dovere” e un padre che mi volle seguire, abbandonando la sua casa di Torino, per essere con me a Roma, una sorella poi che non devo esaltare dato che la Chiesa l’ha confermata “Serva di Dio” ed ora attende il giudizio della Congregazione dei Santi.


E che dire di una moglie, figlia del meridione, la quale ha accettato tutti i miei ideali con grande generosità, risolvendo molti dei miei problemi e conservandomi un affetto che non è solo di sposa, ma anche di madre?


Tutto questo io devo alla Provvidenza Divina che non ringrazierò mai abbastanza anche per avermi concesso di servire due grandi Pontefici, Pio XI e Pio XII come ho descritto, in parte nel libro delle udienze che mi hanno concesso. Ringrazio la Provvidenza di non essermi disorientato, quando decaddero i tempi delle mie cariche in Azione Cattolica e di non essermi dedicato alla politica, ma alla Genetica Medica e alla Gemellologia.


Sono ora molto lieto di poter passare questo centro di ricerca e di cura, l’Istituto Gregorio Mendel, alla Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza di Padre Pio da Pietralcina che estenderà d’ora in poi il suo Sollievo anche a Roma.


Ma il più grande dono che Dio mi ha fatto è stato quello di conoscere e di coltivare in me stesso e in altri la spiritualità getsemanica scoperta nel 1940 nel Convento dei Passionisti sul Celio. Mi trovavo a Roma in licenza militare ed essendo Presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, preoccupato per la sorte dei miei giovani sparsi sui vari fronti di guerra ne approfittai per dedicare quei giorni alla preghiera. Fu allora che incontrai la statua di Gesù nel Getsemani fatta collocare da Pio XI nel giardino dei Passionisti.


La meditazione del Getsemani mi ha condotto a pensare che le nostre sofferenze sono nel tempo stesso una espiazione dei nostri peccati ed una partecipazione ai dolori sofferti da Gesù per cancellarli. Dolori di Gesù che ebbero il loro culmine in quella tragica notte nella quale Egli non fu ascoltato dai discepoli, ma tradito e arrestato. Dobbiamo ripagarLo adorando il Suo Cuore, come Egli chiese a Santa Margherita Maria.


Chiudo con questa riflessione il mio testamento spirituale, scusandomi con colori ai quali, senza volerlo, avessi procurato dolore e ringraziando affettuosamente quanti mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato. Agli uni e agli altri chiedo di pregare per me.


Luigi Gedda


Roma, 23 ottobre 1996


Dal sito dedicato a Luigi Gedda


http://www.luigigedda.it/vita/vita.html